NBA, risultati della notte: Boston sconfitta da Indiana, Cleveland vince con super James, Lillard dice 50
NBAI Celtics cadono in casa sotto i colpi di un Victor Oladipo da 35 punti, perdendo temporaneamente il primo posto a Est. Cleveland vince ad Atlanta con un LeBron James da 22 punti, 12 rimbalzi e il massimo in carriera da 19 assist. Damian Lillard si regala una serata da sogno con 50 punti in 29 minuti nel successo su Sacramento. Successi interni per Miami, Philadelphia, Houston e Utah.
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Boston Celtics-Indiana Pacers 91-97
IL TABELLINO
Le due squadre non potevano arrivare alla sfida del TD Garden in maniere più opposte: i Celtics reduci dal supplementare giocato la sera prima a Washington, i Pacers con un riposo inatteso dopo il rinvio della gara con New Orleans per le infiltrazioni di acqua sul campo. Una differenza di riposo che si è vista palesemente in un primo tempo dominato dagli ospiti, capaci di volare anche sul +26 nel secondo quarto e di andare all’intervallo con 21 punti di vantaggio. I padroni di casa — che hanno subito anche qualche fischio dai propri tifosi nel primo tempo — non si sono dati per vinti e sono usciti dagli spogliatoi con il fuoco negli occhi, doppiando gli avversari in un terzo quarto vinto 34-17 e rimettendo in piedi una gara che sembrava dover essere derubricata come la più classica delle “schedule loss”. Alla fine di un ultimo quarto in cui il punteggio è quasi sempre rimasto entro un possesso di distanza, a fare la differenza alla fine è stata un’altra straordinaria prestazione di Victor Oladipo, miglior marcatore della sfida con 35 punti e due canestri spettacolari nel finale, chiudendo con 15/29 dal campo, 10 rimbalzi e 5 recuperi. Ad accompagnarlo altri tre giocatori in doppia cifra tra cui spiccano i 19 di Myles Turner, mentre ai Celtics non sono bastati i 21 punti di Kyrie Irving e i 31 della coppia Brown-Tatum. “Non avevamo alcuna possibilità di rimanere in questa partita, eppure abbiamo combattuto fino alla fine” ha commentato Irving, che si appresta ad ospitare i suoi ex compagni dei Cleveland Cavaliers — domani sera alle 21:30 in streaming eccezionalmente aperto a tutti su skysport.it — con l’obiettivo di riprendersi il primo posto nella Eastern Conference, visto che il record dei Toronto Raptors (70.4%) è di due decimi migliore rispetto a quello dei Celtics (70.2%).
Atlanta Hawks-Cleveland Cavaliers 107-123
IL TABELLINO
Con i quattro nuovi acquisti presenti in spogliatoio ma non ancora in condizione di giocare (debutteranno domenica contro i Celtics), i Cavaliers hanno dovuto fare i conti con una rotazione ridotta a soli otto giocatori — ma quando puoi contare su un LeBron James motivato ed energizzato dal mercato, tutto può succedere. Anche che il Re riesca a confezionare un massimo in carriera alla 16^ stagione in NBA: i suoi 19 assist (di cui due sono arrivati dopo la fine della partita a seguito di un controllo della lega) rappresentano il massimo mai realizzato da James, che aggiungendo 22 punti e 12 rimbalzi ha firmato la tripla doppia numero 10 in stagione (mai nessuno alla 15^ stagione o successive era mai andato oltre quota tre). Dei suoi 19 passaggi vincenti ben 6 sono finiti nelle mani di un incandescente Kyle Korver, che uscendo dalla panchina ha segnato 30 punti, a due dal suo massimo di sempre realizzato oltre 10 anni fa con la maglia degli Utah Jazz. Le 794 partite intercorse tra le due escursioni sopra quota 30 non si erano mai viste prima nella storia della lega, visto che il record precedente appartenente a Rory Sparrow era di 646 partite tra il dicembre 1982 e il marzo 1991. Curioso — o forse no? — che sia arrivata proprio contro gli Atlanta Hawks, la squadra con cui Korver ha vissuto le migliori stagioni della carriera: evidentemente conoscere bene i ferri della Philips Arena lo ha aiutato a creare un solco incolmabile negli ultimi 15 minuti di partita, durante i quali Korver ha realizzato 14 dei suoi 30 punti e Jeff ne ha aggiunti 10 dei suoi 24, confezionando la seconda vittoria in fila per i Cavs. Buono anche il contributo del rookie Cedi Osman, autore di 16 punti, 6 rimbalzi e 5 assist e tenuto in campo per 38 minuti da coach Tyronn Lue nonostante una brutta serata ai liberi (2/7) alla sua prima partenza da titolare in carriera. In casa Hawks invece, dopo l’addio a Marco Belinelli, il migliore è stato Dennis Schröder con 25 per guidare altri cinque giocatori in doppia cifra.
