Non sono nemici, o almeno non lo sono ancora, ma l'incidentre tra i ferraristi Vettel e Leclerc in Brasile ha messo in evidenza quella che è una rivalità sempre più forte. Ripercorriamo tutte le tappe di una storia che non è certo nuova in Formula 1
L’incidente fratricida alla fine del GP del Brasile ha scoperchiato quella che è una rivalità sempre più forte. Sebastian Vettel e Charles Leclerc non sono nemici, non ancora almeno, perché il dialogo fra i due c’è sempre stato anche nei momenti più tesi. Ma ormai è chiaro che il loro primo obiettivo è battere il proprio compagno di squadra quasi ad ogni costo.
Il capitano designato
La stagione è partita con Vettel capitano designato dal team principal Mattia Binotto, e lo si è visto che con una serie di ordini di scuderia che Leclerc ha rispettato, in alcuni casi come in Cina non proprio ben volentieri. Nella prima parte di stagione comunque c’è stata una buona armonia, anche se l'esplosione di Leclerc nel frattempo ha livellato le gerarchie all'interno della squadra, tanto che in Belgio Vettel ha aiutato il compagno a vincere, prima facendosi passare da Leclerc e poi frenando la rimonta di Hamilton.
Monza, si alza la tensione
La tensione si è alzata a Monza, quando Charles in qualifica non ha dato la scia al compagno nell'ultimo tentativo come invece era stato pianificato. Seb non l’ha presa bene e da lì in poi è stato un crescendo di discussioni e polemiche sulle strategie, prima a Singapore e poi a Sochi.
Sereno (molto) variabile
Nelle ultime gare sembrava essere tornato il sereno ma non va dimenticato che i due ferraristi sono vicini in classifica, e chiudere la stagione davanti al compagno vuol dire molto per l’orgoglio. In Brasile i due erano liberi di battagliare e così è arrivato, quasi inevitabile, l’unica cosa che mancava a questa rivalità interna: il contatto in pista.
Interlagos e una situazione da gestire
Il sorpasso di Charles è un'entrata dura ma regolare, la risposta di Seb è un fallo di reazione, seppur leggero, con il compagno che non fa nulla per evitarlo. Ma al di là delle responsabilità il problema, oltre al danno di immagine, è il futuro. In Brasile c'era poco da perdere, ma l'anno prossimo, se la Ferrari sarà nelle condizioni di puntare al mondiale, un autogol del genere non potrà permetterselo. A meno di non avere una macchina davvero dominante, come la McLaren di Prost-Senna 30 anni fa o la Mercedes di Rosberg-Hamilton nel 2016. Ma al momento è uno scenario difficile da immaginare, visto che veniamo da un altro anno di superiorità delle Frecce d’argento e che in queste ultime gare la rossa ha dovuto inchinarsi anche alla Red Bull. Trovare un modo per gestire i due galli nel pollaio è quindi fondamentale, anche se molto difficile.