Il trio di All-Star Durant-Curry-Thompson tira 18/27 complessivo da tre punti, con il numero 35 che chiude in tripla doppia (28-10-11). Minnesota, ancora senza Jimmy Butler, viene travolta e incassa la quarta sconfitta nelle ultime sei gare
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Golden State Warriors-Minnesota Timberwolves 126-113
Il prossimo 18 febbraio per una volta non condivideranno tutti assieme il parquet, ma saranno schierati dai due lati opposti del campo. Steph Curry infatti ha scelto per il suo team dell’All-Star Game sia Klay Thompson che Draymond Green tra le riserve, ma si è fatto sfuggire Kevin Durant, chiamato da LeBron James al primo giro. Nel frattempo però a giocare nella stessa squadra trovano discretamente piacere: il numero 35 infatti chiude in tripla doppia la gara vinta contro Minnesota, mettendo a referto 28 punti (con 6/9 dall’arco), 10 rimbalzi, 11 assist, due recuperi e tre stoppate. “Finalmente per una volta sono stato scelto per primo”, ha commentato ironico a fine gara ritornando sulle selezioni dell’All-Star Game (il riferimento al Draft, Gregg Oden, Portland Trail Blazer ecc non è assolutamente casuale) e preso in giro dai compagni che adesso trameranno alle sue spalle. “Conosco bene i loro trucchi, ma anche loro dovranno avere paura di me”, ironizza a margine di una delle migliore partite degli Warriors in questa stagione. I campioni NBA sono perfetti nell’esecuzione, proseguendo quanto cominciato contro i Knicks un paio di giorni fa e continuando a distribuire assist a profusione. A fine partita sono 37 in totale, molti dei quali decisivi nell’armare la mano dei tiratori particolarmente ispirati in casa Golden State. Oltre a Durant, Thompson segna 25 punti con 7/9 dall’arco; stessi punti di Curry che tira 5/9 dalla lunga distanza. Diciotto triple in tre che spiegano bene il perché sul fine del terzo quarto gli Warriors stessero tirando 18/25 con i piedi oltre l’arco (alla fine è 21/37, massimo in stagione per Golden State). In questa condizione sono ingiocabili per chiunque, anche per i T’wolves che sono riusciti a restare in scia (a tre minuti dalla sirena sul tabellone c’erano solo sei punti di distanza), ma mai a limitare un attacco troppo più forte di qualsiasi difesa. Figurarsi di quella di Minnesota, 26^ per Defensive Rating con 107.7 punti concessi su 100 possessi.
Golden State, sempre più una macchina perfetta
I Timberwolves, ancora senza Jimmy Butler a causa del problema al ginocchio, riducono al minimo la rotazione (non una novità quando si parla di coach Thibodeau) e si affidano ai 31 punti, 11 rimbalzi e cinque assist di Karl-Anthony Towns e ai 17 e sette assist di Jeff Teague. Jamal Crawford come al solito è sempre molto incisivo contro una delle sue tante ex squadre: 21 punti e cinque assist in 26 minuti in uscita dalla panchina, che tuttavia non portano mai al di sotto dei cinque punti la distanza tra le due squadre nel secondo tempo (in apertura di quarto periodo gli Warriors hanno tirato 1/7, poi però sono tornati Curry e Durant a chiudere i conti). Zaza Pachulia festeggia la sua partita numero 1.000 in NBA chiudendo con nove punti, sei rimbalzi e tre assist, mentre Curry diventa il quinto giocatore nella storia della franchigia californiana a superare i 14.000 punti in carriera. Quest'anno poi l'efficienza del gruppo se possibile è aumentata: Durant, Thompson e Curry infatti sono tutti e tre in corsa per chiudere la stagione con almeno il 50% dal campo, il 40% da tre punti e il 90% ai liberi. Un privilegio poter disporre di un talento del genere in squadra, figurarsi averne così tanti inseriti in un contesto sempre più armonioso. Golden State infatti è all'ottava gara in questa regular season con almeno 37 assist a referto; tutto il resto della NBA messo insieme arriva a sei in totale. È abbastanza chiaro il concetto?