La stella degli Warriors deve realizzare il suo massimo stagionale da 49 punti per avere la meglio sui 37 di Irving, in un duello memorabile vinto dal padrone di casa solo negli ultimi due minuti di partita. Siamo davanti a un antipasto delle NBA Finals?
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Dice Steph Curry: “Quando ci incontriamo cerchiamo sempre di tirare fuori il meglio da noi stessi: stasera è stata una di quelle serate”. Il “noi” è riferito a se stesso e a Kyrie Irving, che hanno regalato al pubblico della Oracle Arena uno spettacolo memorabile: 49 punti per il due volte MVP, 37 per il campione NBA del 2016 con la maglia dei Cavs, per una gara divertente e piena di colpi di scena che fa pregustare una possibile Finale NBA ad alto livello. A decidere la sfida è stato proprio Curry, che ha segnato i 13 punti conclusivi del suo massimo stagionale negli ultimi 1:42 di gioco, un microcosmo della sua partita e della sua stagione: prima una tripla in transizione “delle sue” per spezzare la parità sul 95-95; poi un sottomano facendosi praticamente tutto il campo da una parte all’altra e portandosi appresso la difesa dei Celtics; quindi 8 tiri liberi in fila, suggellando una prestazione pressoché perfetta al tiro (16/24 dal campo di cui 8/13 da tre, più 9/10 dalla lunetta) a cui ha aggiunto 4 rimbalzi, 5 assist e 2 recuperi con una sola palla persa. Una gara da MVP a cui nemmeno un Kyrie Irving scintillante è riuscito a rispondere: la stella dei Celtics è partita con le marce altissime mandando a segno i primi 7 tiri della sua partita (di cui 3 triple) e ha poi chiuso con 13/18 e 5/6 dall’arco. Nonostante un Jaylen Brown altrettanto preciso (4/4 per cominciare, 20 punti alla fine con 6/9) e un Al Horford in doppia doppia con 15+13, i Celtics non sono riusciti a proteggere un vantaggio di 10 punti costruito nel primo quarto pur dando filo da torcere fino alla fine ai campioni in carica, su un campo dove hanno sempre giocato bene negli ultimi anni vincendo le ultime due sfide con la finalista dell’Ovest. L’assenza di un difensore cruciale come Marcus Smart (fuori per due settimane dopo la lacerazione alla mano), oltre a uno come Gordon Hayward che farebbe sempre comodo avere, hanno finito per limitare le possibilità dei biancoverdi, che però possono ragionevolmente uscire soddisfatti dalla sfida sul campo più difficile della lega, nonostante la quinta sconfitta nelle ultime sei.
Una gara a strappi decisa solo nel finale
Detto della super-partenza dei Celtics, la gara è proseguita a strappi per il resto dei tre quarti senza però che nessuna delle due squadre riuscisse mai a superare i 10 punti di vantaggio. Dopo aver chiuso il primo quarto sul 37-27, i biancoverdi si sono fatti rimontare fino alla parità e poi hanno costruito altre 10 lunghezze di vantaggio, grazie soprattutto alle prodezze di Irving (+9 nei 18 minuti sul parquet nel primo tempo, -6 nei minuti in cui ha riposato). Poi però nel terzo quarto è arrivata la classica “mareggiata Warriors” da 30-19, guidata da un Curry on fire autore di 18 punti nella sola terza frazione con 7/10 al tiro e 4/4 da tre per il primo +10 di serata, replicato poi in apertura di ultimo quarto. Il rientro di Irving è però coinciso con il ritorno a contatto dei biancoverdi, capaci di pareggiare sul 95-95 prima di subire l’ennesimo parziale firmato Curry, glaciale dalla lunetta per fermare i tentativi di rimonta dei Celtics, tornati a -1 sul 105-104 dopo una tripla pazzesca di Terry Rozier (che precedentemente aveva subito una piccola distorsione alla caviglia). Gli Warriors sono stati però intelligenti a commettere fallo sul +3 per proteggere il proprio vantaggio, e Irving a 2.9 secondi dalla fine ha sbagliato appositamente il secondo tiro libero a disposizione commettendo però un’infrazione e riconsegnando così il possesso a un Curry perfetto dalla lunetta.
Tra il premio di MVP e l’antipasto delle Finals
Non che ce ne fosse davvero bisogno, ma con questa prestazione da 49 punti in diretta tv nazionale Steph Curry - che ha superato quota 14.000 punti in carriera - avanza definitivamente la sua candidatura per il premio di MVP. Paradossalmente il suo rivale più accreditato se lo ritrova in casa, visto che Kevin Durant potrebbe ragionevolmente essere considerato il miglior giocatore della lega sui due lati del campo, anche se in questa gara è stato quasi “silente” chiudendo con 20 punti e 9 rimbalzi ma senza la solita efficienza al tiro (7/18 con 1/5 da tre). “Quando due giocatori giocano in quella maniera, fai un passo indietro e ti godi lo spettacolo” ha dichiarato KD dopo la partita, ma c’è da scommettere che non sarà così nel caso in cui questa sfida si replichi alle Finals. Una possibilità da cui Steve Kerr non si è sottratto prima della gara: “Queste partite sono sempre interessanti: c’è sempre un’attenzione particolare quando sai che una sfida potrebbe replicarsi alle Finals”. Anche dopo la partita l’allenatore degli Warriors ha sottolineato come sembrasse “quasi una partita di playoff: giocate di alto livello, grande difesa e due grandi squadre che giocano in maniera estremamente dura e intelligente, pochissime palle perse. E poi delle incredibili prestazioni individuali: le guardie stasera hanno duellato in maniera pazzesca. Forse ci sono stati troppo uno-contro-uno per i nostri gusti, ma sono stati bravi loro a costringerci a farli: è per questo che sono la miglior difesa della NBA”. Rimane solo da chiedersi: appuntamento a giugno?