Sacramento Kings-Portland Trail Blazers 100-118
IL TABELLINO
Ormai i Blazers ci stanno prendendo gusto: dopo i 50 punti in tre quarti di C.J. McCollum dieci giorni fa, il suo compagno di backcourt Damian Lillard ha deciso di infliggere la stessa punizione ai malcapitati Sacramento Kings, inermi davanti alla prestazione balistica dell’All-Star di Portland. Lillard ha fatto la maggior parte dei suoi danni in chiusura di terzo quarto, segnando 15 punti del parziale di 17-0 che ha trasformato un vantaggio di un punto nel +18 con cui si è entrati nell’ultima frazione. Con la gara ormai in ghiaccio sia Lillard che coach Terry Stotts hanno deciso di chiuderla lì, preferendo un tabellino da almeno 50 punti in meno di 30 minuti che solamente altri due giocatori (McCollum e il leggendario Klay Thompson da 60 della scorsa stagione) sono riusciti a completare nella storia della lega. “Ho visto che eravamo avanti di 20 e mi sono detto ‘OK, se manteniamo questo vantaggio non c’è motivo di rientrare in campo” ha commentato Lillard dopo la gara. “Preferisco averne 50 in 29 minuti competitivi piuttosto che andare là fuori e inseguire i 60 [in una partita già decisa]. Non voglio attirarmi karma negativo”. È la quarta gara con almeno 50 punti della carriera di Lillard (che vanta un massimo da 59 realizzato contro Utah nell’aprile 2017), raggiunti grazie a un eccellente 16/26 dal campo di cui 8/13 da tre punti, oltre a un perfetto 10/10 ai liberi e 6 assist per i compagni. Ad accompagnarlo i 15 punti di Maurice Harkless, i 13 di Shabazz Napier e gli 11 di McCollum per vincere la seconda gara consecutiva e interrompendo una striscia di tre sconfitte in fila in trasferta. Ai Kings invece non sono bastati i 19 di Willie Cauley-Stein e i 17 di Zach Randolph, bucati a ripetizione in difesa da Lillard nei momenti decisivi del terzo quarto. “Abbiamo fatto un super lavoro su di lui nell’ultimo quarto tenendolo a zero punti” l’amara battuta dell’allenatore di Sacramento Dave Joerger.
Miami Heat-Milwaukee Bucks 91-85
IL TABELLINO
Dopo cinque sconfitte in fila, i Miami Heat avevano bisogno di un’iniezione di energia — e il ritorno a casa di Dwyane Wade non poteva decisamente essere una partita come tutte le altre. “C’era un’atmosfera da playoff stasera, i tifosi erano carichi a mille. Era da un po’ che non ci si sentiva così qui” le parole di Hassan Whiteside, che con 12 punti e 16 rimbalzi ha chiuso come uno dei cinque giocatori in doppia cifra guidati dai 19 di Tyler Johnson. Wade non è riuscito a toccare quella quota, bagnando il suo nuovo debutto con la splendida maglia City Edition degli Heat (andata a ruba sullo store della squadra) con 3 punti e 1/6 dal campo con 4 palle perse, ma anche due assist, due recuperi e due stoppate, di cui una in un momento chiave della sfida facendo esplodere il pubblico di casa interrompendo una rimonta dei Bucks arrivata fino al -4. Alla fine gli Heat sono riusciti a portare a casa la vittoria, sfruttando soprattutto un terzo quarto da 30 punti in cui gli ospiti sono stati tenuti a 8, nonostante gli sforzi di un Giannis Antetokounmpo da 23 punti e 11 rimbalzi (ma 8/21 dal campo con 5 palle perse) e di un Eric Bledsoe da 19, cogliendo solamente la seconda sconfitta nelle nove gare disputate sotto il coach ad interim Joe Prunty.
