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NBA, i risultati della notte: Paul George dice 35

NBA

La stella dei Pacers domina i Toronto Raptors nel secondo tempo. Sconfitte pesanti di Chicago a New York e Portland a Utah in ottica playoff. San Antonio vince all’overtime nell’anticipo di serie contro Memphis, successi casalinghi per Cleveland e Golden State.

Indiana Pacers-Toronto Raptors 108-90 — Vittoria fondamentale per i Pacers, che con una delle più grandi rimonte di questa stagione vincono contro i Raptors grazie a un eccellente Paul George, che con 18 dei suoi 35 punti nel solo terzo quarto fa meglio di qualsiasi giocatore di Toronto (tranne un DeMar DeRozan, che ha segnato 20 dei suoi 27 punti proprio nel duello del terzo quarto). A metà secondo quarto i canadesi erano avanti 45-26, ma da lì in poi sono stati massacrati per 82-45 per colpa delle ottime percentuali dall’arco di Indiana (9/13 nel secondo tempo) ma anche del contributo di Lance Stephenson, che ha fatto il bello (12 punti, 3 assist, 2 bombe e 5/10 dal campo) e il cattivo tempo (lay-up a 3.3 secondi dalla fine invece di far scadere il cronometro), suggellando il suo primo ritorno a Indianapolis con una rissa nel finale. Un rientro non esattamente come quello di Michael Jordan, ma comunque fondamentale per i Pacers che hanno avuto anche 20 punti e 6 assist da Jeff Teague e 15 da Thaddeus Young, agganciando Chicago al settimo posto con il record di 38-40 e in attesa che Miami (37-40) affronti Charlotte domani notte: nei confronti di entrambe le squadre Indiana non ha il vantaggio del tie-breaker, che potrebbe rivelarsi fondamentale in questa tiratissima volata per gli ultimi posti a Est.

New York Knicks-Chicago Bulls 100-91 — A proposito di Bulls: Jimmy Butler e compagni, che cavalcavano una striscia di quattro successi in fila, hanno perso una gara cruciale al Madison Square Garden contro dei Knicks che non hanno più nulla da chiedere alla stagione. Il protagonista è stato Carmelo Anthony che, dopo aver fatto intendere che il suo futuro nella Grande Mela è tutt’altro che certo, è stato il migliore dei suoi con 23 punti pur con brutte percentuali (9/25), anche perché in quintetto con lui sono partiti tre rookie (Ron Baker, Maurice Ndour e Willy Hernangomez) e il secondo miglior realizzatore è stato Courtney Lee con 14. Un successo maturato soprattutto nel primo tempo in cui i Knicks hanno tirato col 55% dal campo e dominato a rimbalzo (53-36) andando all’intervallo sul +14, mentre Chicago ha vissuto una pessima serata a livello di percentuali (solo il 38% dal campo e il 22% da tre) nonostante i 26 di Butler e i 21+10 di Nikola Mirotic. “Non siamo scesi in campo con il fuoco necessario” ha dichiarato l’All-Star dei Bulls. “Loro sono andati in campo come se avessero qualcosa per cui giocare, noi no. Ci hanno fatto il c**o sotto ogni aspetto del gioco”.

Utah Jazz-Portland Trail Blazers 106-87 – “No Nurkic, no party”, verrebbe ironicamente da pensare, visto il destino beffardo che è capitato all’ex giocatore dei Nuggets e soprattutto ai Blazers, al secondo ko consecutivo da quando il lungo bosniaco è stato costretto a fermarsi per infortunio. Una partita vinta nel secondo tempo dai padroni di casa grazie al solito contributo di Gordon Hayward (30 punti) e Rudy Gobert (20 punti e 11 rimbalzi), decisivi nel parziale da 15-6 in apertura di quarto periodo che ha definitivamente permesso ai Jazz di allungare sul +20 e conquistare un successo che li avvicina sempre più al quarto posto. A Portland, passata in vantaggio un’unica volta a metà secondo quarto, non bastano i 25 punti di C.J. McCollum e i 16 di Damian Lillard. I Blazers adesso hanno soltanto mezza partita di vantaggio su Denver e dovranno giocare nei prossimi giorni nuovamente sia contro Minnesota che contro Utah, proprio le squadre contro cui hanno perso le ultime due: questa volta però sarà vietato sbagliare per i ragazzi di coach Stotts.

