A Magny-Cours Rea ha vinto ufficialmente in quinto titolo consecutivo. Un successo nato tra i problemi in casa Ducati: il team italiano e Bautista sono andati allo scontro, finendo per perderci entrambi. Un errore nella strategia, perché in fondo i piloti sono come le farfalle
Gestire i piloti è difficile e delicato. Credo che il Mondiale di Rea e la sconfitta di Bautista siano figli di ciò che è successo in casa. Se Ducati ha infilato le prime 11 vittorie della stagione, è perchè la coppia poteva funzionare. Hanno massacrato Rea e Kawasaki, rendendoli impotenti di fronte a una moto tecnicamente avanti rispetto alle altre, con un Alvaro che sembrava di un altro pianeta. Eppure in Kawa non hanno mollato e sono rimasti uniti, senza mai trovare colpevoli in casa, ma fuori, puntando il dito contro le super prestazioni della moto italiana. Restare insieme è stata la mission della squadra, e mentre Rea rafforzava così le sue motivazioni, Bautista perdeva la testa. A Misano è iniziata la crisi con la trattativa per il 2020 e l’offerta economica di Ducati, che mortificavano il valore che Bautista riconosceva a sé stesso.
I piloti sono fanciulli in cerca di attenzioni che servono ad alimentare la convinzione di essere i migliori: non devi mai smettere di farglielo credere, se vuoi che diano il loro meglio. Ci vuole astuzia, “modo” e strategia, ma in Ducati ho visto una situazione precipitare, con una squadra attenta e protettiva nei confronti di Alvaro, che non è bastato a filtrare le tensioni con Ducati. Se attacchi un pilota prima del via, lo perdi: è come toccare le ali a una farfalla. A Magny Cours eravamo a nove manches dalla fine del campionato quando l’ingegner Domenicali ha deciso di assumere una posizione pubblica e contraria alle dichiarazioni di Bautista.
Ne aveva diritto e sentiva forse il dovere di chiarire, ma, se l’obiettivo di tutti era e rimane vincere il più possibile da qui al Qatar, per il bene dell’azienda e per i tifosi, dico che il momento per smentire Bautista è stato forse inopportuno, per altro “colpito” ulteriormente dal tweet di risposta a Redding che mi è parso (volutamente) di poco tatto. Immagino il peso che avrà Alvaro nel tenersi addosso questa casacca, come per Ducati averlo come bandiera. Che piaccia o no, Bautista è oggi un pilota in rosso e dovrebbe essere "cullato" al meglio, perché ottenga il massimo fino alla fine, consapevoli di essere di fronte a un’atleta con una testa che può essere forte come il granito, o delicata come la seta. Perché così sono i piloti e nella situazione di oggi ci perdono tutti.