In diretta alle 2 su Sky Sport 2 i Celtics ospitano i campioni in carica e cercano di invertire la rotta dopo tre sconfitte in quattro partite. Cleveland intanto potrebbe far debuttare Deron Williams
Si tratta dello scontro tra le due prime squadre della Eastern Conference, eppure la distanza che separa i Cleveland Cavaliers dai Boston Celtics va ben oltre le sole quattro partite di distacco della classifica. La pausa per l’All-Star Weekend e soprattutto la deadline del mercato hanno rappresentato due momenti spartiacque per la stagione delle due squadre, che nelle ultime settimane sono andate in maniera opposta: i Cavs hanno vinto nove delle ultime undici partite disputate, tra cui le ultime cinque in cui è sceso in campo LeBron James; i Celtics invece hanno vinto solamente una volta nelle quattro gare post-All-Star Game, peraltro grazie a 19 tiri liberi sbagliati da Detroit in una partita tirata. Inoltre, il mercato ha portato in dote ai Cavs due nuove firme tra i free agent come Deron Williams (che farà il suo debutto nella gara coi Celtics) e Andrew Bogut (ancora non ufficializzato), rimpolpando una rotazione già ritoccata con gli arrivi di Kyle Korver via trade e Derrick Williams. I Celtics invece alla fine sono rimasti immutati, senza riuscire ad arrivare ai desiderati Paul George o Jimmy Butler e puntando su questo gruppo per arrivare fino in fondo ai playoff a Est.
Attacco atomico — Le prime due sfide tra le squadre avevano sottolineato l’immarcabilità di Kevin Love per la difesa di Boston, con il lungo dei Cavs a segnare 56 punti con 23 rimbalzi in due gare. Love però, come ben noto, non tornerà almeno per un altro mese così come appare lontano anche il rientro di J.R. Smith. La nuova rotazione di Cleveland però al momento non sembra risentire delle assenze dei due titolari: dal 1 febbraio il differenziale su 100 possessi è solidissimo (+9.3, terzo migliore dietro Warriors e Spurs) grazie soprattutto al 119.1 di rating offensivo (il migliore della lega con quasi il 60% di percentuale effettiva al tiro), in grado di sopperire alle mancanze di una difesa che concede ancora 109.8 punti su 100 possessi (22° nella NBA). Dopo lo sfogo di LeBron James sulla composizione del roster, la squadra ha vinto 11 delle successive 15 partite e con la ritrovata profondità del roster appare sempre più destinata a finire la regular season con il miglior record della Eastern Conference.
Ritrovare fiducia — Ben diversa la situazione in casa Celtics, che hanno perso tre partite contro due dirette concorrenti come Raptors e Hawks e ora vedono il loro secondo posto minacciato dalle inseguitrici, con Washington e Toronto solamente a due partite di distanza. A preoccupare sono soprattutto i periodi di forma dei due leader della squadra Isaiah Thomas e Al Horford, che nelle ultime gare hanno tirato entrambi sotto il 32%. Uno “slump” che si è esteso anche al resto del roster, quint’ultima per rating offensivo dopo la pausa per l’All-Star Game (98.1) e ancora peggio nelle percentuali effettive di tiro (47.2%). “Non sono preoccupato per Isaiah, sono preoccupato per come sta giocando la nostra squadra” ha concesso Brad Stevens, con la difesa scivolata solo nella media della NBA dopo che nella scorsa stagione aveva chiuso al quinto posto in tutta la lega. Il ritorno di Avery Bradley — pur ancora limitato a soli 15 minuti di utilizzo — può aiutare sotto questo aspetto, ma è soprattutto dal punto di vista mentale che i Celtics devono ritrovare slancio: vincere contro i campioni in carica può rappresentare una svolta dal punto di vista della fiducia nelle potenzialità di questo gruppo, confermato in blocco dalla dirigenza nella deadline del mercato.
Accoppiamenti — Molto della sfida si giocherà sulla sfida incrociata tra Kyrie Irving e Isaiah Thomas: le due point guard titolari sono delle eccellenti dinamo offensive, ma altrettanto non si può dire della loro difesa e difficilmente coach Lue e Stevens decideranno di mandarli l’uno contro l’altro, cercando di “nasconderli” su esterni meno dotati dal punto di vista offensivo. Trovare un nascondiglio nella rotazione dei Cavs può rivelarsi però un problema, specialmente quando in campo c’è Kyle Korver, che trasforma in oro tutto quello che tocca (quasi il 60% da tre a febbraio) e rimane comunque un corpo di due metri più che a suo agio nel giocare sui blocchi. Poi, oltre a tutto il resto, c’è sempre LeBron James, che nel silenzio sta producendo l’ennesima stagione eccellente della sua carriera (quasi 26 punti, 8 rimbalzi e 9 assist) pur giocando un quantitativo di minuti fin troppo alto (37.5 a sera, solo Kyle Lowry — ora infortunato — più di lui). Uno sforzo extra che per ora sta mantenendo in alto i Cavs, che a Boston vogliono dare l’ultima spallata alla Eastern Conference prima di prepararsi a dei playoff che si preannunciano lunghi.