Questa notte dalle 2.30 in diretta su Sky Sport 2 la sfida tra L.A. Clippers e Golden State Warriors, con Griffin tornato in quintetto da una parte e Curry infortunato dall'altra
Per la prima volta nella loro storia i Golden State Warriors schiereranno ben 4 giocatori all’All-Star Game del prossimo 19 febbraio di New Orleans; tutto il quintetto insomma, fatta eccezione del lungo georgiano fuori soltanto a causa della “Zaza Pachulia rule” che ha cambiato il criterio di selezione dei titolari che parteciperanno alla partita delle stelle. In panchina poi ritroveranno Steve Kerr, entusiasta della possibilità di avere a disposizione buona parte dei suoi giocatori anche in un contesto così particolare: “Schiererò di sicuro tutti e quattro insieme sul parquet. Di certo succederà durante il corso della partita e sarà una cosa molto divertente”. Klay Thompson non senza malizia si domanda chi potrebbe essere il quinto da schierare, e nel momento in cui al coach degli Warriors viene fatto il nome di Russell Westbrook, lui preferisce glissare e andare avanti senza dare una risposta.
Curry in dubbio – Il punto interrogativo più grande del match contro i Clippers (in onda dalle 2.30 su Sky Sport 2) riguarda la presenza o meno di Steph Curry in quintetto, fuori a causa di un problema al quadricipite della coscia sinistra che potrebbe costringerlo così a saltare la prima gara di questa regular season. Tutti gli altri però ci saranno eccome, pronti a riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato lo scorso 7 dicembre nella gara dominata allo Staples Center da Kevin Durant e compagni. In quell’occasione fu una vera e propria esecuzione, segnata sin dal primo quarto come testimoniato dal 19-37 rifilato ai losangelini al primo intervallo. Quella sera furono 24 i punti di Thompson in una gara chiusa da Golden State mettendo a referto 32 assist sui 42 canestri realizzati. Una sinfonia, contro la quale a nulla servirono i 15 punti di Chris Paul e i 12 di Blake Griffin.
Montagne russe – La scelta numero uno al draft del 2009 da quel giorno ha giocato soltanto altre cinque partite, fuori a causa dell’operazione al ginocchio destro e ritornato in campo soltanto nell’ultima sfida persa dai Clippers in rimonta a Philadelphia in cui il numero 32 ha giocato 29 minuti chiudendo con 12 punti e 11 rimbalzi. Un ritorno che i losangelini sperano dia la scossa, in quest’ultimo mese vissuto in altalena. Infatti, nonostante la striscia di sette successi consecutivi con cui hanno aperto il 2017, i Clippers si ritrovano ad aver perso nove delle loro ultime 17 partite, non di certo il cammino di una squadra dell’élite NBA: “A pieno regime siamo una squadra da titolo. Semplicemente non riusciamo a essere al completo da un bel po’ di tempo”, commenta DeAndre Jordan, l’unico convocato per la partita delle stelle della squadra di Los Angeles; un posto conquistato anche grazie alle ultime convincenti prestazioni. Sono infatti nove le doppie doppie nelle ultime 14 gare del centro medaglia d’oro olimpica a Rio quest’estate, chiuse con almeno 20 punti a referto in quattro occasioni (non la specialità della casa) e almeno 20 rimbalzi per ben sei volte. Jordan è il giocatore che cattura più rimbalzi in media a partita (14) e che tira con la miglior percentuale dal campo (69%). Lo stesso non si può di certo dire delle sue travagliate escursioni in lunetta, ma in questo momento difficile il numero 6 sta diventando un affidabile riferimento offensivo (15.8 punti e 16.4 rimbalzi nelle ultime dieci).
Trade in arrivo per i Clippers? – Inoltre voci sempre più insistenti sottolineano come la squadra di coach Doc Rivers si stia muovendo insistentemente sul mercato alla ricerca di forze nuove per provare a migliorare un roster che, infortuni a parte, sembra soffrire sempre del solito problema legato alla panchina poco profonda. Tra i giocatori più chiacchierati (e appetibili) c’è anche Austin Rivers, il figlio dell’allenatore: “Questo è il mio lavoro – commenta Doc -; se si pensa così di migliorare la squadra, allora è una scelta che va fatta”. Il riferimento è legato alla suggestione circolata negli ultimi giorni riguardo una possibile trade che porterebbe Carmelo Anthony a New York senza dover rinunciare a giocatori del calibro di Paul, Griffin e Jordan: “Noi non stiamo trattando con nessuno; sono le altre squadre che ci stanno contattando. Noi amiamo la nostra squadra e pensiamo di essere già molto forti così. Detto questo, il mio lavoro è quello di provare a migliorare. Se possibile, sarà quello che faremo”. Nel frattempo a Rivers toccherà un posto da titolare nella sfida della Oracle Arena. L'importante sarà bene nella gara di questa notte, al resto poi penserà papà.