Il fotografo colpito dai detriti dopo l'incidente a Monaco: "Vi racconto quegli attimi"

A MONACO

Andrea Bruno Diodato è uno dei fotografi che si trovavano nel punto esatto in cui Perez è finito contro le barriere poco dopo il via del GP di Monaco a seguito di una manovra al limite di Magnussen: "Sto bene e non ci sono state gravi conseguenze per nessuno. E questo spiega anche che non c'è un problema sicurezza su quel circuito. E non me la sento nemmeno di accusare il pilota della Haas, da appassionato posso capirlo"

L'INCIDENTE: FOTO - VIDEO

Quanto accaduto al via della gara di Monaco è stato spaventoso. La manovra al limite di Magnussen ha innescato l’incidente che non solo ha messo in pericolo Perez e Hulkenberg, ma ha rischiato di causare conseguenze a chi, oltre le barriere, è stato raggiunto dai detriti. Tra questi Andrea Bruno Diodato, uno dei fotografi che erano lì, al punto dell’impatto, per raccontare la partenza del GP. Freelance di 29 anni, nella sua professione diviso tra motorsport e concerti, Andrea racconta che forse proprio la sua esperienza lo aiutato a comprendere con anticipo ciò che stava accadendo: “Il mio lavoro insegna a volte ad ascoltare ancor prima di vedere certe situazioni. E così in quegli attimi: dopo che è transitata una Sauber, il rumore uniforme al passaggio delle macchine è come se si fosse interrotto per un attimo e ho capito che stava per accadere qualcosa. Poi la collisione”. Il boato, i pezzi che schizzano ovunque, la tensione e il fiato sospeso prima di capire che per fortuna tutti stanno bene, dentro e fuori dalla pista: "Eravamo una decina, io ora ho solo un livido dopo l’impatto con un frammento dell’ala Red Bull. È andata bene, chi ha riportato più danni è perché magari si è gettato a terra per ripararsi. Ma nessuna grave conseguenza”.

Andrea Bruno Diodato a terra dopo essere stato colpito da un detrito

Che idea ti sei fatto quando hai rivisto le immagini?

"Se mi metto nei panni del pilota, devo dire che in un certo senso capisco Magnussen: in una gara dove è molto difficile sorpassare, forse in quel frangente ha visto l'unico spiraglio per poterci riuscire. Non me la sento di accusarlo o condannarlo."

 

Quindi pensi sia giusto che non l'abbiamo penalizzato?

"Queste sono cose che possono valutare solo F1 e FIA, io provo a mettermi nei panni del pilota da appassionato di motori. E' andata bene in una situazione critica, su questo non c'è dubbio".

Immagino ti sia ritrovato in quel punto esatto della pista per una precisa scelta...

"Ero lì perché ho usato un grandangolare per la partenza. Volevo far vedere un po' tutto il contesto attorno, quindi la città, i dettagli del tracciato e il serpentone delle macchine. Insomma, era una parte interessante dove lavorare".

Sembra che tu non abbia avuto paura in quegli attimi. È davvero così?

"No, nessuna paura. Tant'è che sono tornato subito in pista e sarò in pista anche nel prossimo fine settimana al Mugello per il Motomondiale".

Pensi ci sia un problema sicurezza a Monaco o in generale sul quale bisogna ancora lavorare?
"A Monaco non c'è un problema sicurezza. Conosco bene quel circuito e se non ci sono state conseguenze serie dopo l'impatto è anche perché i guardrails sono molto solidi, così come i piantoni nell'asfalto. Penso che quel tracciato dia molte più certezze se paragonato ad altri e ad altre situazioni. Penso ad esempio all'incidente che ha coinvolto Zhou (con Albon) a Silverstone nel 2022. Ecco, quella è dinamica non vorrei certo ritrovarmi. A Monaco magari lo spettacolo non è esaltante in pista, ma gli standard di sicurezza sono elevati. E comunque siamo tutti consapevoli che un rischio c'è nel fare questo mestiere".

 

Anche alla luce di questa esperienza, immagina di dare un suggerimento a un ragazzo che per la prima volta va a lavorare come te a bordo pista...

"Far funzionare la testa e tutti i sensi al massimo. E fidarsi anche delle proprie sensazioni, perché può fare la differenza".