F1, Mick Schumacher e Mazepin: carriera e numeri dei due piloti della Haas
Formula 1Voglia di riscatto per Il team statunitense, che si presenterà al debutto stagionale del 20 marzo in Bahrain con i due piloti confermati e con un bagaglio di esperienza per provare a costruire un campionato diverso dal precedente. Schumacher e Mazepin due anni fa correvano in Formula 2: entrambi con cognomi "ingombranti" e soprattutto una voglia matta di respingere definitivamente al mittente tutti i "pregiudizi" sul loro conto
SVELATA LA LIVREA DELLA NUOVA HAAS VF-22 - LE DATE DELLE PRESENTAZIONI
Due cognomi pesanti, sulle spalle di una coppia di quasi 23enni al secondo anno consecutvo in Formula 1. Mick Schumacher e Nikita Mazepin - che hanno ereditato dallo scorso campionato la Haas da Romain Grosjean e Kevin Magnussen - dovranno fare i conti contro i vecchi e già snocciolati pregiudizi ("figli di papà", "raccomandati" eccetera) e nel caso del russo anche per la fama di "bad boy" che lo accompagna dai tempi della Formula 3, prepotentemente riemersa diversi mesi il caso del video "hot" che ha rischiato di comprometterne la partecipazione al Mondiale 2021. Per Mick e Nikita anche la necessità di ricattare l'ultimo posto sia nel Mondiale Costruttori che in quello Piloti: zero punti. Biondissimi, talentuosi, ma le similitudini tra i rookies del team statunitense finiscono qui: andiamo a conoscerli meglio.
La favola di Mick Schumacher
Il Bahrain, dove il 20 marzo si alzerà il sipario sul Mondiale 2022, evoca dei dolcissimi ricordi: il 4 aprile del 2004 Michael vinceva sulla Ferrari la prima edizione del GP e sul circuito "Sakhir" di Manama - lo scorso 6 dicembre - Mick si è laureato campione in Formula 2. Era appena nato nel marzo del 1999, quando il papà - già due volte iridato con la Benetton di Flavio Briatore - andava a caccia di un titolo che alla Rossa mancava da un ventennio. È stato il Kaiser, naturalmente, a metterlo sul kart e all'età di nove anni il rampollo di casa Schumi offre già un assaggio del DNA di famiglia. Si iscrive alle gare come Mick Betsch, utilizzando il cognome da nubile della mamma, per scacciare l'inevitabile pressione. Nel 2015 esordisce su una monoposto di Formula 4, centrando le prime vittorie in Germania e in Italia. Entrato nel radar della Prema, si aggiudica il campionato europeo di F3 nel 2018, conquistando il primo successo a Spa, proprio come il babbo in F1 nel 1991. Nel 2019 l'ingresso nell'Academy di Maranello e il passaggio in F2: nel 2020 la doppia affermazione a Monza e Sochi - e i 10 podi in totale - lo proiettano al trionfo. Nel mezzo la chiamata della Haas e a gennaio un altro desiderio che si realizza, al volante della Ferrari a Fiorano per la quarta giornata di test della Scuderia in vista del prossimo Mondiale, con il sogno di guidarla ancora, un giorno.... Nel 2021 qualche sprazzo che incoraggia per il futuro, ma la strada è ancora lunga e questa stagione sarà un importante banco di prova.
Father and son
Quel maledetto 29 dicembre di otto anni fa il 14enne Mick sciava insieme al padre, prima del drammatico incidente sulle nevi di Meribel. E quando Hamilton ha eguagliato il primato delle 91 vittorie al Nurburgring è stato lui a consegnare il casco della leggenda ferrarista all'inglese, portavoce di una classe innata. "I record sono lì per essere battuti - le sue parole sui social - ben fatto, Lewis!". Nel giorno dell'annuncio ufficiale della Haas - il 2 dicembre - il pensiero di Schumi Jr è corso al papà, di cui ha "postato" sui social l'immagine tenerissima della primissima lezione di scuola guida! Riservato, ma non troppo, nel tempo libero ama giocare a calcio e ogni anno - insieme a Dirk Nowitzki - organizza la "Champions for Charity", una partita di beneficenza che raccoglie fondi da devolvere alla Keep Fighting Michael Foundation. Più volte, in queste settimane - com'è logico - è stato accostato al mito paterno. "Non mi preoccupa per niente, non mi infastidiscono i paragoni - ha dichiarato alla Bild - sono io che guido la macchina, non il mio cognome. Per me è stato il migliore della storia in questo sport, perché mai dovrei prendere le distanze da lui?".
La scalata di Mazepin
"Non siamo amici, al massimo siamo delle vecchie conoscenze che hanno corso insieme sui kart. Onestamente del suo cognome non mi importa. Forse gli darà più forza, ma anche più pressioni. E quando abbasso la visiera, non penso a queste cose". Al fianco di Mick Schumacher ci sarà dunque Mazepin, che un anno fa si era subito premurato di sottolineare - in un'intervista a Match TV - di non temere il confronto con il compagno di avventura. Ma anche il moscovita - che ha compirà 23 anni il 2 marzo - ha un cognome "ingombrante": il padre Dmitry - che lo sostiene dalle prime fasi della sua carriera automobilistica - è uno degli uomini più ricchi e influenti della Russia, proprietario della società di fertilizzanti minerali Uralchem, oltre che membro del Consiglio di sorveglianza della Federazione nazionale di nuoto. Nikita ha cominciato a frequentare il Circus nel 2016, quando diventa test-driver della Force India; e nell'aprile dello stesso anno - alla fine della seconda sessione di prove in Formula 3 all'Hungaroring - alimenta la sua nomea di "testa calda" colpendo con due pugni in faccia il collega inglese Callum Ilott - reo di averlo ostacolato nel giro lanciato - beccandosi una gara di squalifica. Confermato nel ruolo e promosso dal 2018 pilota per lo sviluppo del team indiano, nel 2019 sale sulla Mercedes per i test al GP di Spagna, chiudendo il Day-1 al comando. Nella stessa annata debutta in F2 con la ART Grand Prix, concludendo la stagione in 18^ posizione; nel 2020 - alla guida della Hitech Grand Prix - vince a Silverstone e al Mugello, piazzandosi quinto nella classifica finale. Lo scorso anno si è fatto notare più per gli errori che per altro e nel 2022 deve necessariamente far capire se merita davvero di correre tra i big.
Ve lo ricordate? Il "mea culpa" per il video incriminato
Il 1° dicembre 2020 viene ufficializzato dalla Haas e una settimana più tardi ancora il fattaccio-bis: condivide un video - poi rimosso - sul proprio account Instagram in cui appare nel retro di un'auto intento a palpeggiare una donna (che si rivelerà essere un'amica). "Perdonato" dagli americani (che ne condannano comunque il comportamento, definendolo "ripugnante") chiede scusa: "Non ne vado certo orgoglioso - dichiara a ESPN - sono consapevole che da qui in avanti dovrò mantenere uno standard più elevato e mi dispiace per l'imbarazzo causato alla squadra. Crescerò. Ho avuto i miei alti e bassi, ma fa parte della vita. Riconosco di aver deluso tante persone, ma credo di essere un ottimo pilota in pista e non vedo l'ora di affrontare questa nuova sfida per dimostrare le mie capacità e rovesciare la percezione che si ha di me".