Michael Schumacher, primatista di pole prima dell’avvento di Hamilton, si prende 24 secondi in qualifica. Come è stato possibile
Diciamolo: il 2004 non è stato uno degli anni più vibranti della Formula 1: Michael Schumacher ha sontuosamente vinto 12 delle prime 13 gare e, con uno scenario del genere, in molti sono determinati a fermarlo. Anche alla luce del 2002, in cui il dominio era stato simile. E quale modo migliore di farlo se non con i regolamenti?
Già nel 2003 e 2004 i tentativi di arginare una fuga Ferrari si erano manifestati: il gap di punti tra primo e secondo era stato ridotto (per evitare di ripetere il mondiale a luglio di Schumacher nel 2002) ed erano state introdotte le qualifiche a giro singolo per cercare di aumentare l’imprevedibilità del risultato.
Le favolose regole 2005
Dopo il 2004 però è un “la va o la spacca” e ci sono tre cambiamenti regolamentari radicali. Il primo è l’abolizione dei cambi gomme: si potrà solo rifornire, o cambiare uno pneumatico forato. Il secondo è la durata dei motori aumentata a due weekend (penalità di 10 posizioni in caso di sostituzione anticipata). Dulcis in fundo: le qualifiche. Per evitare che i piloti vadano a spasso nella Q1, fino a quel momento destinata a stabilire l’ordine di partenza per la decisiva Q2, ci sarà una somma di tempi delle due sessioni a giro singolo, che si terranno una al sabato ed una alla domenica mattina. Era accaduto infatti che, in caso di prevista pioggia, i piloti andassero piano in Q1, in modo da partire per primi in Q2 e lasciare agli avversari il giro lanciato su un’eventuale pista bagnata. Silverstone 2004 fu un caso limite: i piloti di punta girarono praticamente al rallentatore in Q1, offrendo uno spettacolo indecoroso. In quell’occasione, Schumacher fu di 11 secondi più lento di Button. E, visto che uno sport non si può chiamare sport se si va piano, un correttivo era d’obbligo.
Crolla tutto, e subito
I legislatori dell’epoca, tuttavia, non si pongono la domanda: “e se piove a metà sessione?” Ci pensa il meteo a castigarli, alla prima gara con le nuove regole, Australia 2005, ad Albert Park. A metà della prima sessione, fino a quel momento asciutta, il cielo si apre e scatena un acquazzone sul povero Massa, che non può far altro che rientrare senza mettere a segno un tempo valido. Va peggio a Sato, che sbatte violentemente nel giro di uscita e la sessione viene interrotta. Alla sua ripresa il campione del mondo in carica Schumacher trova le peggiori condizioni possibili, ed il meglio che può fare è un tempo di 24 secondi più lento di quello di Fisichella, messo a segno ad inizio sessione con la pista asciutta. E’ finita: il nuovo sistema di qualifica ha praticamente escluso dalla lotta per la pole (e la vittoria in gara) il campione del mondo. Perché è ovvio, per quanto Michael possa essere bravo nella Q2 del sabato, non potrà mai colmare un gap di una ventina di secondi dai primi accumulato in Q1: la somma dei tempi lo condanna. Schumacher decide quindi di cambiare il motore e partire ultimo, tanto la penalità di 10 posizioni, da ultimo, è irrilevante. Ma in gara la seconda sorpresa: all’ultimo giro le due BAR di Button e Sato si ritirano senza nessuna ragione valida. Ovvio anche in questo caso: il motore deve durare due gare, altrimenti si perdono 10 posizioni in griglia, ma una clausola prevede che, in caso di ritiro, il motore possa essere sostituito senza penalità.
La pensata della BAR
Ecco allora la pensata della BAR: con entrambe le vetture fuori dai punti, all’ultimo passaggio, richiama i suoi piloti per poter cambiare i motori prima del caldissimo Gp della Malesia. E un Gran Premio in cui i piloti invece di lottare fino alla bandiera a scacchi rientrano mestamente ai box, non è un bello spettacolo. Insomma, un disastro totale: in un solo week-end due delle tre norme “rivoluzionarie” vengono sbugiardate. La FIA corre ai ripari: vieta i ritiri ingiustificati (sarà dura dimostrarlo però…) ed abolisce il sistema di qualifica per somma di tempi dopo sole sei gare.