MotoGP legend: Sheene, una carriera a ritmo di rock'n'roll

MotoGp
Barry Sheene ha conquistato due titoli mondiali nella classe 500 (Getty)
1980:  Yamaha rider Barry Sheene. \ Mandatory Credit: Allsport UK /Allsport

Il britannico, scomparso prematuramente nel 2003, ha incarnato alla perfezione lo spirito degli anni Settanta. Una vita al massimo, spesa tra feste, belle donne, terribili cadute e due titoli mondiali vinti nella classe regina

di Claudio Barbieri

Raccontare Barry Sheene solo con le statistiche è riduttivo. Per la cronaca, due titoli mondiali consecutivi nel '76 e '77 in 500, 23 vittorie, 52 podi e 19 pole. Una carriera strepitosa, di un pilota che ha corso in quattro classi (vincendo ovunque tranne in 250), ma che è entrato nel cuore di milioni di sportivi per il suo atteggiamento, divertito, scanzonato, anticonformista. Con George Best e James Hunt ha rotto gli schemi, incarnando al 100% lo spirito che aleggiava negli anni Settanta: sesso, motori e rock'n'roll (guarda la FOTOSTORIA).



L'uomo di ferro - A fine carriera, Barry Sheene contava oltre 40 tra viti e placche sul suo corpo, cicatrici dovute al suo modo di vivere al massimo, nella vita come in pista. Non a caso era soprannominato Iron Man. Nel 1975, a Daytona, fu disarcionato dalla sua Suzuki a quasi 300 km/h, riportando la doppia frattura delle gambe. Due mesi più tardi era al via del GP d'Austria, in stampelle. Valentino, Lorenzo e Marquez sono oggi degni successori in quanto a coraggio e incoscienza.



Vita da playoboy -
Sheene arrivava nel paddock a bordo della sua Rolls Royce personalizzata, con la sigaretta in bocca, circondato da star internazionali (era molto amico di George Harrison), modelle e ragazze mozzafiato. "A una bella donna non resisto", dichiarava. Il suo matrimonio con Stephanie saltò per i continui tradimenti. Il britannico era un playboy, compagno di conquiste di un altro ribelle delle piste: James Hunt. Fu il primo a colorare tuta e casco, sui cui aveva disegnato Paperino e anche l'antesignano nel mantenere il suo numero fortunato, il 7, anche dopo aver conquistato il Mondiale (guarda il video da Youtube).
Un tumore lo ha portato via 11 anni fa, ma il suo mito rivive quotidianamente nelle staccate di Marquez, nei sorpassi di Rossi, nelle derapate di Lorenzo.