Celestino Vietti è talento, follia e riservatezza

Trovare qualcosa da raccontare al di fuori delle gare su Celestino Vietti non è lavoro facile, perché il placido giovanotto che si presenta alle telecamere verrebbe probabilmente catalogato come boomer dai suoi coetanei, a causa di quel suo fare un po' retrò che lo tiene ben concentrato sulla pista e ben distante dai social network. Celestino è uno di quelli che scrivono come didascalia di un post "mi ero dimenticato di mettere foto della scorsa gara", o che dopo una vittoria come l'ultima a Misano neanche pubblicano un ricordo. Ma per quanto boomer, è pur sempre un pilota di moto... un pizzico di follia deve esserci, e sebbene le testimonianze social siano poche, Celestino è per la verità l'anima degli scherzi, dei giochi e degli aneddoti di una intera generazione italiana di piloti. Chi lo direbbe mai, vero? Il suo soprannome è Spirit Fulàt, perché come un Folletto si divertiva a fare giochi e dispetti da ragazzino: era lui che tirava le secchiate d'acqua dalla finestra della scuola su altri ragazzi, era lui, in genere, il primo sospettato alla scoperta di una qualche marachella. Una volta entrato nella VR46 Riders Academy, tra mille avventure adolescenziali moltiplicate per tutti i ragazzini allevati dalla scuola di Valentino Rossi, le sue sono le più celebri, le più famose, le più ricordate nelle chiacchiere di piloti diventati grandi, per età, responsabilità di vita e contratti e risultati in MotoGP. Se squillava un telefono di uno dei manager della VR46 nel cuore della notte, molto probabilmente la chiamata arrivava da Celestino, bisognoso di aiuto per qualche guaio che aveva combinato. Il più comune, quello sì immortalato anche sui social, trovarsi a km da casa senza possibilità di rientro per essere rimasto a secco di carburante. Questo tipo di sfida, quello di "quanti km riesco a fare con 0 di autonomia", a Celestino piace particolarmente: un modo per vivere sul limite anche nel quotidiano. Il suo bisogno, il suo carburante, per dirla ironicamente vista la situazione. E sì che a vederlo in pista, nei box, alle interviste, metodico, raffinato e preciso, e quando mette tutto insieme anche implacabile come nell'ultima Misano, Vietti sembrerebbe quanto di più lontano dallo scapestrato descritto in questo piccolo racconto su di lui. Il fatto è che il vero Vietti appartiene a una dimensione intima di pochi, che lui volontariamente mantiene quasi inaccessibile. Sì, certo, qualcosa è inevitabile che filtri. Come a suo tempo filtrò che Andrea Pirlo era il burlone della Nazionale campione del mondo di calcio del 2006. Ma poi tutto il resto rimane nelle parole, nelle teste e nelle memorie delle persone più importanti e più vicine a Vietti. Per tutti gli altri, a lui basta trasmettere le 'nozioni da Wikipedia': nato e cresciuto in Piemonte , trasferito tra Marche e Romagna per allenarsi con l'Academy, numero 13 come il suo giorno di nascita, un fratello pilota come lui, Doriano, una passione per le due ruote trasmessa a entrambi dal papà, Michele. E un podio alla seconda gara della vita, a Phillip Island. Mica male. Sarà anche un atteggiamento un po' da boomer, ma che volete che vi dica Celestino... a lui piace così, far come i folletti. Scherzare, giocare, vincere anche, ma sfuggevolmente sparire senza lasciare traccia, almeno sui social.

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Celestino Vietti è talento, follia e riservatezza

Rosario Triolo