Philadelphia 76ers-New Orleans Pelicans 100-82
IL TABELLINO
Per una volta i Sixers hanno vissuto una serata tranquilla: complici dei Pelicans arrivati senza il fuoco negli occhi (eufemismo), ai padroni di casa è bastato appoggiarsi a un Joel Embiid carico a mille (16 dei suoi 24 punti sono arrivati nel primo quarto contro i 14 di tutta New Orleans, mandando a segno i primi sei tiri tentati) e avere cura del pallone nel terzo quarto (una sola palla persa per un semplice 28-11) per entrare nell’ultima frazione con un comodo vantaggio di 32 punti. A pareggiare la prestazione di Embiid c’è un Dario Saric da 24 punti (8/11 dal campo, 4/5 da tre) sempre più a suo agio nel giocare negli spazi aperti dal centro camerunense e da Ben Simmons, che ha sfiorato la tripla doppia con 10 punti, 9 rimbalzi, 8 assist e 3 recuperi pur sbagliando 8 degli 11 tiri tentati. Difficile invece spiegare la prestazione dei Pelicans che, pur avendo giocato l’ultima partita addirittura lunedì scorso, sono apparsi del tutto svuotati di energie, specialmente con un Anthony Davis da 6/19 dal campo per 14 punti, mentre si è rivisto sul parquet perfino Emeka Okafor (4 punti e 8 rimbalzi in 20 minuti alla seconda gara stagionale). “Non abbiamo cominciato la partita con il livello di intensità necessario per affrontare una squadra come questa” ha commentato coach Alvin Gentry sulla gara dei suoi, scivolati fuori dalle prime otto a Ovest. “Offensivamente non avevamo alcun tipo di ritmo”.
Houston Rockets-Denver Nuggets 130-104
IL TABELLINO
A fare notizia nella vittoria mai in discussione dei Rockets sui Nuggets non è tanto l’ennesima doppia doppia di James Harden (28 punti e 11 assist), quanto quella storica di Clint Capela, che con 23 punti e 25 rimbalzi (massimo in carriera) è diventato il Rocket più giovane a realizzare una prestazione del genere dai tempi di Hakeem Olajuwon nel 1985. I padroni di casa hanno mantenuto un vantaggio di 10 lunghezze per quasi tutto il primo tempo e uno di 20 nel secondo, capitalizzando sul terribile 3/28 dall’arco degli ospiti e mantenendo il controllo sotto i tabelloni grazie a Capela (48-39). Il centro svizzero era già andato vicino al primo 20+20 della carriera lo scorso 18 dicembre contro Utah, ma ha mancato il traguardo di solo un punto chiudendo con 19+24. “Stavolta ho voluto essere sicuro di realizzarne qualcuno in più così che anche se me li avessero tolti sarei comunque riuscito a chiudere a quota 20” ha detto con un sorriso. Per Houston sorride anche la classifica: vincendo la prossima gara con Dallas i Rockets raggiungerebbero i Golden State Warriors al primo posto a Ovest (42 vittorie e 13 sconfitte).
Utah Jazz-Charlotte Hornets 106-94
IL TABELLINO
Gli Utah Jazz tre settimane fa hanno toccato il punto più basso della loro stagione, perdendo ad Atlanta di 14 punti e sprofondando ben lontani dalla zona playoff. Da quel momento in poi i mormoni non hanno più perso, collezionando otto successi in fila e ripresentandosi prepotentemente il lizza nella corsa per un posto nella post-season. A guidare i Jazz neanche a dirlo Donovan Mitchell con i suoi 25 punti e un paio di schiacciate che fanno venire l’acquolina in bocca in vista dell’All-Star Game della prossima settimana. Assieme a lui da sottolineare la prestazione di Joe Ingles, autore di 23 punti (suo massimo in carriera), conditi con cinque rimbalzi, cinque assist e un convincente 9/15 dal campo. Utah cavalca così la striscia di successi più lunga della franchigia degli ultimi otto anni, abili a contenere Charlotte e a dominare il quarto periodo. Gli Hornets scivolano così sempre più lontano dalla lotta playoff a Est, al termine di una sfida chiusa con 19 punti da Kemba Walker e con un Dwight Howard in enorme difficoltà contro Gobert: per lui soltanto cinque punti in 21 minuti sul parquet, conclusi anticipatamente per raggiunto limite di falli. Non è la stagione giusta per gli Hornets.