Il titolo mondiale a Suzuka, la Ferrari e non solo: il mio Schumacher

il ricordo
Carlo Vanzini

Carlo Vanzini

Quello che mi lega a Schumacher è una giornata storica, quella del primo titolo con la Ferrari: ero a Suzuka e prima del via, mi sono ritrovato nello stesso bagno di Michael e Hakkinen. Ho conosciuto una persona che dietro le quinte era molto diversa da quanto facesse vedere in pista e al pubblico e che ho rivisto in Mercedes: serena e felice di poter guidare

A Schumacher mi lega una giornata a cui sono sicuramente affezionati tutti i ferraristi. E' quella della conquista del titolo mondiale nel 2000 a Suzuka. Da qualche anno seguivo la Formula 1 per la radio, ero in Giappone e c'era la sensazione che fossimo lì a vivere un giorno storico. Il titolo mancava da 21 anni, c'era quasi la certezza che fosse il giorno giusto. Le sensazioni erano indescrivibili - e lo dico da addetto ai lavori che stava raccontando in radio le emozioni a una Nazione intera -. Quel titolo sembrava cosa fatta, poi c'era stata la rimonta di Hakkinen. C'era tanta tensione, l'affidabilità non era scontata come oggi. L'avversario era un bicampione del mondo come Hakkinen. Quella tensione si è dissolta nell'immagine con l'ingresso dei piloti in griglia: prima del via mi sono ritrovato nello stesso bagno di Schumi e Mika. Il tedesco, preso privatamente, era un personaggio più simpatico di quanto facesse vedere pubblicamente. Mi diede una pacca sulla spalla, sorridemmo. Poi passò Hakkinen, ma ero più teso io di loro. Sorridevano, si rispettavano e parlavano prima di abbassare la visiera: a quel punto l'amicizia si sarebbe fatta da parte.

E' stata un'emozione unica, difficile da raccontare ora e trovare le parole giuste. Con Schumacher abbiamo giocato insieme a calcio, ci siamo visti in giro per il mondo. Ricordo dei dopocena con tanto di sigaro a Madonna di Campiglio: io detesto il sigaro, ma non gliel'ho mai detto... Ho conosciuto una persona molto diversa rispetto a quando fatto vedere all'esterno e in pista. Ho avuto la fortuna di conoscerlo dietro le quinte, e lo abbiamo rivisto così in Mercedes: era più sereno, felice di fare ciò che amava fare, ovvero guidare