Intervistato al Tribeca Film Festival di New York, l’ex numero 24 dei Lakers ha parlato della difficile situazione del suo ex allenatore: “Per vincere bisogna superare dei momenti difficili; i grandi giocatori vanno oltre qualsiasi avversità”
Se esistesse una classifica dei posti in cui diventa impossibile restare lontano dalle luci dei riflettori e dal fare notizia, New York difficilmente arriverebbe seconda. Lo sanno bene i Knicks, dai quali spesso e volentieri diventa impossibile stare lontani quando si fa la cronaca di ciò che accade nella lega. Nei giorni scorsi è arrivata poi la notizia che Joakim Noah sarà costretto a sottoporsi a un’operazione alla cuffia dei rotatori della spalla che lo terrà lontano dal parquet per 6 mesi; periodo durante il quale dovrà scontare anche le 20 gare di squalifica dopo essere stato trovato positivo a sostanze proibite “assunte in maniera né volontaria, né consapevole”. I 72 milioni in quattro anni garantiti al lungo francese pesano come un macigno sul cap dei newyorchesi, ennesima operazione controversa portata a termine da Phil Jackson che già nelle passate settimane aveva tuonato contro Carmelo Anthony, scaricato in maniera chiara: “Non siamo riusciti a vincere con lui, penso che farebbe meglio ad andare da un’altra parte”. In soccorso del numero 7 dei Knicks nelle ore scorse sono arrivate le parole di Kobe Bryant, il cui rapporto controverso proprio con Jackson è l’esempio di come in realtà i blu-arancio possono continuare a sperare che le cose volgano al meglio in futuro.
Le parole di Bryant
L'ex numero 24 dei Lakers, diventato negli ultimi mesi film maker a tempo pieno (e che ha presentato al Tribeca Film Festival il suo “Dear Basketball”), non ha certo la ricetta pronta per risolvere il dilemma tra Jackson e Anthony, ma sa bene come sopravvivere ai dissidi e alle sfuriate del coach con cui ha vinto cinque titoli NBA. “Le loro posizioni attuali non sono così inconciliabili; anche ai tempi dei Lakers io e lui siamo stati molti distanti alle volte. Anche Michael [Jordan, ndr] aveva avuto con lui degli scontri importanti. Tutte le storie vincenti devono passare attraverso dei momenti difficili prima di riuscire a trionfare. Anche io ho dovuto ingoiare tanti bocconi amari, ma siamo rimasti uniti e abbiamo trovato la soluzione comune per venirne fuori più forti di prima. Credo che la cosa più importante sia quella di affrontare questi problemi con pazienza, senza avere fretta di vincere. Magari alle volte non funziona, ma per provare ad avere successo bisogna tentare. Da quella che è la mia esperienza - nonostante fosse diverso perché in quel caso lui era il coach e non un dirigente -, devi sempre affrontare questo genere di cose. I veri campioni riescono a mettere in secondo piano ogni tipo di avversità”. Un consiglio in parte più rivolto ad Anthony che all’ex allenatore, il cui parere difficilmente può essere messo in discussione, come lo stesso Bryant sottolinea: “Le responsabilità di Jackson in questo nuovo ruolo sono ovviamente diverse. Non ho ben chiaro quale sia il tipo di rapporto che lui mantiene con i giocatori, ma continuo ad avere enorme fiducia nella sua capacità di giudizio e decisionale”.