San Antonio Spurs-Memphis Grizzlies 95-89 OT– I San Antonio Spurs riacciuffano nel finale un match che sembrava perso, grazie a due dei 15 punti realizzati da LaMarcus Aldridge a 1.6 secondi dalla sirena che mandano la partita all’overtime, vinta poi con discreto margine nei cinque minuti di tempo supplementare con i canestri da tre di Patty Mills e Pau Gasol. Il miglior realizzatore in casa Spurs è ovviamente Kawhi Leonard, autore di 32 punti, 12 rimbalzi e 4 assist, decisivi nel regalare il 60° successo stagionale ai texani: per la prima volta nella storia della franchigia, gli Spurs conquistano almeno 60 vittorie in due stagioni consecutive. In casa Grizzlies invece sono 19 i punti di Mike Conley e 18 con 16 rimbalzi quelli di Zach Randolph, in quello che a tutti gli effetti è stato un anticipo del prossimo primo turno playoff. Una gara incoraggiante per Memphis, in grado di ricucire gli 11 punti di svantaggio negli ultimi sei minuti di gioco e andata a un passo dall’impresa.

Cleveland Cavaliers-Orlando Magic 122-102 — Dopo un primo tempo tirato chiuso addirittura in vantaggio da Orlando, i Cleveland Cavaliers sono tornati per 12 minuti la schiacciasassi della scorsa stagione, facendo piovere triple su triple sui malcapitati Magic. A fine gara sono ben 18 i tiri da tre mandati a segno dai campioni in carica, di cui la metà (su 13 tentativi) all’interno di un terzo quarto da 43-20 (e 16 assist su 17 tiri segnati) che ha deciso la partita. LeBron James è andato in tripla doppia — 18 punti, 11 rimbalzi e 11 assist, 778^ partita consecutiva con almeno 10 punti, superato Kareem Abdul-Jabbar al secondo posto nella classifica all-time dietro Jordan — per la seconda partita consecutiva, mentre tanto Kevin Love (28+11 con 5/9 da tre) quanto Kyrie Irving (24 con 8 assist) hanno dato il loro contributo, con 30 punti in coppia degli specialisti del tiro J.R. Smith (19 con da 5/8 dietro l’arco) e Kyle Korver (11 con 3/5 al rientro dopo aver saltato 11 delle ultime 12 partite). Poco da fare per i Magic, arrivati alla quinta sconfitta nelle ultime cinque nonostante sei giocatori in doppia cifra, mentre i Cavs agguantano Boston al primo posto a Est in attesa dello scontro di domani notte al TD Garden.

Golden State Warriors-Minnesota Timberwolves 121-107 – Il decimo quarantello in carriera realizzato da Klay Thompson regala il successo ai Golden State Warriors, il 12° consecutivo in questa striscia che ha definitivamente scacciato via i dubbi sorti dopo le cinque sconfitte arrivate a stretto giro dopo l’infortunio di Kevin Durant. Per il numero 12 sono 41 punti con sette triple, la seconda prestazione stagionale oltre quota 40 dopo i 60 realizzati lo scorso dicembre nella partita da record contro i Pacers. A questi si aggiungono i 19 con 9 assist di Steph Curry, in un match controllato dai padroni di casa senza troppo affanno per oltre tre quarti. Per Golden State è il 204° successo in tre stagioni: mai nessuna squadra nella storia NBA ha vinto così tanto in un triennio in regular season.

Philadelphia 76ers-Brooklyn Nets 118-141 — A loro modo, i Nets sono riusciti a lasciare almeno un segno positivo su questa stagione: gli 81 punti segnati nel primo tempo sono un record per la franchigia, con Jeremy Lin e Brook Lopez a quota 16 punti a guidare otto giocatori in doppia cifra per un eccellente 64% al tiro. Se i Sixers hanno coniato il motto “Trust the Process”, i Nets possono utilizzare “Trust the Progress”: la terza vittoria in fila fa salire il loro record a un rispettabilissimo 10-10 da inizio marzo, con sei vittorie nelle ultime 10 che fanno pensare di poter andare a riprendere i Phoenix Suns, distanti ancora tre partite ma in caduta libera dopo 12 sconfitte consecutive. Giusto per dare meno possibilità ai Boston Celtics di arrivare a Markelle Fultz, probabile prima scelta assoluta presente a Philadelphia a bordocampo.

Sacramento Kings-Dallas Mavericks 98-87 – Ben McLemore segna 21 dei suoi 22 punti nel secondo tempo, chiudendo come il migliore dei sei giocatori dei Kings in doppia cifra nel successo contro Dallas. Undici punti del numero 23 sono arrivati consecutivamente sul finire di terzo periodo, decisivi nel riportare avanti i californiani in un match dal sapore più di pre-season che di vera e propria competizione. Con Dirk Nowitzki, Seth Curry e Wesley Matthews tenuti fuori causa infortuni e/o riposo, i Mavericks hanno più che altro testato i vari Nicolas Brussino, Jarrod Uthoff e AJ Hammons in vista di un loro possibile impiego futuro, in un futuro prossimo che ormai contempla solo lo scenario delle vacanze.