Formula 1, Hamilton campione: l'icona e la malinconia del pilota perfetto

Formula 1

Carlo Vanzini

Campione del mondo per la 4^ volta, Hamilton si conferma tra i "re" della F1. Fortissimo, una vita da star e il nome, Lewis Carl, che al contrario diventa quello del "figlio del vento" e mito dell'atletica. Il cane Roscoe come "unico amico", il jet privato, i social. Ma il primo nero in F1 ha sempre qualcosa di malinconico nello sguardo e nel sorriso. E quel suo sentirsi un po' il Muhammad Ali dei motori...

HAMILTON CAMPIONE: LO SPECIALE F1

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4 titoli come Alain Prost e Sebastian Vettel, uno in meno di Fangio V, tre in meno dell'imperatore Schumacher VII. Come Lauda, e a un passo da Schumacher, per longevità con i 9 anni tra il primo titolo e l'ultimo, per ora. Il più diverso dei pluricampioni, pronto a riscrivere la storia a suon di record, quello delle pole, delle prime file conquistate, della vittoria in ogni stagione disputata. Unico nel suo essere Lewis.

Una vita da star, anzi da vera rockstar, condivisa in continuazione suoi social. Il cane Roscoe come "unico amico" (cit. Lewis), il jet privato, i viaggi da Jet lag continuo, la mondanità, le passerelle, le feste e banalmente la play station aspettando una quantifica da pole e da record assoluto, 70, a Monza. 

La vera icona del pilota di Formula 1. Veloce, ricco, più volte uomo copertina, circondato sempre da mille donne, accreditato di flirt famosi e anche di qualche caso di esuberanza holliwoodiana, vedi l'incidente con la Pagani Zonda 760 LH a Monaco. La sua moto, la Mv Augusta Dragster LH 44, la personalizzazione continua di una vita da nababbo, protagonista dei videogiochi e di un credo alla Vasco Rossi, "vado al massimo...", jet ski, snowboard, sci, quad, cross.

Ambasciatore dell'Unicef, schierato in prima persona in mille opere di bene, schierato anche e sempre nella difesa dei diritti umani, il Muhammad Ali della F1 e non ci stupirebbe se un giorno decidesse di cambiare nome. Il vegano, dichiarato e convinto, più veloce del pianeta.

Lewis Carl (letto al contrario è mito dell'atletica, il figlio del vento) Davidson (il nonno di Grenada, noto negli anni '50, come il più veloce abitante dell'isola su due ruote e soprannominato poi, quale autista di scuolabus, the slowcoach, l'autista lento, diciamo responsabile) Hamilton, nato a Stevenage, paese di 80mila anime, ma noto per aver dato i natali a calciatori come Ashley Young, ex compagno di scuola di Lewis, Jack Wilshere, ma anche alla pornostar Kelly Stafford, ha fatto tanta strada per essere dove è, grazie ai mille sacrifici della famiglia e del papà Anthony in particolare. La famiglia sopra ogni cosa. Insomma la storia del "brutto anatroccolo" diventato cigno, il cigno nero! Ci sono tutti gli elementi per essere felice, felicissimo. 

Lo è, eppure sembra sempre solo, sembra sempre malinconico nello sguardo e nel sorriso. Sempre con quella visiera, che sia del casco o dell'immancabile cappellino, abbassata a nascondere gli occhi, a nascondere i pensieri che vanno oltre a essere il numero 1. Ha tutto, ma gli manca la cosa che trasforma l'eroe in umano, il suo più grande credo, La famiglia. A 32 anni ha tempo per costruirla e completarsi, per adesso continua ad essere il James Hunt del nuovo millennio con il rivale Vettel nei panni del maniacale Lauda.  Una sfida che forse diventerà un film - Rush 2 - forse lo è già nella loro completa diversità. Questo è Lewis, primo nero in F1, unico nel suo essere unico e nella sua malinconica solitudine, circondato sempre da mille persone, ma anche lui prigioniero della solitudine dei numeri uno!