L’MVP in carica va a un rimbalzo dalla tripla doppia, realizzando 37 punti e 14 assist e chiudendo la sfida ai Philadelphia 76ers con uno sguardo di fuoco nei confronti di Joel Embiid, reo di avergli schiacciato in testa nel primo tempo. Appuntamento all’All-Star Game?
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Russell Westbrook è solito ripetere a ogni occasione possibile che gioca tutte le partite alla stessa maniera, ovverosia dando tutto quello che ha. Ma ci sono certe partite in cui è chiaro che c’è qualcosa di “extra” da dover dimostrare, e la maggior parte delle volte coinvolge una faida con un avversario. La partita “d’andata” tra i suoi Oklahoma City Thunder e i Philadelphia 76ers, finita in un divertentissimo triplo supplementare, aveva lasciato delle scorie tra le due squadre, specialmente tra il numero 0 e Joel Embiid, che aveva innescato la reazione di Westbrook salutando Steven Adams in maniera ironica dopo il sesto fallo del neozelandese. Un affronto poi ripagato da Westbrook a fine partita, salutando platealmente il centro camerunense dopo la vittoria, e di cui l’MVP in carica non si era affatto scordato. Westbrook raramente gioca 40 o più minuti in regular season, specialmente nella seconda serata di un back-to-back com’era in questa occasione, ma per la sfida coi Sixers ha fatto un’eccezione, rientrando in campo a 9:31 dalla fine quando il vantaggio di 10 punti con cui aveva lasciato il campo era stato riportato a una lunghezza. Da lì in poi Westbrook ha dato le ultime pennellate a una prestazione da 37 punti, 9 rimbalzi e 14 assist, regalando ai Thunder l’ottavo successo consecutivo e chiudendo la sfida fissando in maniera insistente e provocatoria in direzione della panchina degli ospiti, dove non casualmente si trovava uno stanchissimo Joel Embiid. Il quale, dal canto suo, ha chiuso con la doppia doppia da 27 punti e 10 rimbalzi realizzando la giocata della partita quando nel primo tempo ha schiacciato in testa a Westbrook, arrivato dal lato debole per prendere un improbabile sfondamento. L’All-Star dei Sixers ha poi ovviamente aggiunto questo momento alla sua collezione di prese in giro sui social, postando la foto della schiacciata mettendo come posizione “Crime Scene Investigation”. Come a dire: qua è stato commesso un omicidio.
“You jumped sides on me, now you 'bout to meet Westbrook”
Al di là della sfida nella sfida con Embiid, Westbrook è stato semplicemente il motivo per cui i Thunder non hanno interrotto la loro striscia di vittorie, riscattando un brutto primo tempo con un secondo da autentico trascinatore. Stanchi per il back-to-back ed emotivamente prosciugati dopo la tremenda notizia dell’infortunio che ha messo fine alla stagione di Andre Roberson (sostituito in quintetto dal rookie Terrance Ferguson), OKC nel primo non è mai riuscita ad andare oltre i 7 punti di vantaggio, chiudendo sotto all’intervallo complice anche un tremendo 4/17 al tiro di Westbrook per cominciare la gara. La scintilla che ha acceso il vero Russ è arrivata però quando Justin Anderson è andato a schiacciare in faccia ai Thunder iniziando a urlare ed esultare verso i suoi compagni in panchina: Westbrook ha risposto con una schiacciata torreggiante, ha gridato in faccia ad Anderson “Sto arrivando figlio di…” e da lì in poi ha chiuso la gara tirando 10/16, andando a un rimbalzo dalla tripla doppia e incanalando nella giusta direzione il suo inesauribile flusso di energia. Uno di questi modi è stato quello di coinvolgere maggiormente Paul George, che oltre a continuare la sua grande stagione difensiva (4 recuperi) ha chiuso con 31 punti “silenziosi” frutto di 9/17 al tiro, 4/9 da tre e 9/11 dalla lunetta. Non appena la difesa dei Sixers ha provato a fermare loro due, Carmelo Anthony (16 punti dopo aver toccato quota 25.000 in carriera contro Detroit) e soprattutto Steven Adams (20+13 di cui 10+5 nell’ultimo quarto, realizzando il massimo in carriera con 10 rimbalzi offensivi) hanno sfruttato al meglio gli spazi a disposizione, con il secondo capace anche di affaticare Embiid nel corso della gara con la sua presenza fisica.
Westbrook-George vs Embiid: appuntamento all’All-Star Game
I Sixers di fatto sono rimasti in partita fino a quando ha retto il camerunense, l’unico con un plus-minus nettamente positivo (+10) nei 35 minuti che ha passato in campo. Sempre senza J.J. Redick, Philadelphia ha mandato in doppia cifra anche Ben Simmons (22 punti e 7 assist), Dario Saric (16), Roberto Covington (11) e T.J. McConnell (10), ma è andata fuori giri nel finale perdendo ben 10 palloni negli ultimi 17 minuti, di cui cinque consecutivi all’interno di un parziale di 15-0 nel terzo quarto che ha fatto girare l’inerzia in favore dei padroni di casa. I giovani Sixers sono poi riusciti a riportarsi a contatto a metà ultimo quarto, ma il 21-11 con cui i Thunder hanno chiuso la sfida ha condannato Philadelphia alla 18^ sconfitta consecutiva contro la franchigia dell’Oklahoma — la striscia aperta più lunga dei Thunder contro qualsiasi avversario. Oppure, per usare le parole di Westbrook a fine gara: “Oklahoma City 2, Philadelphia 0”, sottolineando le due vittorie in altrettante partite di questa stagione tra le due squadre. Purtroppo non ci saranno altri incontri da qui alla fine della regular season, ma all’All-Star Game di Los Angeles potremo avere un altro piccolo assaggio di questa rivalità: Westbrook e George fanno entrambi parte di Team LeBron, mentre Joel Embiid è tra le fila di Team Steph — come se non ci fossero già abbastanza trame e sottotrame nel vastissimo mondo della NBA.