Formula 1, Mercedes: software e non solo, team meno dominante degli scorsi anni? L'analisi

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Simone De Luca

Il confronto Vettel-Hamilton sul podio di Melbuorne. Felice il primo, preoccupato (?) il secondo (foto da Getty)

Dopo la prima gara della stagione a Melbourne, in Mercedes si cerca di trovare spiegazioni sull'accaduto e sono già suonati alcuni campanelli d'allarme. La prestazione assoluta non è messa in dubbio ma la competitività degli avversari e qualche piccola sbavatura del quattro volte campione del mondo hanno dato sicuramente qualche spunto su cui riflettere

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Parlare di punti deboli e difficoltà di una Mercedes che ha dominato l’era ibrida e che ha perso la prima gara della stagione per una serie di circostanze sembra paradossale. Ma nella sede di Brackley, in questi giorni, si sta facendo proprio questo e quindi qualche considerazione va fatta: Mercedes ha pubblicato un video in cui Andrew Shovlin, capo degli ingegneri in pista, spiega il problema avuto con il software che gli è costato la vittoria.

Il computer della Mercedes calcolava un tempo entro cui dovevano stare in caso di Virtual Safety Car per essere sicuri di non venir passati da Vettel. Il software partiva da un dato di sicurezza per costruire il delta che erano 15 secondi ma nella realtà il dato era diverso di un paio di secondi come spiega Shovlin nel video.

Questo è solo un estratto della spiegazione del capo ingegneri della Mercedes, nel resto si spiega anche come il calcolo non sia una scienza esatta ma vari anche a seconda del comportamento degli avversari in pista. Ed infatti l’entrata fulminea di Vettel e le traiettorie per guadagnare metri preziosi del tedesco hanno fatto il resto sballando tutti i conti. Quindi questo il primo punto debole che però nel team delle frecce d’argento già hanno identificato e corretto. Poi ce ne sono almeno altri due. 

Uno evidenziato da Lewis Hamilton che nel dopo gara ha detto apertamente di aver bisogno di un compagno di squadra per lottare con le Ferrari. Senza Bottas, messo fuori gioco dallo scellerato errore del sabato, la lotta con gli avversari diventa impari. Se si fa il vuoto, come accaduto negli anni di dominio, non c’è problema ma se invece chi insegue si mantiene ad una distanza pericolosa tutto cambia. Strategicamente bisogna marcare due piloti e, per di più, radicalmente diversi per stile di guida, uso delle gomme e tattica di gara. Quindi aumentano le variabili da mettere in campo. Senza contare che, in caso di partenza a tenaglia, due compagni di squadra potrebbero cambiare di molto l’andamento di un gran premio rallentando un Hamilton che si dovesse trovare in seconda posizione alla fine del primo giro.

Il terzo elemento che è emerso è la difficolta della W09 ad essere performante quando si trova in scia ad un’altra monoposto. È emerso chiaramente dal duello tra Vettel ed Hamilton ed è stato confermato dalla gara di Bottas.
Il quattro volte campione del mondo, infatti, ha provato ad attaccare la Ferrari numero 5 per oltre 20 giri. Per farlo ha dovuto ricorrere alla modalità “attack” del motore quindi alla potenza massima ed in più, stando molto vicino, ha fatto salire e di tanto le temperature della sua power unit. Tralasciando i possibili problemi di affidabilità per un motore che deve durare almeno 7 gare (Mercedes ha già fatto sapere che dopo le analisi in sede è tutto a posto), vedere una freccia d’argento che non riesce a passare un’avversaria che sul giro secco in qualifica ha preso 7 decimi sembra incredibile. Certo entrano in gioco la conformazione del circuito di Melbourne e la sensibilità delle nuove monoposto (del resto anche Verstappen ha confermato che passare quest’anno potrebbe essere complicato) ma il fatto rimane: in gara il margine della Mercedes, margine che si costruisce soprattutto in staccata se si guarda al confronto del giro di qualifica di Hamilton e Raikkonen del sabato, è meno importante che in passato. E forse, forse, non è un margine di motore. A riprova della difficoltà di guida della W09 nel traffico c’è, dicevamo, la gara di Bottas. Il finlandese, partito quindicesimo, ha chiuso ottavo. Una discreta rimonta ma niente di impressionante considerando il livello delle monoposto con cui si è confrontato e che due posizioni recuperate sono arrivate dal ritiro delle due Haas. Di fatto quando la sua W09 è arrivata a ridosso dei top team si è plafonata e Valtteri è rimasto alle spalle di Hulkenberg per 23 giri.  Questo in un campionato in cui il distacco tra i top team e gli ultimi è di appena 2,2 secondi al giro potrebbe essere un bel problema. 

Certo parlare di problemi e punti deboli di una corazzata dopo la prima gara della stagione, gara peraltro gestita per due terzi senza alcun problema, sembra essere una forzatura ma è chiaro che tra ammissioni, dichiarazioni e analisi prestazionali anche in Mercedes sanno che quest’anno per ripetersi dovranno essere più che perfetti.