Una tifosa ha fatto causa alla franchigia californiana raccontando di essere stata intercettata dagli Warriors senza esserne a conoscenza. Il tutto grazie all’applicazione legata ai campioni NBA, che rende il microfono dello smartphone una ricetrasmittente e permette di ascoltare tutto ciò che avviene nei pressi del cellulare
I fatalisti diranno che non c’era dubbio e che si sarebbe arrivati prima o poi a questo. I complottisti invece commenteranno con il sorrisino di chi la sa più lunga di voi: “Soltanto adesso ve ne rendete conto?”. La realtà però questa volta sembra dar ragione a entrambi: i Golden State Warriors e la società tecnologica a cui si affidano per la gestione dei loro contenuti digitali sono stati denunciati perché spiano i loro tifosi. Come? Sfruttando l’applicazione che i fan un volta entrati alla Oracle Arena sono invitati a scaricare sui loro smartphone. Una strumentazione che richiede l’accesso ai dati di posizione, bluetooth e soprattutto del microfono del cellulare per garantire quella che viene venduta come “un’esperienza ancora più coinvolgente” durante il match. L’idea di base è quella di rivolgersi soprattutto al pubblico che ha comprato i biglietti per i posti peggiori all’interno dell’arena e di tracciare i movimenti e l’istantanea localizzazione degli stessi. Una volta preso posto sugli spalti, l’applicazione permette allo staff degli Warriors di individuare in breve tempo la posizione dello spettatore e di offrirgli delle promozioni per migliorare la sua visuale. “Con soli 20 dollari in più puoi guadagnare ben venti file ed essere più vicino al parquet”; questo il tipo di messaggi che i soddisfatti tifosi ricevono quando assistono a una partita di Golden State. Tutti gli spostamenti all’interno delle proprietà dei campioni NBA vengono tracciati, così da segnalare anche eventuali promozioni all’interno dello store e delle attività commerciali correlate alla squadra. Sei in fila al bar per prendere una birra? Arriva il messaggio che ti avvisa che puoi acquistarne due al pezzo di una. Stai per entrare all’interno dell’NBA Store? Ecco l’avviso degli sconti sulle divise da gioco. “È un modo per non uscire pazzo e avere subito delle informazioni utili all’interno del palazzetto”: questo il modo in cui è stato commercializzato il servizio ai tifosi, molto soddisfatti a detta della società tecnologica che gestisce i dati.
Ascoltare le conversazioni private anche fuori dalla Oracle Arena
Un’applicazione che ha avuto più di 500.000 download e che in realtà viola la privacy degli utenti molto più di quanto immaginato. Uno degli strumenti presenti nell’app infatti permetterebbe (almeno secondo l’accusa) al microfono del cellulare di intercettare quanto detto dal tifoso in qualsiasi momento e in qualsiasi posto, registrando tutto ciò che lo smartphone riesce a captare attorno a sé e mettendo poi a disposizione questi dati. Ad accorgersene e sporgere denuncia è stata LaTisha Satchell, tifosa degli Warriors che già lo scorso anno si era rivolta a un giudice, vedendo però respinta la sua istanza perché non supportata da prove sufficienti. “Gli Warriors hanno così accesso a decine di migliaia di cellulari su cui è stata scaricata l’app collegata alla franchigia; un download che rende lo smartphone un dispositivo che permette di spiare il proprietario del telefono”: l’accusa infatti è che il sistema di localizzazione e di ascolto resta attiva anche quando l’utente non è più presente all’interno della proprietà dei campioni NBA. L’applicazione dunque incanala i dati su un database, utilizzati poi per farne un’analisi computazionale per monitorare le azioni delle persone e agire di conseguenza. Questa l'accusa accolta invece in un secondo momento dal giudice del tribunale di Oakland, corroborata questa volta da prove sufficienti per intraprendere un'azione legale. Il funzionamento delle proposte commerciali offerte alla tifosa infatti sembra aver palesemente preso spunto da conversazioni tenuto dalla stessa sia in camera da letto con il proprio marito che sul posto di lavoro. Dati sensibili di cui gli Warriors non dovrebbero disporre, ma che vengono facilmente raccolti come confermato anche da uno screenshot portato come prova ulteriore. Quest’immagine dimostra come l’applicazione riesce a dire quanto a lungo 2.178 persone abbiano sostato in determinati punti all’interno, ma anche nei pressi della Oracle Arena. Fuori dalla proprietà, al di fuori del raggio d’azione consentito. Informazioni di cui l'applicazione non dovrebbe tenere conto.
Un accesso ai dati illimitato dovuto anche alla superficialità degli utenti
A lasciare sorpresi è soprattutto il fatto che la capacità di captare notizie non sia correlata all’utilizzo dell’applicazione: il telefono diventa una ricetrasmittente attiva di continuo che permette di ascoltare tutto ciò che avviene attorno a decine di migliaia di cellulari. Quando scarichi l’applicazione ti viene chiesto se è possibile accedere al microfono del tuo telefono, ma senza specificare il fatto che tu venga registrato sempre e ovunque violando chiaramente il Wiretap Act - la legge che regolamenta la questione negli USA, che vieta di intercettare telefonate e conversazioni. L’applicazione è ancora disponibile sugli store per essere scaricata e presenta una breve spiegazione aggiuntiva sull’utilizzo di quello che viene definito come radiofaro; ossia il cellulare diventa una vera e propria stazione trasmittente fissa che serve da riferimento per determinare la propria posizione. “L’applicazione utilizza la tecnologia Bluetooth e i servizi di localizzazione collegati allo smartphone per accrescere l’esperienza dei fan. Basta accettare le richieste d’accesso ai dati per ricevere delle interessanti informazioni e messaggi promozionali”. All’interno delle impostazioni in realtà è prevista l’opzione per disattivare l’utilizzo del microfono, ma sfruttando l’ignoranza e la leggerezza con cui ormai le persone accettano l’accesso di persone terze ai propri dati, la stragrande maggioranza dei tifosi non si è mai resa conto di quanto stesse accadendo.