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NBA, "Edicola Finals", Warriors campioni e la cultura di una franchigia vincente

NBA

Tutto quello che fa notizia sui giornali americani commentato da Alessandro Mamoli, Davide Pessina e Mauro Bevacqua. A serie conclusa, in tanti puntano l'attenzione sulla cultura vincente dei Golden State Warriors: Steve Kerr il simbolo, ma non solo

Chi si ricorda di Nick U’Ren? I suoi 15 minuti di fama warholiani il giovane assistente allenatore di Steve Kerr li ha avuti tra gara-3 e gara-4 delle finali NBA 2015. Si vuole sia stata sua l’idea proposta al coaching staff di Golden State: perché non promuovere Andre Iguodala in quintetto al posto di Andrew Bogut? Da lì in poi tre gare da protagonista dell’ex giocatore dei Philadelphia 76ers, il primo anello di questi Warriors e per Iguodala addirittura il premio di MVP delle finali NBA. Oggi invece, quando gli anelli collezionati dalla squadra californiana sono diventati tre, si parla di Sammy Gelfand, il cui ruolo è quella di Manager, Basketball Analytics all’interno dello staff agli ordini di coach Kerr, la persona responsabile per aver individuato in 300 l’obiettivo di squadra per numero di passaggi all’interno di una partita (314, ad esempio, quelli effettuati in gara-4 contro Cleveland. Perché U’Ren e Gelfand sono importanti per parlare della squadra nuovamente campione NBA? Perché il dar loro voce, permettere a chiunque di esprimere la propria opinione, indipendentemente dalle gerarchie e dagli organigrammi societari, è una delle caratteristiche della franchigia californiana, che adotto principi cari a quelle aziende della Silicon Valley molto ben conosciute dal proprietario Joe Lacob e permettono una comunicazione orizzontale che sembra dare i suoi frutti. Di questo e di molto altro — sempre giornali alla mano — discutono Alessandro Mamoli, Davide Pessina e Mauro Bevacqua, per indagare un po’ cosa rende speciale i Golden State Warriors campioni NBA in tre delle ultime quattro stagioni.