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Troppi profili social, KD attacca "per errore" OKC

NBA
Durant

Con una risposta postata per sbaglio sul suo profilo ufficiale, Kevin Durant ha nuovamente gettato benzina sul fuoco sulle polemiche relative al suo passaggio dagli Oklahoma City Thunder ai Golden State Warriors. Un errore che ha fatto venire fuori il lato social "oscuro" dell'MVP delle Finals 2017

Kevin Durant non si era lasciato alle spalle molti amici a Oklahoma City a causa del tribolato addio e dopo l’increscioso errore commesso via Twitter nelle scorse ore non ha di certo migliorato la sua reputazione di fronte ai suoi ex-tifosi. Il numero 35 dei Golden State Warriors è da sempre molto attivo sui social network nell’interazione (non sempre amichevole) con i suoi fan e spesso regala risposte velenose all’enorme numero di critiche che puntualmente gli si riversano addosso. La scorsa notte però, qualcosa deve essere andato storto. Alla domanda di uno dei milioni di follower che chiedeva: “Dammi una ragione legittima per andare via da OKC, oltre al fatto che a Golden State avresti vinto il titolo”, il profilo Twitter ufficiale @KDTrey5 ha risposto in terza persona dicendo: “A lui non piaceva la franchigia e giocare per coach Billy Donovan. Il roster non era così competitivo, anzi. Erano soltanto lui e Russ [Westbrook, ndr]: immagina se Russ fosse andato via e guarda che pessima squadra sarebbe rimasta. KD non poteva di certo vincere un titolo con quei cani”. Un attacco alla squadra, ai suoi ex compagni e a coach Donovan difficile da giustificare, soprattutto perché scritto come se fosse un altro a parlare a nome suo. In molti hanno quindi ipotizzato che in realtà l’ex giocatore dei Thunder era convinto di utilizzare un profilo fake, con il quale giustificare in maniera anonima le sue scelte, senza esporsi in prima persona. Altra possibilità paventata era quella che a scrivere fosse stato uno dei suoi social media manager, convinto di essere loggato con il suo profilo e non resosi conto di parlare “a nome” di KD.

L’indagine su Instagram e le offese ai tifosi

Ma visto che a pensar male difficilmente si sbaglia, Tim Cato, giornalista di SB Nation, ha iniziato a scandagliare il mondo social che circonda Kevin Durant, conducendo quella che è a tutti gli effetti una vera e propria inchiesta giornalistica 2.0. Dal profilo Instagram di Tony Durant, il fratello di Kevin, è infatti venuto fuori il profilo privato dell’MVP delle ultime Finals NBA. In una foto che ritraeva Durant infatti, il tag riportava a tale “quiresultan”. Un nickname all’apparenza senza senso, ma che il giornalista americano è riuscito in qualche modo a spiegare: cercando su Google Maps quei nomi è venuto fuori che “Quire Avenue” e “Sultan Evenue” sono le due strade che si incrociavano davanti la casa natia di Durant a Capitol Heights, nel Maryland. Le strade lungo le quali è cresciuto in sostanza (sotto l'immagine del quartiere con in evidenza i nomi, con di fianco alcuni dei tanti messaggi di offese nei confronti dei tifosi partiti da quell'account). A questo poi si aggiunge anche l’immagine del profilo che ritrae alcuni protagonisti del film “Quei bravi ragazzi”, uno dei preferiti di KD, e la frase del profilo: “No live ball turnover”, riferita a una delle chiavi che hanno permesso agli Warriors di vincere gara-1 delle ultime Finals NBA, quelle che lo hanno definitivamente consacrato sul palcoscenico mondiale. Insomma, quello è il suo profilo privato e fin qui nulla di male. Andare a leggere però i commenti fatti con quel nickname contro chi aveva da ridire su di lui fa impressione: un mare di offese, insulti e improperi di ogni tipo contro chi metteva in discussione la sua scelta. Se quello su Twitter non era un fake, ma un errore di diversa spiegazione e provenienza, su Instagram invece non sembrano esserci davvero scuse.

Le scuse ufficiali di Durant: "Sono stato infantile"

La contromossa di Durant è stata prima quella di cambiare il nome al suo profilo privato, dandone uno a casaccio per provare a confondere le acque, rimuovendo in oltre tutti i tag che rimandavano a profili dei suoi familiari e amici. Ma questo non è bastato a scagionarlo; così alla fine sono arrivate le sue parole di scusa, dal palco di una conferenza a cui era ospite a San Francisco. “Ho un altro profilo Instagram privato, riservato soltanto ai miei familiari e amici più stretti. Questo non vuol dire che io utilizzo quell’account per offendere i tifosi. Inoltre uso Twitter proprio per stabilire un legame con i fan: credo sia una grande opportunità per avere un contatto diretto con loro. Ogni tanto mi spingo un po’ troppo oltre, ma questo è ciò che succede quando discuto di ciò che amo, ossia giocare a basket. Non rimpiango di aver risposto ai tifosi; sono pentito di aver usato il nome del mio allenatore e della mia vecchia squadra: è stata una cosa infantile. Quella è un’idiozia e chiedo scusa. Non penso che smetterò di parlare e discutere con i tifosi sui social: è una cosa che mi diverte e che fa sì che io possa essere in contatto con loro. Adesso voglio lasciarmi questa storia alle spalle e pensare soltanto a giocare a pallacanestro”. Magari smettendola una volta per tutte di utilizzare profili fake.