
LA FOTOGALLERY - La prestazione di questa notte da 58 punti di Russell Westbrook aggiorna la lista dei campioni NBA che hanno associato il proprio career-high a una partita persa. Scopritela insieme a noi.
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Russell Westbrook, già presente in questa gallery con i 54 punti “perdenti” realizzati contro i Pacers nel 2015, ha aggiornato il suo score con la gara persa in casa questa notte contro i Trail Blazers: questa volta non ne bastano 58 per conquistare il successo in casa contro Portland
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Nella gara del 6 dicembre, nonostante i 52 di JOHN WALL gli Washington Wizards non sono riusciti a superare gli Orlando Magic. Il playmaker All-Star è diventato solo l’ottavo giocatore nella storia degli Wizards a chiudere una gara con 50 o più punti (Gilbert Arenas 3 volte, Bernard King 2, poi una a testa per Michael Jordan, Earl Monroe, Moses Malone, Phil Chenier e Tracy Murray).
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Quanto deve essere frustrante firmare il proprio massimo in carriera – per di più con una prestazione mostruosa da 47 punti e 18 rimbalzi – e perdere? Ne sa qualcosa il giovane lungo dei Minnesota Timberwolves, che ha assaporato per l’ennesima volta il sapore amaro della sconfitta. Eppure tanti altri fenomeni della storia della Nba associano la loro miglior prestazione realizzativa a una sconfitta. La buona notizia per KAT è che, a differenza di molti di loro, ha ancora tutto il tempo per rifarsi.
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David Thompson, per certi versi, è il più grande "perdente" della storia. Nessuno ha mai segnato 73 punti in una partita senza tornare a casa con la vittoria, tranne lui. Quella prestazione è la quarta migliore nella storia della Nba dietro i 100 di Chamberlain, gli 81 di Kobe e altri 78 di Wilt, ma lui la associa a una doppia sconfitta: quella nella partita (139 a 137 per i Pistons contro i suoi Nuggets) e quella nella classifica marcatori conquistata da George Gervin.
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Già, George Gervin. Quello stesso giorno, il 9 aprile 1978, il fuoriclasse dei San Antonio Spurs ne segnò 63 per tenere lontana la rimonta disperata di Thompson (battuto per sette decimi di punto, 27.22 a 27.15) e associando anch’egli il proprio career-high a una sconfitta di squadra. La particolarità? Li segnò tutti nei primi tre quarti, di cui 33 nel solo secondo quarto (record Nba prima dei 37 di Klay Thompson nel 2015) e rimanendo seduto per tutto l’ultimo periodo, assistendo alla sconfitta dei suoi. D’altronde il suo lo aveva già fatto conquistando il primo dei quattro titoli di capocannoniere della sua carriera.
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Con DeMarcus Cousins si passa alla storia recente. La sua prestazione da 56 punti e 12 rimbalzi risale al 25 gennaio del 2016. A macchiare il suo career-high, oltre alla sconfitta, anche sette palle perse e sei falli, che lo hanno costretto a rimanere seduto mentre i suoi Kings perdevano al secondo supplementare.
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La partita al Madison Square Garden di Steph Curry nel 2013 è rimasta nelle memorie di tutti, complice l’irreale 11/13 con cui aveva stregato la Grande Mela arrivando a toccare il suo massimo in carriera a quota 54 punti. Meno persone forse si ricordano che Curry perse quella partita, complici i 35 punti di Carmelo Anthony e degli Warriors che non erano ancora quelli di adesso. Anche qui: la storia non è ancora finita, anzi.
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Chi avrebbe mai detto che Tim Duncan, il giocatore con la più alta percentuale di vittorie della storia (71,55%), ha registrato il suo massimo in carriera in una sconfitta? Ebbene, il 26 dicembre del 2001 Duncan ne ha messi 53 con 11 rimbalzi e 19/28 dal campo, ma ha dovuto concedere la vittoria al supplementare a un Dirk Nowitzki da 26 e 11 coadiuvato dai 28 di Michael Finley e i 27 di Steve Nash.
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Anche Hakeem Olajuwon si iscrive alla lista di quelli a cui non piace ricordare il suo massimo in carriera. Anzi, addirittura le tre migliori prestazioni del centro nigeriano coincidono con una sconfitta: 52&18 contro Denver il 19 aprile 1990; 51&14 contro Boston il 18 gennaio 1996 e 48&10 ancora contro Denver il 30 gennaio 1997. Una vera maledizione per lui, che si è consolato vincendo due titoli Nba.
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La storia dei Minnesota T’Wolves è costellata di sconfitte. Ne sa qualcosa Kevin Love, che il 23 marzo del 2012 ne ha segnati 51 sul campo degli Oklahoma City Thunder ma, dopo una partita memorabile finita al doppio overtime, ha dovuto arrendersi all'ennesima delusione della sua carriera a Minneapolis.
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Patrick Ewing è ancora una figura venerata a New York, e a ragione visto quello che ha raggiunto nella sua carriera. Anche lui però ha registrato il career-high da 51 e 18 in una sconfitta contro Boston il 24 marzo 1990, colpa dei 64 punti combinati del trio Bird-Parish-McHale e soprattutto dei 31 del compianto Reggie Lewis.
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Chris Webber è stato uno dei giocatori più amati e belli da vedere di sempre, almeno tra i lunghi. Nella sua carriera però ha sempre mancato l’appuntamento con la vittoria, e anche una prestazione mostruosa da 51 punti, 26 rimbalzi, 5 assist, 3 recuperi e 2 stoppate gli è valsa solo una sconfitta in overtime contro Indiana il 5 gennaio 2001.
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Charles Barkley ha passato una carriera a collezionare doppie-doppie, e anche per il suo career-high non si è fatto scappare la doppia cifra in punti (ben 47) e rimbalzi (15). Ovviamente con sconfitta, raccolta il 9 febbraio 1988 sul campo degli Atlanta Hawks di Dominique Wilkins, autore di 49 punti in quella stessa partita.
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Concludiamo questa carrellata con un giocatore fondamentale tanto per la storia dei T’Wolves quanto per quella di Karl-Anthony Towns. Il ricordo di Kevin Garnett è ancora vivo nelle memorie di tutti, ed è abbastanza calzante che il suo massimo in carriera sia arrivato a Phoenix nel 2005, nel pieno degli “anni bui” prima del passaggio ai Celtics. L’altra particolarità? Solo un rimbalzo lo distingue da KAT: 47 punti e 17 rimbalzi. Vicini anche in questo.