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NBA Finals: l’espulsione di Tristan Thompson e la rissa nel finale con Draymond Green

NBA

Si scaldano gli animi negli ultimi secondi di gara, con Tristan Thompson ingiustamente espulso a pochi istanti dal termine che perde le staffe e cade nella provocazione di Draymond Green. Un faccia a faccia che potrebbe costare caro a lungo dei Cavaliers

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La frustrazione al termine di una partita così combattuta è un sentimento noto a chiunque, chiaro, evidente e che non necessita di particolari spiegazioni. Essere a un passo dall’impresa, vederla sfuggire dalle proprie mani a causa della follia di un proprio compagno di squadra prima di essere travolti nel finale, è un boccone amaro da digerire. Golden State però è stata chirurgica (e certamente più in forma) negli ultimi cinque minuti, approfittando dell’occasione aggiuntiva rimasta a disposizione degli Warriors e giustiziando senza pietà i Cavaliers. A fine gara dunque, resta poco da dimostrare sul parquet, se non fosse stato per la scintilla scoppiata nello scontro Curry-James e proseguita poi nel possesso successivo. Golden State infatti è stata più volte indicata come una squadra che spesso ha peccato di spavalderia, al limite della presunzione e della spacconeria. E la scelta di Shaun Livingston di tirare lo stesso a pochi istanti dal termine, nonostante la gara fosse già terminata, sembrava andare in quella direzione. Una decisione che viola una regola non scritta, ma nota a tutti. Per questa somma di ragioni dunque Tristan Thompson ha deciso di contestare la sua conclusione, in maniera apparentemente onesta, senza eccedere nei movimenti e nei gesti, ma facendo capire che anche a tempo scaduto e a partita andata ‘non si passa’. La visione della scena che hanno avuto gli arbitri però è stata ben diversa, visto che senza esitazione hanno espulso Thompson, invitandolo a uscire dal campo. Una decisione che ha fatto andare su tutte le furie il lungo dei Cavs, provocato poi da Draymond Green che ha iniziato a urlargli contro di tutto. Parole che hanno innescato a loro volta la reazione di Thompson che non si è tirato indietro, allungando braccio e pallone verso il volto dell’avversario. Un colpo secco al quale lo stesso Green stava per rispondere, se non fosse intervenuto Livingston che in quei momenti avrà pensato ‘chi me lo ha fatto fare di tentare quella dannata conclusione’. Una escalation che di certo non è destinata a finire questa sera.

"Shaun voleva segnare due punti comodi, ma ha fatto una str**zata"

Il fischio in campo è arrivato da parte di Tony Brothers, che nel post-partita, come spesso succede soprattutto durante i playoff, ha spiegato la sua decisione con un comunicato ufficiale che gli arbitri rilasciano a fine gara: “Dal mio punto di vista sul campo, dall’angolazione da cui ho potuto osservare quanto successo, Thompson è andato verso Livingston con il gomito alto ed è sembrato avere intenzione di colpirlo sulla testa una volta che lo avesse raggiunto. Questo è il motivo per cui dopo il contatto ho fischiato fallo e deciso di espellerlo”. Uno strafalcione non da poco, visto che in realtà il colpo è molto meno grave di quanto ipotizzato e soprattutto del tutto privo di malizia. Una decisione che ha mandato su tutte le furie il diretto interessato, che nello spogliatoio ha sottolineato quali fossero le sue intenzioni:“Shaun è una persona intelligente, sa bene cosa significa prendere un tiro del genere. Forse stava cercando di incrementare il suo bottino di punti. È stata una str**zata la sua”, sottolineando come nelle sue intenzioni non ci fosse intenzione di lanciare un segnale con un flagrant foul o roba simile. “Sono rimasto sorpreso dal fischio e poi mi sono arrabbiato per le provocazioni”. Thompson adesso rischia una squalifica ben più grave dei quattro secondi di gara-1 persi nel finale. Un provvedimento che potrebbe impedirgli di scendere in campo in gara-2.