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NBA, come i Celtics hanno fermato James? Lasciandolo tirare da lontano (e non solo)

NBA

Il tiro da tre punti è spesso stato il punto "meno forte" nell'arsenale offensivo di LeBron James, al quale sei sempre costretto a concedere qualcosa: Boston lo sa bene e in gara-1 a limitato al minimo i danni, raddoppiando e comunicando in maniera perfetta

Dopo l’esplosione nelle prime undici gare di questi playoff, LeBron James sapeva che la musica in finale di conference sarebbe cambiata. La difesa dei Celtics è ben altra cosa rispetto a quanto dovuto affrontare nei primi due episodi in questa post-season, con Boston che con la crescita della posta in palio a via via stretto le viti a protezione del ferro. La pioggia di tiri cadendo all’indietro di gara-2 contro Toronto era uno schema difficilmente replicabile anche per un campione come James, nonostante i primi due punti realizzati dai Cavaliers al TD Garden siano arrivati proprio così. Situazione particolare, che già lasciava intravedere quale sarebbe stato il copione: Al Horford esce a contestare un passaggio sul perimetro in maniera aggressiva, con la palla che schizza nelle mani di James. Al n°23 vengono lasciati metri di spazio, con il lungo dei Celtics che chiaramente sfida al tiro LeBron. Lui rinuncia al tiro aperto, carica a testa bassa andando verso il suo difensore, prende ritmo grazie al contatto e segna un canestro complicatissimo. Un’azione non più replicata in una gara in cui Cleveland ha fatto fatica (non poco) dall’arco: 3/16 nelle conclusioni con i piedi oltre l’arco e l’avversario a oltre due metri di distanza. Solo il 19% di conversione, rispetto a una media del 40% in questi playoff. Lo scorso anno i Cavaliers tirarono con il 50%, ma ormai è chiaro che questa sia una squadra molto più disfunzionale. A prescindere dalla precisione dall’arco: “Abbiamo sbagliato troppi tiri aperti dall’arco, canestri facili nel pitturato, così come dal midrange – sottolinea Kevin Love -. Questo però non deve demotivarci, o farci smettere di tirare. Bisogna riconoscere i giusti meriti alla loro difesa, ma noi possiamo essere decisamente più concreti”. Conclusioni su cui i Celtics continueranno a porre la giusta attenzione, tenendo contro che il primo a dover fare un passo in avanti è proprio James, che ha chiuso con 0/5 in gara-1 da lontano; spesso sfidato da una difesa che giustamente ha preferito impedirgli di esplorare altre zone del campo.

Il tiro da tre che non va e i raddoppi della difesa Celtics

L’unico modo che le avversarie hanno di limitare l’impatto del n°23 infatti è quello di convivere con le sue conclusioni dalla lunga distanza, che in questi playoff (e non solo quest’anno) restano l’unico punto debole di James. Al netto di una post-season invidiabile, LeBron sta viaggiando con 15/57 dalla lunga distanza (il 26%), sbagliando spesso tiri nonostante il discreto spazio. Ben 45 di queste conclusioni infatti sono state prese con almeno un metro e mezzo di distanza dal suo marcatore diretto, ma LeBron è riuscito a convertire soltanto 12 di quei tentativi (26.6%). In regular season quel tipo di conclusioni entravano nel 38% dei casi; percentuali che farebbero comodo ai Cavs, incapaci altrimenti di avere la meglio di una difesa pensata ad hoc su James. Boston ha l’uomo giusto per tenere qualche volta in uno contro uno James (“Sono il miglior difensore e bla bla bla”, ripeteva Morris già prima della gara), ma al tempo stesso ha pensato a un efficace sistema di raddoppi, sfruttando spesso le non perfette spaziature sul lato debole di Cleveland. La buona comunicazione difensiva poi ha portato nel corso della stessa azione a cambiare più volte su James, bypassando il miss-match attraverso un doppio cambio anche lontano dal pallone. Un meccanismo ben oleato, reso perfetto poi dagli errori dei vice-campioni NBA, imprecisi nel punire le disattenzioni avversarie. Un lusso che difficilmente potranno permettersi in gara-2: “Da LeBron mi aspetto una grande risposta, lo ha sempre fatto ogni volta che non è riuscito a performare al meglio su un palcoscenico importante. Da quando sono qui a Cleveland, ha sempre risposto presente. Basta vedere cosa è accaduto l’ultima volta in gara-2 contro Indiana al primo turno”. In quell’occasione James segnò i primi 16 punti dei Cavs, mettendo alle corde i Pacers dopo pochi minuti e regalando a Cleveland un successo fondamentale per invertire la tendenza. “Avrà certamente l’intenzione di approcciare il match provando a spazzare via qualsiasi cosa”. I Celtics e coach Stevens in quel caso dovranno inventarsi qualcos’altro.