Il team principal della Ferrari dopo Baku: "Loro sono stati veloci. Non abbiamo mai avuto il ritmo, anche con Vettel. Dobbiamo analizzare i dati, cercare di capire i punti deboli e migliorare". E sul Mondiale: "Ci sono altre diciassette gare per fare bene"
"Che la Mercedes sia forte non è una sorpresa, lo sapevamo già dai test di Barcellona e, credo, che l'avevamo anche detto e in qualche modo sottolineato. Però, è chiaro che non erano queste le aspettative venendo a Baku. Credo che sabato la vettura in qualifica poteva meglio di quanto abbiamo fatto, un conto è partire davanti, un conto partire dietro. Ci siamo complicati la vita, partire dietro ancora una volta, rimontare. Poi, non ci sono state tante opportunità, speravamo, magari, in qualche safety car, che non c'è stata. Però, in fondo, loro sono stati veloci. Credo che non abbiamo mai avuto il ritmo, anche con Vettel. Dobbiamo solo analizzare i dati, cercare di capire i punti deboli e migliorare". Sono le parole nel post gara del GP dell'Azerbaigian del team principal della Ferrari, Mattia Binotto.
Più aggressivi nello sviluppo
"Cambierà il modo di lavorare per le prossime gare? Credo che il modo di lavoro, no. Il modo di lavoro è sempre quello, migliorare se stessi, capire i punti deboli e cercare di andare oltre. Dovremo, magari, cercare di spingere su qualche scelta, essere più aggressivi nello sviluppo. Però, credo che questo faccia parte del lavoro normale. Speravamo di essere più competitivi in questa fase iniziale di stagione, per un motivo e per un altro così non è stato. Però, rimangono ancora tante gare per dimostrare quello che possiamo valere", ha aggiunto Binotto.
Sempre il lotta per il Mondiale
"Certamente ci sentiamo in lotta per il mondiale. Voglio dire, sono solo quattro gare ma, soprattutto, abbiamo altre diciassette opportunità per far bene e dimostrare di essere bravi. Quindi, non facciamo calcoli mondiali o meno, cercare di fare il meglio gara dopo gara, portare dei risultati buoni, credo anche per noi stessi, ma anche per tutti i tifosi. Credo che se lo meritino, come pure i nostri piloti. Questo diventa un dovere, un dovere per i nostri tifosi, per quello che è la Ferrari e per noi stessi".