Formula 1, GP Spagna: Fernando Alonso e la dinastia dei piloti spagnoli

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Il due volte campione del mondo ha segnato quasi due decenni della storia della Formula 1, ma non è l'unico spagnolo a essersi distinto in questo sport. Ecco i nomi che riecheggiano dal passato

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Agli appassionati di Formula 1 più giovani, l'equazione Spagna uguale Fernando Alonso sembrerà l'unica sensata. Il principe delle Asturie ha segnato quasi due decenni di questo sport, con due titoli mondiali nel 2005 e 2006 che hanno messo fine all'impero di Michael Schumacher, e altri due titoli a lungo cullati ma solo sfiorati, con la Ferrari nel 2010 e 2012.

E' innegabile che Alonso sia stato un detonatore potentissimo per la massima categoria verso l'opinione pubblica del suo paese. Oltre ai due mondiali vinti contro Schumi e alle tante vittorie in Renault, McLaren e Ferrari, si ricordano anche le sfide con Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, l'intenso legame con il popolo ferrarista e il carisma del pilota mai domo, come dimostrano ancora oggi le sfide che Alonso accetta in altre categorie dell'automobilismo.

Tra i tanti primati, anche quello di più giovane campione del mondo, nel 2005 ad appena 24 anni e 59 giorni, record battuto poi da Hamilton (2008) e Vettel (2010).

Ai giovani tifosi, però, si possono raccontare anche altre storie su piloti spagnoli, meno note e più remote, eppure ancora affascinanti. Per esempio quella di Alfonso de Portago, aristocratico ispano-irlandese che oltre alla doppia ascendenza aveva un doppio amore per la velocità, su asfalto e su ghiaccio. Pilota di quattro ruote e bobbista, de Portago conquistò un solo podio in Formula 1, ma in una situazione molto particolare e del tutto irripetibile in epoca attuale. Silvestone 1956: la Ferrari domina con Juan Manuel Fangio, mentre alle sue spalle arriva Peter Collins, alla guida di un'altra Ferrari... quella di de Portago! Il pilota spagnolo aveva ceduto la propria vettura per permettere al compagno di squadra inglese, in lotta con Fangio per il titolo mondiale e rimasto appiedato dalla sua auto, di arrivare al traguardo e conquistare. Ai fini della classifica, il secondo posto viene diviso da Collins e de Portago, anche se quest'ultimo non era passato sotto la bandiera a scacchi. Altri tempi, altra Formula 1.

Due piloti catalani hanno scritto il proprio nome nelle statistiche della categoria per motivi opposti. Pedro de la Rosa è stato tra i più longevi dell'epoca moderna, chiudendo la carriera a quasi 43 anni, nel Gran Premio del Brasile 2012 che fu anche l'ultimo per Michael Schumacher (tra l'altro, quasi quarantaquattrenne). Per lui un solo podio, Ungheria 2006 alle spalle di Jenson Button, e un giro veloce rimasto a lungo imbattuto, quello sulla pista di Sakhir in Bahrain.

L'altro catalano è Jaime Alguersuari, detentore per alcuni anni del platonico titolo di più giovane esordiente assoluto, a 19 anni e 125 giorni, sulla griglia di partenza del Gran Premio di Ungheria 2009. Quasi sei anni dopo arriverà il non ancora maggiorenne Max Verstappen a togliergli il primato, guidando per la stessa squadra, la Toro Rosso, all'età di 17 anni e 166 giorni.

C'è poi un capitolo sui piloti spagnoli legati alla scuderia Minardi. Per il team di Faenza avevano guidato, sul finire degli anni '80, Andrè Campos e Luis Perez-Sala, senza ottenere risultati degni di nota. Nel 1999 tocca a Marc Gené, oggi talent di Sky Sport F1, regalare al team italiano una grande soddisfazione, il sesto posto al Gran Premio d'Europa, quasi tre anni dopo l'ultimo punto conquistato nel mondiale di Formula 1. E nel 2001 un'intuizione di Giancarlo Minardi spiana la strada per un quarto, giovane pilota spagnolo, addirittura identificato come l'erede naturale di Ayrton Senna. Si chiamava Fernando Alonso: un incontro destinato a cambiare tutto, per la Spagna e per questo sport.