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NBA Finals, Iguodala: "Warriors nella storia coi più forti di sempre"

NBA

Mauro Bevacqua

Dagli "Splash Brothers" a Draymond Green, passando per Andre Iguodala, tutte le dichiarazioni più significative uscite dalle bocche dei nuovi campioni NBA dopo la fine di gara-5

OAKLAND — Prima di Kevin Durant, il premio di MVP delle finali NBA nel 2015 era finito nelle mani di Andre Iguodala, retrocesso in panchina da coach Kerr nel corso di quella stagione e poi promosso in quintetto per le ultime tre gare, a suo modo dominate. Due anni dopo, nel 2017, Iguodala chiude la serie contro i Cavs con il miglior plus/minus di squadra (+60), ancora una volta meglio di Steph Curry, di Klay Thompson, di Draymond Green. Al n°9 degli Warriors e a tutti gli altri protagonisti affidiamo il compito di raccontarci le sensazioni del titolo appena vinto attraverso le dichiarazioni rilasciate nel post-partita. 

ANDRE IGUODALA

SULLA VITTORIA WARRIORS | “Quello che abbiamo fatto stasera è storia. Entriamo nella storia come una delle più forti squadre di sempre, e nessuno può togliercelo” 
SU SE STESSO | “Le ultime tre/quattro settimane per me sono state molto stressanti. Il mio lavoro è un lavoro duro e spesso non viene riconosciuto. Sacrificarsi per essere certi che tutti al tavolo possano mangiare. Arriva però il momento che a un certo punto vuoi un po’ di gloria anche per te, vuoi dimostrare alla gente quello che vali. Capita che ho sempre un tempismo perfetto, come è accaduto stasera [20 punti con 9/14 al tiro, ndr] e come è accaduto durante tutte le finali del 2015 [dove ha vinto il premio di MVP, ndr]”.
SU COACH MIKE BROWN | “Ha fatto un aggiustamento chiave: è cambiato per adattarsi alla nostra cultura. Ed è un’impresa difficile modificare ciò che sei e quello che hai sempre fatto per tutta una vita — e che sai che funziona, perché ti ha già portato a una finale NBA. Ma lui ci è riuscito, ha abbracciato la nostra cultura pur provenendo da un sistema e da una cultura di pallacanestro diversi”. 

STEPH CURRY

SULLE SUE ISPIRAZIONI | “Fin da quando avevo 5 anni i giocatori a cui ho voluto ispirarmi sono sempre stati Steve Nash e Reggie Miller. Poi ho tratto ispirazione anche da tutti i miei allenatori, da Bob McKillop al college a Mark Jackson e Steve Kerr nella NBA e ancora prima a coach Don Nelson. Ma la cosa più bella di questa vittoria per me rimane avere qui la mia famiglia al mio fianco: sono loro la mia vera ispirazione, a loro dedico la vittoria”.
SULLA SCONFITTA DEL 2016 | “Siamo passati attraverso l’inferno, è stato un pensiero che ha occupato la mia mente per tutto l’anno mentre allo stesso tempo cercavo di mantenere al giusta prospettiva sulle cose e imparare dalla lezione. Per questo motivo il titolo di quest’anno è speciale, incredibile: difficile da paragonare alla gioia del primo ma ci siamo molto vicini”. 
SULLA STAGIONE | “Ho imparato molto su me stesso nel corso di questa stagione. La partita di natale è stata importante: lì abbiamo tutti capito che dovevamo giocare in maniera aggressiva e dare il massimo restando noi stessi per sviluppare appieno il potenziale di questo gruppo. C’è stato un momento in cui ho cercato di analizzare la situazione e provare a fare fare in modo che tutti fossero felici, ma dopo la gara di Natale l’unica mia preoccupazione è stata giocare nella maniera più aggressiva possibile perché ho realizzato che con l’intelligenza dei giocatori di questa squadra tutto sarebbe andato a posto. Sono felice di poter considerarmi un leader di questo gruppo”. 
SU KEVIN DURANT | “Ognuno di noi ha imparato moltissimo dall’altro quest’anno, e abbiamo appena iniziato. Sono felicissimo per lui perché ora è obbligatorio chiamare Kevin Durant campione”.

DRAYMOND GREEN 

SU KEVIN DURANT | “Ero conscio del nostro valore, sapevo quanto fossimo forti, ma siamo stati bravi a capire qual era il pezzo mancante che ci avrebbe reso davvero completi. Sapevamo che Kevin [Durant] avrebbe potuto aiutarci a diventarlo. E lui lo ha dimostrato”. 
SU STEPH CURRY | “Steph [Curry] all’inizio dell’anno si è fatto un po’ da parte perché era convinto di doverlo fare, finché non gli abbiamo detto che  non era per nulla necessario e che anzi, quello di cui avevamo bisogno era che Steph tornasse a essere aggressivo. Dalla partita di Natale [la sconfitta di un punto contro Cleveland, ndr] è tornato a giocare come sa e noi siamo diventati quasi imbattibili”.
IL DISCORSO ALL’UNIONE | “Mi ero preparato una lista di persone da punire perché avevano fatto un sacco di trash talking durante tutta la serie, da RJ [Richard Jefferson] a J.R. [Smith]. Avevo il documento pronto, una sorta di Discorso all’Unione. Invece non lo farò. Sono una squadra di campioni, guidata da due grandi leader come LeBron e Kyrie, e verso di loro non provo assolutamente nessuno tipo di odio — perché mai dovrebbe essere così? In fin dei conti è solo pallacanestro, è competizione al più alto dei livelli ed è così che dev’essere, senza esclusione di colpi, ma non l’odio non c’entra e non vedo perché dovrebbe centrare”. 
SUL SUO COMPORTAMENTO | “Mio padre, mia nonna, qualsiasi persona incontrassi per strada, anche mia madre: tutti a continuare a ripetermi: ‘Mantieni la calma’, ‘Non lamentarti co gli arbitri’. è lì che ho pensato? Ma sono davvero così fuori controllo? Sono davvero conciato così male? Anche le persone che incontravo mentre andavo a far la spesa mi ripetevano tutti la stessa cosa”. 

KLAY THOMPSON

SU ANDRE IGUODALA | “Ha 33 anni ed è ancora capace di saltare in quel modo: è uno dei professionisti più incredibile con cui abbia mai giocato. Due anni fa è passato dal quintetto alla panchina ed è stato ricompensato col premio di MVP delle finali; è un campione olimpico, un campione NBA, un All-Star e uno dei giocatori più completi che io abbia mai visto. Rende ogni suo compagno migliore ed è uno dei più bravi a fare da guida ai ragazzi più giovani”. 
SULLA SERIE | “La gente si aspettava che noi vincessimo il titolo fin dall’inizio e magari oggi guarda il nostro record playoff, 16-1, e pensa che sia stato facile — ma non lo è stato per nulla. In gara-3 la serie poteva cambiare completamente.