F1, Gp Giappone: la gara vista dalla pista di Suzuka
gp giapponeLa Red Bull ha festeggiato a Suzuka il sesto titolo costruttori. Una stagione dominata sotto ogni punto di vista, in cui Max Verstappen è stato il grande interprete: cinico, freddo e un tutt'uno con la sua RB19. Per l'olandese il terzo titolo è solo una formalità ormai. Il Mondiale torna il 6 ottobre in Qatar: tutto in diretta su Sky Sport F1, Sky Sport Uno, in 4K e in streaming su NOW
E' solo questione di giorni e la festa con grandi probabilità sarà doppia. Per ora in cassaforte della Red Bull è finito solo, dove solo si fa per dire, il sesto titolo costruttori vinto con sei gare di anticipo, mentre Max Verstappen per il terzo sigillo dovrà aspettare fino al Qatar, addirittura potrebbe riuscirci già con la Sprint Race. Una formalità per lui, considerando che aritmeticamente sono rimasti in lizza solo l'olandese e Perez e gli bastano tre punticini di scarto sul compagno, che ormai è disperso tra problemi e nervosismi vari, come ha dimostrato la collezione di errori messi in fila a Suzuka in pochi giri. Essere il compagno di Max Verstappen è impresa più che ardua e lo si è capito una volta di più in Giappone, dove si è visto l'olandese nella sua versione migliore
Più lo stuzzicano, in questo caso indispettito dalle illazioni sulla sua squadra e le direttive tecniche dopo la debacle di Singapore, più lui in pista risponde così, sempre all'attacco con l'obiettivo di annichilire qualsiasi avversario provi a mettersi sulla sua strada. A parole e in macchina. Il suo team si è meritatamente conquistato un altro mondiale costruttori dopo una stagione stradominata in tutto: tecnicamente con una monoposto che non ha lasciato che le briciole agli avversari e gestione dei weekend e delle situazioni praticamente sempre perfetti. Ma il perfetto interprete di un grande lavoro di squadra è stato lui. Un tutt'uno con la sua RB19 sempre, cinico, freddo e inavvicinabile da chiunque in qualsiasi circostanza. E' stato un anno solitario per Verstappen là davanti, ma è la solitudine che ai veri campioni piace perché è la sola che può fare davvero la differenza.