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NBA, Jackson scarica ‘Melo, Porzingis non ci sta

NBA

Dario Vismara

Davanti ai microfoni Phil Jackson ha definitivamente scaricato Carmelo Anthony: "Non siamo riusciti a vincere con lui, penso che farebbe meglio ad andare da un’altra parte". Parole a cui 'Melo ha risposto con ironia sui social, mentre Kristaps Porzingis non si è presentato ai colloqui di fine anno...

Tanto tuonò che alla fine piovve, verrebbe da dire. Dopo un’intera regular season di drama – tra guerre intestine, voci di scambi, giocatori che spariscono, leggende portate fuori dal Garden con la forza, lamentele sul sistema di gioco, fischiinfortuni, sospensioni, tagli, esperimenti non riusciti, il proprietario che insulta un abbonato, ma soprattutto sconfitte su sconfitte che sono valse la quarta assenza consecutiva dai playoff –, dopo appena due giorni di off-season i New York Knicks sono di nuovo in pieno caos. A scatenare un putiferio sono state come al solito le parole di Phil Jackson, che in una conferenza stampa di quasi 50 minuti non le ha certamente mandate a dire. L’attacco più importante, ovviamente, lo ha riservato a Carmelo Anthony, il suo bersaglio preferito ormai da diversi mesi. Dopo aver cercato in tutti i modi di portarlo a rinunciare alla sua “No Trade Clause”, Jackson ha detto seccamente che “non siamo riusciti a vincere con Anthony e penso che, per la direzione che vogliamo prendere con questa squadra, farebbe meglio ad andare da un’altra parte e usare il suo talento dove può vincere o inseguire quel titolo”. Un modo neanche troppo carino per indicare la porta da cui uscire, per quanto Jackson abbia cercato di farla passare come un “favore” per la sua stella: “Lui ha deciso di rimanere, e abbiamo costruito una squadra attorno a lui. Quest’anno durante la stagione c’è stata una richiesta di informazioni o curiosità sulla sua disponibilità a essere scambiato, e sfortunatamente è diventata una cosa pubblica. Non era nostra intenzione, ma è successo. Mi complimento con lui per il fatto che si è comportato molto bene nonostante tutto il drama. Ma non abbiamo trovato nulla che avesse senso per noi in quel momento”. 

I colloqui con ‘Melo

Jackson ha continuato rivelando il contenuto delle riunioni che hanno avuto con la loro stella: “Abbiamo parlato di come avremmo cercato di approcciare ciò che dobbiamo fare, e che prenderemo in considerazione le sue idee. Gli ho detto che non lo avremmo scaricato o niente del genere [anche perché Anthony ha il coltello dalla parte del manico, ndr], ma che avremmo cercato dei modi per migliorare. Non siamo riusciti a vincere, e quella è la nostra priorità: vincere. I nostri incontri comunque non sono stati litigiosi, anzi sono stati cordiali. Continueremo in questo modo”. Coach Zen però ha rivelato anche il suo consiglio per il futuro di Anthony: “Gli ho detto semplicemente che qui non ha vinto, e non dovrebbe volere che la sua carriera finisca senza vincere. Non è un’etichetta che si vuole avere. Ne abbiamo parlato, ma a lui piace stare qui. Lo ha detto chiaramente”. Jackson – pur sostenendo di non aver mai criticato Melo – ne ha anche sottolineato i limiti, accusandolo più volte di tenere troppo il pallone (“Ma non è una critica, è quello che fa. È un semplice fatto” si è difeso Coach Zen) e che i Knicks hanno “bisogno di giocatori che sono attivi, che possono giocare ogni singolo possesso in difesa e in attacco”.

