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MotoGP, Bagnaia-Bastianini e i precedenti di due top rider nello stesso box

MotoGp

Paolo Beltramo

Nel 2023 la Ducati ufficiale avrà una coppia di piloti italiani, giovani, affamati, forti, competitivi: il campione del mondo Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini. Cosa è successo in passato quando due top rider hanno condiviso lo stesso box? Vediamo due precedenti celebri e per certi versi opposti degli anni '80: Lucchinelli-Spencer e Roberts-Lawson

MOTOGP, LE COPPIE DI PILOTI DEL MONDIALE 2023

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Già prima dell'annuncio della promozione di Enea Bastianini a pilota ufficiale Ducati come compagno del campione del mondo Pecco Bagnaia in molti si sono detti preoccupati, pensando che non potrà essere una convivenza facile, se non addirittura impossibile. Chissà, adesso non possiamo sapere se ci saranno problemi, oppure se andranno d'accordo. Certo, sono due italiani, giovani, affamati, forti, competitivi. Questo, però, non significa con certezza che si odieranno e non collaboreranno. Una squadra a due punte, almeno in partenza, ha vantaggi e svantaggi rispetto ad una coppia di piloti con ruoli di prima e seconda guida ben definiti. A mio parere in linea di massima con una “doppia” prima guida l'unico vero rischio è che in squadra ci sia tensione e la difficoltà di gestione è maggiore. In compenso con due attaccanti si hanno più chance, c'è sempre chi sa rimediare a eventuali sfortune ed errori. I due possono anche togliersi punti importanti a vicenda, ma anche portarne via di più agli avversari e contribuire meglio ai successi di marca e di squadra. Un esempio per tutti: Honda ha dominato e vinto moltissimo con Marc Marquez, ma quando lui si è fatto male non ha più vinto nulla, e la moto non è stata sviluppata in modo vincente. C'è poi da dire che spesso il ruolo di vincente lo determina l'andamento del campionato. Vediamo nella storia come è andata quando i due compagni si sentivano entrambi prima guida. Parlerò soltanto di quelli che ho visto dal vivo, a cominciare dalla mancanza di una seconda guida abbastanza competitiva, almeno in quel momento.

La squadra Ducati ufficiale per il 2023, con Bagnaia e Bastianini

La rivalità tra Lucchinelli e Spencer

Era il 1982, la Honda al suo grande ritorno alle competizioni dopo il ritiro degli anni sessanta, aveva schierato la nuovissima Ns 500 3 cilindri 2 tempi dopo il troppo futuribile tentativo della NR 500 a 4 tempi con 8 valvole per cilindro del 1979. Per guidarla erano stati presi un ragazzino americano della Louisiana che aveva giù esordito a Zolder in Belgio con una Yamaha nel 1980 e si era poi fatto le ossa nella Superbike americana, un tale Freddie Spencer sul quale puntava molto e poi sul campione del mondo in carica prelevato dal Team Gallina Suzuki, Marco Lucchinelli. Vista così poteva sembrare una scelta assennata: il campione e un giovane di belle speranze. Invece se effettivamente Lucky era la voglia di certezza, Spencer era ben più di una speranza: era l'uomo sul quale puntare per il futuro. Lucchinelli con quel suo modo di correre da rock star fin dalla prima gara in Venezuela aveva capito di avere un compagno scomodo, e per cercare di metterlo subito in sudditanza psicologica aveva tempestato il box di suoi poster da campione del mondo e messo in loop la sua canzone di San Remo "stella fortuna" scritta dal suo amico spezzino Riccardo Borghetti che firmava pezzi anche per gente come Mina. Tutto quel “lucchinellismo” però, non sembrava avere effetto. Spencer era spesso più veloce e se ne fregava dei poster, delle canzoni, della stampa. Addirittura metteva in mostra cose inimmaginabili, come “rientrare ai box dopo un turno di prove senza una goccia di sudore e con il casco pulito, senza neppure un moscerino!”. A un certo punto della stagione si arriva a Spa-Francorchamps, pista affascinante, pericolosa, veloce, semistradale. Al sabato sera Lucchinelli, finito dietro a Freddie, decide di lamentarsi con i vertici della squadra perché secondo lui il motore dell'americano era più veloce del suo. Per non avere più dubbi quella notte si decide di mettere il motore di Spencer sulla moto di Lucchinelli e viceversa. Beh, l'indomani Spencer divenne “Fast Freddie” e vince la prima gara dal ritorno della Honda alle gare e della sua folgorante carriera. Poi le cose andarono ovviamente verso un progressivo consolidamento della leadership di Spencer. In questo caso la pista è stata il giudice implacabile e inappellabile. E come mazzata finale il titolo nel 1982 lo vinse Franco Uncini che aveva preso il posto di Lucchinelli sulla Suzuki del Team Gallina.

Marco Lucchinelli - ©Motorsport.com

Quando Lawson non riuscì ad aiutare Roberts

L'anno successivo (1983) Spencer partiva insomma per vincere. Il suo antagonista unico per tutta la stagione è stato Kenny Roberts con la Yamaha. I due, dopo moltissime vicissitudini, sono arrivati all'ultima gara di Imola molto vicini come punteggio. In pratica perché Roberts vincesse il titolo doveva vincere quella gara e Spencer finire terzo. Se avessero concluso primo il “Marziano” e secondo “The Fast” il titolo sarebbe comunque stato del pilota Honda. Roberts insomma aveva bisogno di un aiuto da parte del suo compagno Eddie Lawson, un altro promettentissimo californiano alla sua prima stagione mondiale. Durante tutta quella gara memorabile e strepitosa Kenny ha fatto l'impossibile per facilitare il compito di Lawson: quando era davanti riusciva a tenere un ritmo sul giro di un secondo più lento di quando in testa c'era Spencer. Così per tutti i giri della gara, senza però riuscire a rallentare il ritmo abbastanza per rendere possibile il ricongiungimento di Lawson. Così è finita con Kenny primo e Spencer campione. Quella volta un compagno più forte, anzi più prono e maturo (Lawson vincerà il titolo l'anno dopo e poi nel '84, '88 e '89) sarebbe davvero servito e Kenny dopo la gara un po' scocciato lo era. La sera stessa, comunque, ci fu una festa alla discoteca “La vie en rose” situata proprio all'esterno della curva della Rivazza dove Roberts annunciò il ritiro dalle gare e fu festeggiato con un gigantesco “mooning” collettivo. Cos'era il “mooning”? Beh, siamo usciti in oltre 50 e quando un complice interno ha tirato le tende dell'enorme vetrata ha mostrato noi con il sedere fuori verso Kenny che, un po' alticcio, da dentro ci guardava ridendo (sì, lo so, non c'entra nulla con le coppie difficili, ma è stato divertente).

Kenny Roberts in sella alla Yamaha - ©Motorsport.com