Per Sébastien Ogier vincere è ancora più bello

Gap. In francese - come in inglese - indica un divario, una differenza, uno scarto. Ma Gap, nel nostro caso, è anche un comune della Provenza, che sorge nelle alte Alpi a circa un centinaio di chilometri dal confine italiano. Un luogo antichissimo, abitato anticamente un po’ da liguri e un po’ dai celti, tagliato in due dal fiume Luye e unito dalla passione per il suo eroe contemporaneo, cresciuto a latte e motori, incuriosito fin da piccolo da quel Rally di Monte Carlo che della sua città faceva la sede del suo parco assistenza. Un bambino diventato negli anni a venire una delle più autentiche leggende delle corse riservate ad auto derivate dalla produzione destinate ad essere lanciate su terreni impervi asfaltati, sterrati, innevati, rocciosi, sabbiosi. Sébastien Ogier oggi ha quasi quarantadue anni, li compirà il diciassette di dicembre. Ha i primi capelli grigi e le prime righe intorno agli occhi. Ha una famiglia che lo ama e che si è abituata negli anni a dividerlo con la sua passione di correre in macchina per tutto l’anno in giro per il mondo, che poi è anche la sua professione. Ma oggi è soprattutto un uomo felice. Perché la sua lunga rincorsa alla leggendaria carriera del connazionale Sébastien Loeb si è conclusa in Arabia Saudita. Loeb, anagraficamente nove anni più anziano di Ogier, è stato infatti il primo - e anche l’unico fino a poche ore fa - a poter vantare una striscia di nove titoli mondiali vinti nella classe regina del Rally Mondiale, il WRC, conquistati fra il 2004 e il 2012. E tutti al volante di una Citroën. Ogier ha fatto di più. Ne ha conquistati altrettanti, non consecutivamente è vero, ma cambiando squadre e macchine, dimostrando di sapersi adattare alle Volkswagen e alle Ford, così come alle Toyota. E vincendo in un arco di tempo che va dal 2013 al 2025. I due si sono scontrati, si sono incontrati, si sono annusati fin dal primo giorno. E nel 2011 hanno cercato una difficile convivenza proprio nella squadra francese nella quale Loeb era già la stella indiscussa e Ogier il nuovo arrivato, appena promosso titolare al volante della DS3 WRC. Non poteva durare. I due lupi si sono guardati dritti negli occhi immediatamente. Quello anziano ha difeso il ruolo, l’altro ha preteso spazio. In quella stagione Ogier ha vinto cinque gare proprio come Loeb. Chiudendo terzo nel mondiale nell’anno del debutto. E vincendo a Düsseldorf la Race of Champions al primo colpo con la nuova Polo R WRC, facendo storcere il naso a tutti e di fatto preannunciando così il passaggio in Volkswagen. I due non potevano coesistere. La loro rivalità si è così consumata in corsa e appena si è appannata la stella del primo è esploso il secondo. E Ogier ha iniziato la sua lenta scalata al successo e verso quella meta che era non dichiarata ma evidente a tutti come una ossessione per nulla latente ma oggettiva e presente: fare se non meglio, per lo meno come e quanto Loeb. In Arabia Saudita Ogier ha vinto la sua prova speciale numero 800. Si è portato a casa il 68° rally vinto in carriera, ma soprattutto il nono titolo iridato che lo ha consacrato stella delle stelle. E da ora in avanti, quando si parlerà del campione Séb, si dovrà specificare se ci si starà riferendo a Séb Loeb o a Séb Ogier. Nel Rally dell’Arabia Saudita Ogier ha scritto un’altra pagina di storia del WRC, pur non prendendo parte a tutti i rally della stagione, il francese è stato ancora una volta il pilota più costante e il più vincente conquistando sei successi. Al suo fianco non c’è questa volta Julien Ingrassia, storico navigatore, ma l’ottimo Vincent Landais. Di fronte a lui, all’arrivo c’è la famiglia, alla quale ha promesso tante volte di stare più vicino, l’ultima volta tre anni fa. Ma il richiamo della foresta del WRC è troppo forte per un lupo di razza, che adesso - ne sono certo - starà già pensando a fare un altro passo in avanti, alzando ancora l’asticella e magari puntando al decimo titolo iridato. Ogier ha sempre desiderato stare di più in famiglia, ma aver capito di poter vincere anche part-time, ora che si ritira Kalle Rovanpera, che va via anche Ott Tanak, potrebbe indurlo a un ennesimo peccato di gola. Gap è il divario fra lui e gli avversari, ma si è visto ancora che nella sua esistenza i gap sono due. Quello che ancora i suoi colleghi non riescono a colmare nei suoi confronti in gara e la quiete della sua cittadina che può aspettarlo ancora un po’ prima che lui si fermi… Ancora un anno, qualche mese… è così bello vincere…

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Per Sébastien Ogier vincere è ancora più bello

Lucio Rizzica