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NBA, Bulls al veleno dopo il ko con Boston: “Thomas fa sempre passi”

NBA

Dopo la pesante sconfitta incassata dai Bulls in gara-4, Fred Hoiberg se la prende con gli arbitri e con i mancati fischi contro il numero 4, a detta del coach di Chicago colpevole di fare sempre infrazione di doppio palleggio: “Così diventa impossibile da marcare” 

Non avrà usato uno slogan riconoscibile come il “Take that for data” pronunciato qualche giorno fa da coach Fizdale, ma l’intenzione di Fred Hoiberg è chiaramente la stessa: proteggere i suoi Chicago Bulls dopo le due sconfitte casalinghe consecutive, spostando l’attenzione su altro (quasi sempre gli arbitri) e provando a riparare Jimmy Butler e compagni dall’ondata di critiche che prevedibilmente li avrebbe travolti nel post partita. Non tanto per la prestazione, quanto per l’occasione sfuggita di mano; un vantaggio quello sperperato dalla squadra dell’Illinois che adesso andrà nuovamente ricostruito. Colpa dell’attacco inceppato dopo l’infortunio di Rajon Rondo, della rivedibile copertura difensiva e di un “effetto rimbalzi” che sposta sempre meno le sorti della partita. Il coach dei Bulls però a questo aggiunge anche un’altra interpretazione: “Lasciatemi prima di tutto dire che Isaiah Thomas è un giocatore fantastico, un favoloso agonista; un guerriero capace di superare qualsiasi tipo di ostacolo. Ha giocato davvero una gran partita stasera. Ma quando sei autorizzato a interrompere di continuo il palleggio, diventa davvero impossibile pensare di poter marcare un avversario del genere. Diventa difficile quando puoi mettere la mano sotto il pallone e fare tranquillamente due o tre passi, prima di metterla nuovamente a terra. È impossibile pensare di difendere quando gli arbitri ti concedono tutto questo”.

“Smart è un bravo attore”

“Le violazioni per palleggio accompagnato sono ogni anno uno dei punti di maggiore interesse per quel che riguarda le segnalazioni arbitrali, un aspetto su cui ogni volta si dice che si farà attenzione, ma alla fine la soluzione viene sempre rimandata”, chiosa coach Hoiberg, convinto che buona parte dei 33 punti e 7 assist che hanno fatto così male a Chicago siano frutto dei mancati fischi. Jimmy Butler preferisce in parte glissare sull’argomento: “Thomas è un giocatore straordinario; per questo non faccio di certo attenzione a un’eventuale infrazione di passi o di doppio palleggio: non è il mio lavoro”. Il numero 21 non si tira indietro però, quando si tratta di criticare gli atteggiamenti in campo di Marcus Smart, protagonista assieme all’All-Star dei Bulls di un acceso diverbio che ha portato poi al fallo tecnico per entrambi. “È davvero un bravo attore, anche perché non ha fatto altro che recitare. Sono davvero la persona sbagliata con cui provare a fare una cosa del genere: gli conviene provarci con altri. Questa è la prima e anche l’ultima volta”. Polemiche e parole dettate più dalla frustrazione di un vantaggio dilapidato che da un'effettiva tensione che i Bulls provano in parte a innescare per scardinare le solide certezze che i Celtics si sono costruiti negli ultimi quattro giorni.

“Nessuno può marcarmi da solo”

Chi invece ha ben altro a cui pensare è Isaiah Thomas, che sale sul palco per le interviste a fine match per la prima volta da quando è venuta a mancare sua sorella Chyna e che ci tiene subito a sottolineare che accetta domande soltanto su quanto successo in campo. “I miei compagni mi hanno dato un sacco di forza: non avrei mai potuto giocare una partita del genere senza il loro contributo. Credono in me e questa è l’unica cosa che riesce a lenire il mio dolore. Mi sento meglio soltanto nelle due ore che trascorro sul parquet”. Poi arriva la domanda sulle parole di Hoiberg, dalle quali il numero 4 non può fare altro che dissentire: “Nessuno può marcarmi da solo, nessuno; la convinzione che ho nei miei mezzi è merito anche del lavoro di coach Brad Stevens che trova sempre il modo di farmi rendere al meglio”. Merito del talento quindi, non delle sviste arbitrali: “Non credo che sia quello a rendermi un giocatore difficile da contenere. Ho sempre palleggiato così in tutta la mia vita; non ricordo una singola chiamata in stagione da parte degli arbitri. Non so proprio cosa dire a Fred Hoiberg”. Meglio così, anche perché in gara-5 ci sarà fortunatamente molto altro di cui preoccuparsi.