NBA, Cleveland: titolari sotto accusa e tensione in spogliatoio. Wade: "Non possiamo sempre salvarli noi"
NBADopo la sesta sconfitta nelle ultime otto, la tensione è palpabile nello spogliatoio dei Cleveland Cavs. Le riserve, capitanate da Dwyane Wade, hanno accusato i titolari di scarso impegno: "Sarebbe bello per una volta che i titolari partissero bene e fossero le riserve a sprecare un vantaggio..." le parole dell'ex Heat
Ogni giorno che passa sembra di riscrivere sempre la stessa storia sui Cleveland Cavaliers: uno si aspetta che le cosi cambino, che alla tanto attesa “svolta” seguano altre prestazioni sulla stessa falsariga, e invece nulla è veramente cambiato per i vice-campioni in carica. I 57 punti di LeBron James sul campo degli Washington Wizards sono stati un exploit, e in quanto exploit sono stati per definizione episodici, perché la realtà di questo inizio di stagione dei Cavs è tornato prepotentemente nell’imbarazzante sconfitta casalinga per mano degli Atlanta Hawks. Inevitabile che la situazione nello spogliatoio dei Cavs inizi a scaldarsi, perché a nessuno piace fare figuracce del genere – eppure nessuno sembra metterci mano. “Non è un segreto che stiamo cominciando le partite in maniera orrenda, terribile” ha dichiarato Dwyane Wade, che ieri ha realizzato la sua miglior prestazione della stagione con 25 punti in uscita dalla panchina. “Atlanta stava girando bene all’inizio, ma l’impegno e la concentrazione da parte nostra semplicemente non c’erano. Quando si prova a battagliare per tornare a contatto si spendono un sacco di energie: è dura recuperare ogni sera da 16-18 punti di svantaggio. E lo sappiamo tutti quanti. Non è un segreto in questo spogliatoio. I nostri titolari devono cominciare meglio le partite”. Come se non fosse abbastanza, Wade ha aggiunto un altro carico da 90 alle accuse verso i suoi compagni (nonché ex colleghi di quintetto, visto che nelle prime tre gare era partito da titolare prima di proporsi lui stesso come riserva anche per non urtare la sensibilità di alcuni compagni come J.R. Smith): “Sarebbe bello per una volta che i titolari partissero bene e fossero le riserve a sprecare un vantaggio: sto ancora aspettando che succeda. Io l’ho detto agli altri: ‘Ogni volta che sono entrato in campo, tranne in una partita, eravamo già sotto di 10 ed è toccato a noi cercare di tirarci fuori. Abbiamo fiducia nella nostra second unit, ma non possiamo farcela tutte le volte”.
Tutti i problemi del quintetto di Cleveland
In effetti le parole di Wade sono confermate dai numeri: i Cavs hanno chiuso il primo quarto in svantaggio in 7 delle 10 partite disputate finora, venendo sconfitti per un punteggio complessivo di 262 a 311. Contro Atlanta hanno concesso 37 punti nei primi 12 minuti, il miglior quarto di tutta la stagione degli Hawks che erano reduci da 8 sconfitte consecutive, e altrettanti ne hanno fatti fare nella terza frazione a Dennis Schroeder, che ha fatto sostanzialmente quello che ha voluto chiudendo a quota 28 punti. A tratti Cleveland ha mostrato la concentrazione di una classe di terza elementare che non riesce a mantenere lo sforzo per più di qualche minuto. Con i 117 punti subiti ieri, i Cavs sono ora ufficialmente la peggior difesa della NBA per defensive rating (111.7 punti concessi su 100 possessi) e quello dei titolari è ancora peggio con 115.7: solamente quelli dei Dallas Mavericks, che hanno vinto solamente una gara a fronte di 10 sconfitte, fanno peggio dei vice-campioni in carica – che pure dovrebbero contare sul miglior giocatore del mondo. “Abbiamo avuto diverse partenze lente in cui non abbiamo mostrato l’energia che ci serviva” ha dichiarato Kyle Korver, che ieri ha provato a rimettere in piedi la gara segnando 19 dei suoi 23 punti nell’ultimo quarto contro la sua ex squadra, il migliore della sua carriera dal punto di vista realizzativo. “Siamo tutti piuttosto stanchi di quello che sta succedendo”. “Dobbiamo giocare più duro” ha continuato Channing Frye, che ha avuto tra le mani la tripla del sorpasso a 3.5 secondi dalla fine, anche se sarebbe stata una vittoria del tutto immeritata. “Dobbiamo essere più attenti ai dettagli e giocare con un maggiore senso di urgenza… In questo momento facciamo schifo”.