REALLY 😂😂 #StayMe7o

Un post condiviso da Carmelo Anthony (@carmeloanthony) in data:

La non-risposta di Anthony

Carmelo Anthony avrebbe potuto rispondere che in realtà i Knicks sono riusciti a vincere anche 50 partite con lui da prima stella nel 2012-13, e che le cose hanno iniziato ad andare veramente male dall’arrivo di Jackson in poi. Quando però gli è stato chiesto un commento ad un evento di Brand Jordan ha preferito prendere un’altra volta la “high road”, senza rispondere direttamente alle ennesime accuse del suo presidente, limitandosi a condividere su Instagram un'espressione perfettamente immobile di Leonardo Di Caprio ne Il Grande Gatsby con il commento “DAVVERO?” e due emoji che ridono oltre al suo hashtag #StayMe7o. Ormai è chiaro a tutti che il suo tempo a New York è finito e dopo questa ennesima polemica a distanza è impensabile che lui e Jackson possano convivere un giorno di più nella stessa franchigia, eppure la decisione finale resta comunque nelle sue mani grazie alla “No-Trade Clause” che impedisce ai Knicks di scambiarlo senza il suo permesso. Se proprio i blu-arancio volessero “prendere la prossima stagione come il punto di partenza di una ricostruzione”, come dichiarato da Jackson, l’unica opzione a loro disposizione sarebbe quella del taglio del suo contratto, pur dovendogli comunque dare gli oltre 54 milioni garantiti dai due anni rimanenti. Un vero salasso per un giocatore che, per quanto ingombrante, non è certamente l’unico e solo problema dei New York Knicks. Anzi, ora se ne è aggiunto uno di più.

La ribellione di Porzingis

Il giocatore in assoluto più importante per i Knicks, ora e in futuro, è senza dubbio Kristaps Porzingis e la squadra di James Dolan aveva un solo compito: non alienare e far arrabbiare il lettone. Eppure, con la ciliegina sulla torta di questa incredibile stagione, sono riusciti anche in questo: il numero 6 infatti non si è presentato alle “exit interviews” di fine stagione, il classico appuntamento in cui dirigenza e giocatori fanno il punto sulla stagione appena conclusa e pianificano il lavoro estivo prima del “liberi tutti”. Porzingis non ha mancato di rendere noto a ESPN che il motivo di tale “ribellione” è da ricercare nella frustrazione per la direzione che la franchigia ha deciso di prendere (confermata anche da un “like” alla foto di Anthony su Instagram). Una persona vicina al giocatore ha dichiarato che “pensa solo che la misura è colma, ed è molto scoraggiato”. Un sentimento condiviso anche dai Knicks, che sono ovviamente arrabbiati per il comportamento del loro miglior giovane, cosa che peraltro era facilmente intuibile già dalle parole di Jackson sul suo lungo: “Non penso sia pronto [a trascinare una franchigia]. Ha 21 anni. Sarebbe un carico molto pesante per chiunque. Ma ha mostrato competitività e voglia di vincere, e siamo contenti di come è stato sviluppato. Credo che fosse un po’ preoccupato dal lato fisico, per non essere riuscito a scendere in campo in tutte le partite per il tendine d’Achille, la schiena e tutto il resto…”. In realtà la sfuriata di “The Unicorn” non è del tutto inaspettata, visto che già dopo una sconfitta nel derby con i Nets si era lasciato andare a uno sfogo davanti ai giornalisti dicendo che "in questa franchigia c’è confusione dal primo all’ultimo, ed è difficile giocare in questo modo”. Una confusione riscontrabile anche nelle parole di Jackson, che ha definito le triple di Porzingis – uno dei punti forti del suo repertorio offensivo – come “un modo facile per cercare di segnare” e che invece gli sono piaciute le partite in cui non ha provato neanche un tiro dalla lunga distanza. “Gli ho detto che è importante: se non c’è la conclusione da tre, non bisogna prendersela. A volte è un modo comodo di segnare punti, specialmente quando sale l’ansia per segnare punti a tabellone. Quest’anno ha imparato a tirare anche da distanza più ravvicinata, specialmente delle cose in post basso che erano buone”. E considerando anche che Jackson non ha escluso nessuno scambio (“Tutto deve essere possibile”, la sua risposta), viene da chiedersi se quest’estate il telefono di Jackson non squilli più per Kristaps Porzingis che per arrivare a Carmelo Anthony…