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NBA, Boston fa sul serio: contro Golden State rimonta da -17 e 14^ vittoria in fila

NBA

Neanche i campioni in carica riescono a fermare i lanciatissimi Celtics, arrivati a 14 vittorie in fila. Kyrie Irving si sveglia nel finale segnando 11 dei suoi 16 punti nell'ultimo quarto, ma il migliore è Jaylen Brown con 22 punti in una serata terribile dopo la morte del suo miglior amico. Agli Warriors non bastano i 24 di Kevin Durant

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Se e quando i Boston Celtics arriveranno a giocarsi il Larry O’Brien Trophy, ricordatevi di questa partita — perché è quella che definitivamente li mette nella conversazione per il trofeo a fine anno. Vincere 13 partite consecutive non è una cosa da tutti, ma vincere anche la 14^ rimontando 17 punti di svantaggio contro i campioni in carica dei Golden State Warriors vale qualcosa in più — la certificazione di appartenere alla categoria delle contender indipendentemente dal record a fine anno. Per riuscirci i Celtics si sono dovuti affidare ancora una volta alla loro difesa, la migliore della NBA, tenendo gli Warriors sotto i 90 punti segnati per la prima volta da quando Curry, Durant, Thompson e Green giocano insieme. Al Horford e soci sono riusciti nell’impresa di tenere a bada un attacco che prima di questa partita viaggiava a 116 punti su 100 possessi (un passo che sarebbe da record nella storia della NBA) a solo 89.5 di rating offensivo, bloccando l’esecuzione a metà campo degli Warriors e limitandoli al 46% di percentuale effettiva dal campo. Certo, non sempre ricapiterà che gli Splash Brothers Curry e Thompson combinino per soli 21 punti e 8/32 dal campo (5/20 da tre), alcuni dei quali solitamente segnano anche nel sonno, ma con una difesa del genere ti dai sempre una chance per vincere — anche quando Kyrie Irving litiga con il canestro per tre quarti, senza riuscire a segnare nulla. La stella dei Celtics era infatti arrivata all’ultimo quarto con soli 5 punti a referto e un brutto 2/10 dal campo, prima di svegliarsi e ritrovare il ritmo in attacco segnando 11 dei suoi 16 punti finali nel periodo conclusivo, di cui 7 senza errori dalla lunetta. Un’esplosione offensiva quanto più necessaria per i padroni di casa, che fino a quel momento erano stati tenuti in piedi dalla solita prova a tutto tondo di Horford (18 punti con 7/11 al tiro, 11 rimbalzi e +16 di plus-minus pur con 5 palle perse) e soprattutto di Jaylen Brown, il miglior di un quintetto tutto in doppia cifra con 22 punti (tutti nei primi tre quarti), 7 rimbalzi, 2 recuperi e 2 stoppate pur dovendo fare i conti con il lutto della morte del suo miglior amico, deceduto solo la sera prima.

La serata difficile di Golden State

Il momento decisivo della gara è arrivato in chiusura di terzo quarto, quando i Celtics — che già avevano chiuso bene il primo tempo con un parziale di 15-3 — hanno confezionato un altro parziale di 19-0 approfittando di 5 palle perse degli Warriors per mettere la testa avanti in vista dell’ultima frazione, nella quale gli ospiti hanno affrettato fin troppi tiri con molti secondi sul cronometro. A Golden State non è bastato un Kevin Durant da 24 punti con 9/18 al tiro e un Draymond Green da 11 punti, 8 rimbalzi e 5 assist, che dopo la partita non si è fatto mancare una piccola polemica arbitrale. Sul possesso decisivo della gara sull’88-88, infatti, Green è rimasto isolato contro Irving e gli è stato fischiato un fallo piuttosto dubbio: “Kyrie è andato parecchie volte in lunetta. E basta. Non ha segnato tanti tiri [4/16 a fine gara, ndr]. È semplicemente andato ai liberi. Che poi fossero falli o no è un’altra discussione”. Una discussione di cui Steve Kerr sembra conoscere la risposta: “Ho appena rivisto le immagini e non c’era alcun fallo. Brutta chiamata per noi”. Si interrompe così la striscia di 7 vittorie consecutive e mentre non si ferma quella dei Celtics, la più lunga per la franchigia dal 2010-11 quando ancora furoreggiavano Pierce, Garnett e Allen. Loro tre furono gli ultimi a portare un titolo a Boston: chissà che nel decennale dell’ultimo anello non sia l’anno buono anche per questi Celtics.