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NBA Finals, Irving vs. Thompson: è il duello che decide la serie?

NBA

Mauro Bevacqua

I riflettori illuminano naturalmente di più il duello tra LeBron James e Kevin Durant (o Steph Curry) ma la sfida - spesso diretta - tra Kyrie Irving e Klay Thompson ha segnato i destini delle prime tre vittorie di Golden State e della successiva di Cleveland. Ecco come si preparano i due a gara-5

OAKLAND — Steve Kerr assegna la paternità del paragone a uno dei suoi assistenti allenatori (senza specificare quale), ma l'analogia rende perfettamente l’idea: “Klay [Thompson] è come un labrador retriever che corre dietro a una palla per tutto il giorno. Klay fa lo stesso con Kyrie [Irving]: non pensa ad altro, gli corre dietro tutto il tempo. Poi quando ha un tiro smarcato se lo prende e continua a prenderselo per tutta la partita. Lui è così — dice l’allenatore degli Warriors del suo n°11 — è perfetto. Fin qui è stato davvero grandioso, ma Kyrie da par suo è stato fenomenale e ha saputo segnare tiri davvero difficili”. Fenomenale tanto in gara-3, autore di 38 punti con 16/29 al tiro con il 66.7% (12/18) nei tiri contestati, che in gara-4, altri 40 con 15/27 al tiro, 7 triple a segno (a una dal record per una gara di finale di Ray Allen) e oltre il 57% ancora una volta sui tiri contestati (8/14). Diverse le sue prestazioni — e le sue percentuali (12/31, il 38.7% nei tiri contestati) — nelle prime due gare: “Non ero aggressivo in tutto ciò che facevo, sia col pallone in mano che senza — l’autocritica della point guard di Cleveland — incapace di approfittare di quella frazione di secondo in cui magari mi veniva lasciata un’opportunità, un buco nella difesa. E la loro difesa è stata molto brava a forzarmi in zone del campo e situazioni di gioco dove non sono totalmente a mio agio: Klay [Thompson] è un difensore incredibile, ma per quanto lui abbia studiato me, anch’io alla fine ho studiato lui”, dice Irving, per spiegare il suo cambio di rendimento nelle due ultime gare della serie. “Ho iniziato a fare le cose diversamente, ho giocato un po’ più lontano dal pallone, magari anche sacrificandomi di più per i miei compagni — che fosse con un blocco o con un rimbalzo per far partire subito il contropiede. Ho capito che posso essere determinante anche senza avere sempre il pallone tra le mani, questa è la grande differenza”. 

Preoccupazione e strategie in casa Warriors

“Forse ero riuscito a frustarlo un po’ nelle prime due gare — l’opinione di Thompson — ma già dalla terza aveva iniziato a trovare con continuità il canestro. In gara-4 poi la differenza l’hanno fatta le 7 triple che è riuscito a segnare. Possiamo sopportare 38-40 punti se segna in entrata o dal mid-range, ma se mette il tiro da fuori apre il campo per tutti i suoi tiratori”. Compito comunque per niente facile, a sentire lo stesso Irving: “Klay [Thompson] ha fatto un lavoro incredibile nel cercare di restarmi sempre addosso col suo corpo, sempre a contatto, su ogni blocco. Non c’è stato un singolo possesso in cui non ho ricevuto un colpo, subito un contatto e questo fa parte della fisicità delle finali NBA. Mi piace, è una sfida a migliorarmi ulteriormente e io la voglio accettare”. “Dobbiamo cercare di buttargli addosso tanti corpi — l’opinione di Steph Curry — e ci possiamo riuscire soltanto restando concentrati per 48 minuti. Kyrie è andato al ferro un po’ troppo per i nostri gusti e anche se è normale pensare di concedergli qualche canestro — perché ha tanto il pallone in mano e perché è bravissimo nel crearsi lo spazio e nel segnare tiri contestati — ce ne sono alcuni che dobbiamo cercare assolutamente di negargli. Mi riferisco a quelli in cui ha spazio per creare e tempo sufficiente per entrare nel cuore della nostra difesa”. Più facile da dire che da farsi, ma Klay Thompson e il resto della difesa degli Warriors sanno che se si vuole battere Cleveland e chiudere i conti in gara-5 neutralizzare Kyrie Irving potrebbe essere la mossa decisiva. Un duello tutto da gustare — che potrebbe decidere le Finals.