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Formula 1, Turrini: "Ricciardo e quel senso di rimpianto"

Formula 1

Leo Turrini

Quello che sembra essere l'arrivo al capolinea della Formula 1 per Daniel Ricciardo ci consegna una sensazione di tristezza ma anche rimpianto. La prima parte molto promettente della sua carriera, poi anni difficili. E chissà se quel passaggio alla Ferrari vociferato e mai concretizzato avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. A lui il merito di essere stato in una fase precisa della storia, anche un antidoto contro la noia.  Il Mondiale torna il 20 ottobre negli Usa: tutto live su Sky e in streaming su NOW

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Sliding doors. Le porte girevoli che cambiano il senso di una vita. E di una carriera.

Come sarebbero andate le cose se Daniel Ricciardo avesse accettato le proposte della Ferrari, tra il 2017 e il 2018? Se ne parlò, ne parlarono. Inutilmente. Chissà, forse l’italianità residua del giovanotto sarebbe stata esaltata dal contesto Rosso. Oppure no, va a saperlo.

Di sicuro all'oriundo d'Australia siamo tutti un po' debitori: quando ancora la F1 non si era appropriata di una fresca popolarità tra le nuove e nuovissime generazioni, beh, Ricciardo era un antidoto contro la noia. Per la sua allegria. Per il suo approccio alle cose piccole e grandi del vivere quotidiano. E anche per i suoi sorpassi in pista, che erano spettacolari. Meglio: erano divertenti come lui.

Dopo, scelte non lungimiranti hanno mandato in archivio la naturalezza e la spontaneità del protagonista. In Renault e in McLaren Daniel si è perso. È stato inghiottito dal buco nero dell’anonimato. Le luci della ribalta si sono spente. È rimasta una malinconica penombra.

È un peccato, allora, in stile "triste, solitario y final", che di Daniel si stia parlando, anche polemicamente ,per il giro veloce in coda al GP di Singapore. Forse l’ultima cortesia allo scricchiolante Impero Red Bull: cui ben altro aveva saputo dare, nei momenti aspri e talvolta felici della coabitazione con un certo Verstappen.

Non sono tanti i piloti che possono dire di aver vinto a Montecarlo e a Monza. Probabilmente è troppo poco, per un personaggio che aveva, legittimamente, alimentato altre aspettative. 

Ma può anche essere abbastanza.