NBA Playoff 2018, Golden State-New Orleans 113-104 gara-5: "Big Four" al loro meglio, Golden State è perfetta
NBALe mani caldissime di Steph Curry, Kevin Durant e Klay Thompson e la solita tripla doppia (solo sfiorata) di Draymond Green proiettano gli Warriors in finale di conference alla sfida tanto attesa contro Houston. Non bastano ai Pelicans i 34 punti e 19 rimbalzi di un fantastico Anthony Davis
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Golden State Warriors-New Orleans 113-104
Forse ispirati dalla imminente sfida contro gli Houston Rockets, la squadra col miglior record stagionale NBA, i Golden State Warriors fanno vedere i muscoli nell’ultima gara della serie contro New Orleans, chiudendo la sfida coi Pelicans 4-1 e qualificandosi così per la quarta volta di fila per la finale della Western Conference. Un primo parziale di 8-0 nel primo quarto, da 18-16 a 25-16, prova a scavare un mini vantaggio per i padroni di casa che mantengono il controllo della gara portandosi fino al 50-40 nel secondo quarto. New Orleans però sa di non avere futuro e doversi giocare tutto nella gara della Oracle Arena: ecco allora il break di 11-0 che dà ai Pelicans il primo vantaggio dal 10-8 di inizio gara. Il parziale del secondo periodo vede Anthony Davis e compagni mettere a tabellone 30 punti contro i 27 dei californiani, che tolti gli ultimi due punti del quarto di Andre Iguodala mandano a referto solo Kevin Durant (11 punti), Steph Curry (9) e Klay Thompson (5 dei 19 con cui va all’intervallo, caldissimo). È un antipasto di quello che va in scena in un terzo quarto pirotecnico, che gli Warriors aprono con un parziale di 25-4 in cui mettono in mostra la loro pallacanestro più bella, virtualmente incontenibile: dal 59-56 di metà gara il divario si allarga fino al +26 sull’88-62 e quando si va all’ultimo mini-riposo Golden State è avanti di 20 punti tondi (95-75, con l’ennesima prova di forza messa in scena nel terzo quarto – in tutta la regular season è di +371 il parziale degli Warriors contro i loro avversari nelle terze frazioni di gara). I padroni di casa contano altri 8 punti Kevin Durant (che sale a quota 24), 4 di Thompson (23) ma soprattutto 13 di un incontenibile Steph Curry, che punisce ripetutamente la difesa di New Orleans con la precisione del suo tiro ma anche l’altruismo dei suoi assist (per lui 9/14 e 26 punti). Sembra davvero il colpo del ko, perché la Oracle Arena è una bolgia come nei giorni migliori e i Pelicans sembrano ormai contati al tappeto. Non è così: guidati da un maestoso Anthony Davis – e forse favoriti da un naturale calo di concentrazione degli uomini di Steve Kerr – gli ospiti firmano un incredibile parziale di 18-2 che li riporta a -7 sul 107-100. L’allenatore di Golden State è costretto a chiamare un frettoloso time-out e al ritorno in campo arriva puntuale il canestro fondamentale di uno degli uomini chiave dei californiani, Draymond Green: il n°23 firma 8 dei suoi 19 punti, cui unisce anche 14 rimbalzi e 9 assist (sfiorando così l’ennesima tripla doppia) nel quarto quarto, ispirando il 4-0 che riporta gli Warriors a distanza di sicurezza (111-100) nel finale di gara e dando il definitivo colpo di grazia ai sogni di rimonta dei Pelicans. Termina 113-104 per Golden State e proprio Green si proietta già con le parole alla sfida per il titolo di campioni a Ovest contro Houston: “Dicono di essere costruiti per batterci? Possono dire quello che vogliono, le partite poi vanno giocate, sul campo”.
Pelicans: Davis e Holiday non bastano, manca la panchina
La quinta sfida tra Warriors e Pelicans lascia negli occhi degli osservatori l’incredibile potenza di fuoco di tre dei principali realizzatori che la NBA annovera: Curry chiude con 28 punti, 10/16 dal campo ma anche 8 assist e 7 rimbalzi, 24 con 10/18 al tiro, 7 assist e 6 rimbalzi li aggiunge Kevin Durant e altri 23 Klay Thompson, mentre Green si conferma uomo tuttofare e spesso il vero playmaker della squadra di Kerr, che manda a referto 35 assist sui 48 canestri segnati. Per i californiani il 4-1 contro i New Orleans segna anche la 15 vittoria consecutiva ai playoff sul proprio campo, numero che eguaglia il record NBA detenuto dai Chicago Bulls del 1990-91. Dall’altra parte non ci si può non togliere il cappello davanti a un Anthony Davis che – senza quello che era stato pensato come il suo partner in crime sotto canestro, DeMarcus Cousins – dà tutto quello che può nel tentativo di tenere in vita i suoi Pelicans: il n°23 chiude con 34 punti e 19 rimbalzi con il 50% al tiro (13/26). Non sono sufficienti contro i campioni in carica, così come non basta la tripla doppia di Jrue Holiday che nell’ultima gara stagionale firma una prestazione da 27 punti, 11 assist e 10 rimbalzi. Con Nikola Mirotic (12) e E’Twaun Moore (10 ma solo 4/12 al tiro) in doppia cifra, a condannare la squadra di Alvin Gentry è il contributo sostanzialmente inesistente della panchina, che produce soltanto la miseria di 14 punti, mandando a referto due soli giocatori (Ian Clark a quota 9, Darius Miller con 5 punti). New Orleans paga anche severamente le 14 palle perse: non è tanto il numero in sé a far male ai Pelicans, quanto il fatto che Golden State ci capitalizzi in maniera eccellente, ottenendone la bellezza di 24 punti.