Formula 1, la storia della Ferrari al GP del Bahrain

Formula 1

Nel 2004 è iniziato il feeling speciale tra Cavallino e Bahrain. Nessun team ha vinto quanto la Ferrari nel piccolo regno affacciato sul Golfo Persico: sei volte, con il primo sigillo messo da Michael Schumacher sedici anni fa. Fu il primo evento per la F1 in Medio Oriente. E un anno fa il trionfo di Vettel. Il 31 marzo GP in diretta esclusiva su Sky Sport F1 (canale 207)

LA CRONACA DEL GP DEL BAHRAIN

Dalla primavera di Melbourne alle sabbie del Bahrain, la Formula 1 punta verso il medio oriente per una ormai tradizionale tappa di inizio stagione. Il Gran Premio con sede a Sakhir, circa trenta chilometri a sud della capitale Manama, è arrivato alla sua quindicesima edizione dopo l’esordio nel 2004; sarebbero state sedici se nel 2011 la situazione interna al paese del Golfo non fosse stata così delicata da obbligare gli organizzatori e la FOM a cancellare l’evento.

Nel 2014 il regno bahreinita decide di investire su un potente sistema di illuminazione, simile a quello di Singapore, regalando così maggiore fascino alla gara nella nuova veste notturna.

Luci ed ombre si sono alternate per Sebastian Vettel tra le dune di deserto. Qui il tedesco è recordman con quattro vittorie, equamente divise tra Red Bull (2012 e 2013) e Ferrari (2017 e 2018). Tre pole position lo rendono il pilota con il miglior comportamento in qualifica su questo tracciato, ma vanno ricordate anche tre situazioni negative che lo hanno visto protagonista. Nel 2008, alla guida della Toro Rosso, Vettel si scontra in in partenza con la Force India di Adrian Sutil: ritiro per l’uno, gara compromessa per l’altro. Nel 2010 Seb parte dalla pole position, ma uno scarico della sua Red Bull lo tradisce mentre è in testa alla corsa: ne approfitta Fernando Alonso che vola verso la bandiera a scacchi, mentre Vettel è costretto a rallentare il ritmo fino a perdere anche il podio, a vantaggio di Felipe Massa e di Lewis Hamilton. Infine, terzo momento no per il fuoriclasse di Heppenheim durante il giro di formazione del Gran Premio 2016: il motore della sua Ferrari SF16-H va in fumo nella notte di Sakhir, nefasto presagio di una stagione no per la Rossa.

Meglio per Vettel e per i tifosi ferraristi ricordare l’ultima edizione del Gran Premio del Bahrain, con Seb poleman al sabato e strepitoso la domenica. I riflettori illuminano una strenua resistenza del pilota del Cavallino, che tiene a lungo dietro l’arrembante freccia d’argento di Valtteri Bottas. Gli ultimi dieci giri sono giocati sui nervi e sui decimi, mentre Lewis Hamilton con l’altra Mercedes rimonta dal nono posto in griglia fino al gradino più basso del podio. La notte del deserto è dolce per la Ferrari, che dal 2004 non iniziava il mondiale con due vittorie consecutive.

Proprio nel 2004 è iniziato il feeling speciale tra Cavallino e Bahrain. Nessun team ha vinto quanto la Ferrari nel piccolo regno affacciato sul Golfo Persico: sei volte, con il primo sigillo messo da Michael Schumacher, ormai sedici anni fa. Fu il primo evento per la Formula 1 in Medio Oriente, cinque anni prima dell’esordio di Abu Dhabi nel calendario mondiale. Le grandi precauzioni prese per la sicurezza degli addetti ai lavori si rivelarono forse eccessive, ma vanno inserite nel contesto dell’epoca, appena tre anni dopo l’attentato alle Torri Gemelle e nel pieno dei conflitti in Afghanistan e Iraq. Per fortuna, il weekend si svolse senza incidenti, e il risultato in pista fu assai chiaro. Sul tracciato disegnato da Hermann Tilke, Schumi e Rubens Barrichello si mostrarono subito i più veloci, monopolizzando la prima fila e portando l’ennesima doppietta a Maranello. Con loro sul podio Jenson Button, a quell’epoca pilota della BAR motorizzata Honda. Due motori Ferrari e un motore Honda, sul podio di Sakhir: un’eventualità possibile anche nel 2019, se la Ferrari saprà riscattare la delusione australiana e se la Red Bull con motore giapponese confermerà il suo stato di forma. Tutto a discrezione delle Mercedes di Hamilton e Bottas, ovviamente.