Il confronto James-Lue e la ricerca di soluzioni
In una partita in cui tutti i titolari hanno chiuso con plus-minus fortemente negativi (J.R. Smith -13, Kevin Love -15 pur facendo i conti con un’influenza che lo ha mandato in ospedale, Jae Crowder -22 e Derrick Rose addirittura -27), l’unico a salvarsi è stato LeBron James, che ha chiuso con -4 e una linea statistica comunque di livello: 26 punti, 13 assist, 10/17 dal campo pur con 6 palle perse. “Non c’era nessuna energia. L’impegno è stato piuttosto scarso: non si può risolvere tutto con una partita” è stata l’opinione di “King James”, che dopo la doccia non ha nemmeno aspettato di rivestirsi prima di andare a parlare a tu per tu con coach Tyronn Lue nel suo ufficio. “Prestazioni come queste vanno avanti da un po’, dobbiamo trovare una maniera di eliminarle. Stanotte ci siamo ricaduti di nuovo… non vogliamo puntare il dito contro nessuno, ma tutti devono salire di livello se vogliamo diventare forti quanto vogliamo essere”. Coach Lue, dal canto suo, ha provato a mischiare le carte inserendo in rotazione anche i rookie Cedi Osman e Ante Zizic, alla ricerca disperata di qualcuno che ci mettesse almeno un minimo della voglia e dell’intensità che non riesce a tirare fuori dai suoi veterani. “Ogni singola sera dobbiamo rispettare i nostri avversari e giocare con un senso di urgenza – non nell’ultimo quarto, non negli ultimi sei minuti, ma dall’inizio alla fine” ha dichiarato il coach campione nel 2016. “È una cosa che è successa spesso negli ultimi quattro anni. Io sono in giro da vent’anni, non ho necessità di sbraitare contro nessuno: qui ci sono uomini adulti, bisogna solo dir loro la verità – ovverosia che gli avversari giocano sempre duro. Gente come Isaiah Taylor e Taurean Prince giocano sempre al massimo, competono ogni sera: non importa se sappiamo chi sono i nostri avversari oppure no, dobbiamo avere rispetto per loro”. Questo in effetti è uno dei problemi peggiori per i Cavs: giocano dando l’impressione che non conoscano chi si trovano davanti, ma soprattutto pensando che girando qualche vite le cose si sistemino come per magia. Un difetto per la verità già presente in passato, ma reso ancora peggiore nonostante la presenza di facce nuove in squadre. Non è un caso se in questa stagione Cleveland è 3-0 contro avversarie da playoff come Boston, Milwaukee e Washington mentre il record contro squadre non considerate “dello stesso livello” è 1-6, con l’unica vittoria arrivata in maniera difficoltosa contro gli acerbi Chicago Bulls. Fin troppo spesso in questo inizio di stagione ci ha dovuto pensare LeBron James a “pagare la cauzione per tutti”, sfiorando una media di 38 minuti a partita – secondo solamente a DeMarcus Cousins in tutta la NBA. Numeri già tenuti lo scorso anno, ma che sarebbe meglio evitare per non tassare ulteriormente il corpo di un giocatore entrato nella sua 15esima stagione nella lega.