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NBA Awards 2017, la grande serata dell'MVP Russell Westbrook

NBA

Dario Vismara

Russell Westbrook sul palco per il premio di MVP 2017 (Foto Getty)
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La stella degli Oklahoma City Thunder ha coronato la sua incredibile stagione con il premio di MVP, in un’annata che non dimenticherà mai. Ecco le sue dichiarazioni dopo aver vinto il premio e il discorso integrale, con la commozione nel ringraziare la famiglia

Più che le parole, per Russell Westbrook sono sempre stati i fatti, le prestazioni o anche solo gli outfit stravaganti a parlare per lui. Una particolarità che si è rivelata anche durante il suo discorso di accettazione del premio di MVP 2016-17, in cui Westbrook – dopo aver superato agilmente tutti i ringraziamenti di rito per franchigia, allenatori, compagni e perfino i media, segnati tutti pedissequamente su un foglio – è scoppiato in lacrime non appena è passato a ringraziare le persone che lo accompagnano da sempre, il suo “inner circle” formati dai genitori, dal fratello minore e dalla moglie che gli ha appena regalato un figlio. È stata un’annata semplicemente magica per Westbrook dal punto di vista personale, coronando una stagione senza precedenti con il primo premio di MVP della sua carriera: “Oh man, è incredibile” sono state le sue parole in conferenza stampa dopo essere salito sul palco. “È una vera benedizione per me. Come ho sempre detto, tutto comincia con il Signore: senza il talento che mi ha donato per andare in campo e competere ad alto livello ogni singola sera non avrei potuto fare niente. È un premio straordinario, è un onore incredibile poter essere al fianco di tutti i grandi Hall of Famer che hanno ricevuto questo premio”. Westbrook ha anche ricordato tutte le volte in cui ha sognato di vivere quello che ha vissuto ieri notte: “Ricordo quando ero piccolo a casa, giocando ai videogames con mio padre, con mia madre e mio fratello lì vicino: parlavamo di come io potessi un giorno vincere l’MVP. Ovviamente era tutto uno scherzo al tempo. Ma essere qui, con questo premio al mio fianco, è una sensazione incredibile, una cosa che mai avrei potuto immaginare: sono sopraffatto dalla gioia”.

Emozioni & famiglia

Le emozioni e la sua famiglia sono i punti cardine della vita di Westbrook, valori che si riflettono anche in campo: “I miei familiari sono quello per cui gioco: ogni sera in cui mi vedere urlare, battermi i punti sul petto, fare qualsiasi cosa… quelle sono le emozioni che io provo per la mia famiglia, per tutti i sacrifici che hanno fatto e continuano a fare per me. Non posso fare altro che essere grato di averli nella mia vita”. Il momento più emozionante del suo discorso è stato quando ha parlato dei suoi genitori (“Avete fatto tutto per me e mio fratello affinché non ci mancasse nulla: papà faceva due lavori, si svegliava alle 4 del mattino per svegliarmi e portarmi in palestra, tirando con me al campetto oppure rimanendo in piedi fino a tardi per giocare ai videogames, fino a mamma che faceva di tutto per tenere insieme la famiglia: non sarei mai riuscito a raggiungere nulla senza di voi”), di sua moglie Nina ("Tu mi tieni sempre sotto controllo e sulla strada giusta sin da quando ci siamo conosciuti nel 2007 a UCLA, ti sacrifichi tantissimo per me e non potrei mai ringraziarti abbastanza. Non sai quanto sono grato di averti nella mia vita, per il bellissimo figlio che mi hai dato e per il modo in cui mi fai andare avanti. Ogni volta che torno a casa, che abbia vinto o abbia perso, ogni volta che vedo il tuo volto io mi illumino: ti amo, sei la miglior moglie che uno possa mai sperare di avere”) e soprattutto il fratello Ray, per il quale Russell ha avuto parole straordinarie: “Tu sei il mio modello di vita, sei tu quello a cui guardo come ispirazione. Sono orgoglioso di quello che sei riuscito a raggiungere nella vita, come il master che hai conseguito due settimane fa, ma anche per l’uomo che sei. Mi ha sempre risollevato lo spirito: ogni singola partita all’intervallo mi manda un messaggio di incoraggiamento, sin da quando sono entrato nella lega. Non è tenuto a farlo, ma è il suo cuore gentile a portarlo a pensare sempre a quello che è meglio per me. Ti voglio bene dal più profondo del mio cuore”.

L.A. Confidential               

Dopo la cerimonia, in conferenza stampa la stella degli Oklahoma City Thunder ha anche parlato dei due avversari per il premio, James Harden e Kawhi Leonard, definiti entrambi come due ottimi amici: “Una cosa importante per me è che veniamo tutti e tre da Los Angeles, che è una parte enorme di quello che siamo come giocatori: condividere quelle radici fa un’enorme differenza. James ha avuto una stagione incredibile: averlo qui stasera è stata la giusta coronazione per il duello che è andato avanti tutto l’anno, e spero che negli anni a venire la cosa possa ripetersi. Anche Kawhi ha avuto una grandissima stagione, giocando a un livello altissimo”. Incalzato da un giornalista, Westbrook ha parlato brevemente anche di un altro dei suoi amici di Los Angeles, Khelcey Barrs, un suo amico e compagno di liceo scomparso prematuramente dopo un allenamento per un problema al cuore per il quale Russ indossa ogni partita un braccialetto con scritto “KB3”: “Sarebbe stato così orgoglioso di me. Crescendo insieme abbiamo parlato tante volte di come sarebbe stato vivere un momento come questo: ogni cosa che faccio, ogni volta che scendo in campo, lo faccio per ricordare la sua memoria. Gioco per la sua vita e per la sua famiglia: so che in questo momento mi sta guardando da lassù ed è estremamente orgoglioso di ciò che sono riuscito a fare”. 

Le domande irrisolte di Westbrook              

Dopo aver agilmente schivato una domanda sulla possibile estensione che lo attende il 1 luglio (“Questa è una serata importante per me, perciò in questo momento non sto pensando a tutti i discorsi sul contratto: ci metterò la testa dopo stasera”) rimangono solo due domande a cui Westbrook non ha saputo dare una vera risposta. La prima: come si supera una stagione in tripla doppia di media e il record di 42 triple doppie? “Non lo so, non lo so davvero” ammette l’MVP 2017. “È una domanda che mi viene fatta tutti gli anni e a cui non riesco mai a dare una risposta. Io vado solo in campo e gioco al meglio delle mie possibilità, e tutto quello che ne deriva, lo accetto”. L’altra, un po’ più semplice, è quella che conclude la sua conferenza stampa: cosa ne farà del trofeo? “Ancora non lo so: probabilmente lo lascerò a casa dei miei. O forse lo darò a mio figlio [Noah, nato poco più di un mese fa, ndr]: onestamente, non vedo l’ora di tornare in albergo e poterglielo dare molto in fretta”. Russell Westbrook non si ferma davvero mai, neanche dopo il più grande riconoscimento della sua carriera.