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NBA, i colleghi premiano coach Dwane Casey, ma si dimenticano di Brad Stevens

NBA

L’allenatore di Boston, fresco di qualificazione alle finali di conference nonostante i tanti gravi infortuni, non ha ricevuto neanche un voto da parte dei suoi 29 colleghi nella corsa al premio di coach dell’anno: “Punto a vincere in campo, non i confronti personali tra allenatori”

Può sembrare incredibile, ma per ben 29 votanti Brad Stevens non è stato uno dei migliori allenatori della scorsa stagione. Fosse un’opinione da social network, un sondaggio lanciato da qualche utente, non ci sarebbe stato da scandalizzarsi, ma visto che a determinarlo sono stati i suoi colleghi della Michael H. Goldberg National Basketball Coaches Association, la notizia ovviamente fa rumore. Nei loro ballottaggi di fine anno i suoi 29 colleghi– che, è bene precisarlo, avevano a disposizione solamente un voto invece dei tre concessi ai giornalisti per il premio della NBA – hanno espresso preferenze soprattutto per Dwane Casey, indicato come miglior allenatore della stagione appena conclusa. Oltre a lui hanno ricevuto voti anche Brett Brown di Philadelphia, Mike D'Antoni di Houston, Nate McMillan di Indiana, Gregg Popovich di San Antonio, Doc Rivers degli L.A. Clippers, Quin Snyder di Utah e Terry Stotts di Portland. Ben otto allenatori diversi, sintomo di quanto variegata ed eccellente sia la proposta tecnica sulle panchine della lega, ma nonostante questo sembra assurdo il fatto che il coach dei Celtics, in grado per l’ennesima volta di fare le nozze con i fichi secchi portando nuovamente i Celtics in finale di conference, sia rimasto fuori dalla contesa. “Un risultato del genere è figlio soltanto della modalità di voto – sottolinea il diretto interessato -. Ho guardato il foglio con le indicazioni e non c’era modo che in una logica di quel tipo io potessi ricevere una preferenza. Ha vinto l’allenatore che tutti pensavamo meritasse di arrivare primo, così come gli altri sette che hanno ricevuto delle votazioni. Per me è un grande onore far parte di questa famiglia, essere uno dei 30 allenatori di questa lega. E poi l’obiettivo di tutti resta quello di competere con i giocatori sul parquet, non portarsi a casa un premio per mettersi a confronto tra colleghi”. In suo supporto è arrivato via Twitter l’appoggio di Isaiah Thomas, l’ex giocatore dei Celtics che come tanti ha beneficiato dei consigli e della “cura Stevens” per toccare le vette più alte della sua carriera: “Senza mancare di rispetto agli altri, ma lui è il miglior coach della NBA”. Un destino particolare quello toccato a entrambi gli allenatori, con Casey messo in discussione dopo l'ennesimo 4-0 incassato dai suoi Raptors contro i Cavaliers, mentre Stevens è osannato da stampa e dirigenza. Forse ha davvero ragione il coach dei Celtics: non vincere un premio individuale è l'ultimo dei problemi.