Una visita da SoleSpace, nel cuore di downtown Oakland, per dare un occhio alla mostra collettiva "Dubz against the world", che espone artisti di tutto il mondo uniti dalla passione per il basket NBA (e per gli eroi di casa, i Golden State Warriors)
Si chiama SoleSpace, ed è in parte spazio culturale, in parte galleria d’arte e in parte anche negozio di sneaker. Si trova nel cuore di quello che qui a downtown Oakland amano chiamare Warriors Ground, il terreno di casa dei veri tifosi dei Golden State Warriors. L’indirizzo preciso è 1714 Telegraph Avenue, a un isolato da uno dei luoghi simbolo della downtown di Oakland, il Fox Theatre. Dal novembre 2012 occupa uno spazio — fisico ma soprattutto metaforico — che andava colmato, e per merito di Favianna Rodriguez e Jeff Perlstein il sogno è diventato realtà: “Sentivamo il bisogno di avere qualcosa del genere a downtown Oakland”, ci racconta Perlstein, nato sull’altra costa, non lontano da New York, ma a Oakland ormai da vent’anni. “SoleSpace nasce come spazio culturale e artistico ma nel corso degli anni siamo diventati anche negozio di sneaker, perché anche in questo caso — a parte le grandi catene nazionali — un negozio del genere, di proprietà indipendentemente e locale, non esisteva”. “Ogni mese organizziamo una mostra diversa, diamo spazio a vari artisti, spesso locali — continua la spiegazione Jeff — e quando l’anno scorso mi è capitato di passare dal SOMArts Cultural Center di San Francisco e visitare quasi per caso l’ultimo dei tre giorni dell’esposizione (5-7 aprile 2017) di Dubz Against the World ho subito pensato che non potevo non portarla a SoleSpace, nel cuore di Oakland”. Solo che c’era un problema, neppure piccolo: il curatore della mostra — una sessantina di opere d’arte, tutte ispirate ai Golden State Warriors e al mondo NBA — aveva già stretto tutti gli accordi del caso con una squadra di operai, pronti a disinstallare la mostra e portarla via. “Ho supplicato Vince Chang — che fa base a Hong Kong e che gestisce l’account Instagram ConsciuosBasketball — di ripensarci e dopo una settimana di insistenza sono riuscito a convincerlo a portare tutti i lavori qui da noi. Sono rimasti esposti per 6 settimane, durante tutti i playoff 2017 fino alla parata per il titolo”, afferma orgoglioso Perlstein.
Un collettivo di artisti sparsi in tutto il mondo
“Si è rivelata essere di gran lunga l’esposizione che ha raccolto più presenze — racconta — ed è il motivo per cui quest’anno abbiamo voluto replicarla. Nel frattempo le opere sono raddoppiate — quelle in esposizione sono 120, e abbiamo aumentato molto anche il numero degli artisti locali rappresentati — così com’è cresciuto anche l’interesse per i lavori esposti: proprio l’altra sera [il giorno dopo gara-1, ndr] è passato in negozio Quinn Cook, mentre in passato sono venuti a trovarci il fratello di Steph, Seth Curry, e anche la mamma di Draymond Green”. Quelle esposte da SoleSpace sono opere di artisti disseminati in tutto il mondo con in comune la passione per il basket della National Basketball Association, e un occhio di riguardo in particolare per la squadra che negli ultimi anni ha dominato la scena: i Golden State Warriors. Joe Wallace (@_joewallace) è uno dei tanti artisti le cui opere fanno bella mostra di sé sui muri di SoleSpace: lui è un artista locale, viene dalla Bay Area ma accanto alla sua arte (tecniche miste, con inchiostro, penne e pennarelli) ci sono i lavori di Andrew Pietersz (@phresh.royalty) che invece fa base a Melbourne, in Australia (stupenda l’opera che ritrae gli Hamptons 5 in versione hip-hop, rinominata D.W.A. — Dubs With Attitute — ispirandosi ai celeberrimi N.W.A. di Ice Cube e Dr. Dre). Tante le opere anche di Tyson Beck (@tysonbeck), un nome affermato nel mondo NBA, tanto da aver collaborato direttamente con la lega stessa (anche lui con base australiana, ma ad Adelaide). Yann Dalon (@yanndalon_artist) invece sta a Parigi, dice di ispirarsi a Goya, Caravaggio, Rembrandt ma anche al surrealismo e all’universo hip-hop: ha ritratto sia Steph Curry che LeBron James ma alle pareti di SoleSpace regala un Latrell Sprewell in maglia Warriors n°15, eroe mai dimenticato da queste parti. Sotto la sigla BamBamBam99 si nasconde invece un artista che viene dall’Oriente: sono suoi un LeBron James e un Kevin Durant esposti alle pareti, entrambi incoronati: il primo si professa “King”, il secondo afferma che “chiunque si professi re vuol dire che re non è”. Un altro parigino che trova spazio in mostra è Dixuit18, con splendidi ritratti delle superstar di Warriors e Cavs, mentre Jonathan Chan (@methodchan) è l’ennesimo artista locale — cresciuto sulla Baia, oggi di casa a Berkeley — che lascia il segno soprattutto per una bellissima versione di JaVale McGee come Block Panther — la pantera delle stoppate — ovviamente declinato in tema con il famoso film firmato da Ryan Coogler. Tra gli artisti con il maggior numero di opere esposte anche HYPER-3 (@hyper_three): sua ad esempio "Revenge", che vede il quintetto (piccolo) degli Warriors gustarsi la "rivincita" del titolo fumando i classici sigari della vittoria, quella ottenuta nel 2017 dopo la sorprendente sconfitta del giugno 2016.
Fino alla parata
Jeff Perlstein non fa niente per nascondere la felicità nel poter ospitare artisti così diversi - per provenienza geografica, estrazione e anche tecniche espressive - nel suo spazio polifunzionale: "Anche quest'anno la mostra andrà avanti fino al giorno della parata", ci dice, dando per scontato l'esito favorevole della serie per i Golden State Warriors: "Se avessero perso gara-1, vinta solo al supplementare, magari avrei qualche dubbio in più ma ora non vedo come possano perdere: mi auguro sia un 4-1, in modo che la quinta e ultima partita sia a Oakland e la gente di qui possa festeggiare il titolo insieme ai propri campioni". Magari facendo anche un salto in galleria.