Kyrie Irving è tornato a parlare dei suoi dubbi riguardo le evidenze scientifiche che dimostrano il fatto che la Terra è rotonda: “Sono una persona aperta al dibattito, che ama discutere. Non credo a prescindere a quello che mi viene detto”. Ma le sue parole pesano molto sulla società e sui ragazzi che sono suoi tifosi
“Puoi davvero ammettere che tu sai che la Terra è rotonda? Nel senso: ne sei così certo? Se lo dici a me, io onestamente ti rispondo che non lo so”. Kyrie Irving non è mai stato un cospirazionista (dice), ma certamente una persona che non vuole accettare l’ordine precostituito delle cose. Anche a costo di andare contro secoli di evidenza scientifica, di incidere e influenzare chi vede in lui un riferimento. Irving è uno dei giocatori più riconoscibili e famosi della NBA e le sue parole possono avere anche degli effetti ritorsivi sui ragazzi, come raccontato da storie più diffuse di quanto si creda negli USA. In alcune scuole infatti i professori di scienze sono stati messi in discussione dagli studenti, convinti del fatto che la Terra non sia rotonda, ma piatta “come affermato dal nostro idolo Kyrie Irving”. Un effetto di cui non si può non tenere conto: “Credo che ai ragazzi vada insegnato di non credere a prescindere in qualcosa – racconta il diretto interessato in un’intervista al New York Times - fidarsi a prescindere di un’autorità che ti dice ‘Non fidarti di qualsiasi altra versione’. Questo è il modo in cui funziona la nostra società, ma bisogna accettare il fatto che non tutti la pensano allo stesso modo. Non tutti credono nelle stesse cose. Alcuni hanno il coraggio di dare un punto di vista diverso, altri sono spaventati perché può essere intesa come una messa in discussione di ciò che tu rappresenti come persona. Ma davvero pensi che sia un problema il fatto che io la penso in maniera diversa e mi diverto a discuterne con te? È qualcosa di sbagliato?”. Sì, un ragionamento contorto che non ha alcun tipo di velleità divulgativa: “Non sto provando a convincere nessuno delle mie convinzioni, anzi. Non voglio fare l’avvocato di quelli che credono che la Terra sia piatta. Non lo so, sono pieno di dubbi. E credo sia piacevole e stimolante ragionare su questo aspetto, è bello discuterne. Mi diverte il fatto che la gente di fronte al dubbio si agita e va fuori di testa. Sento sempre dire: ‘Non puoi credere a una roba simile. È una questione scientifica, non puoi avere una visione diversa, chiaro?’, e io chiedo sempre delle spiegazioni. Ditemi quali sono le prove del fatto che la Terra è rotonda e le ricerche a riguardo, gli studi che lo dimostrano e sono felice di ascoltarli. Adoro discutere di queste cose”.
I dubbi rispetto alle (tante) evidenze scientifiche
E allora le fotografie degli astronauti, le decine di spedizioni spaziali e tutto il lavoro messo in piedi dalla NASA? “No, non credo che quelle foto siano reali. Come ho già detto, ho fatto ricerche su entrambi i fronti. Non sono contro chi crede convintamente nel fatto che il globo sia rotondo, così come non punto il dito verso quelli che ripetono che la Terra è piatta. A me piace discuterne e ascoltare chi ne parla. È un argomento che mi appassiona”. Ritornato sulla domanda relativa alle foto, Irving sottolinea: “Me lo stai chiedendo come quelli che puntano il dito contro i cospirazionisti che mettono in discussione qualsiasi cosa o che credono che ogni prova o immagine a favore del fatto che la Terra sia piatta in realtà siano delle notizie fake. Non prendo tutto quello che mi viene propinato per vero a prescindere; sappiamo bene quanto è stata distorta la Storia nel corso degli anni. Sono aperto al dibattito, anche perché a parlare di teorie alternative sono ingegneri e scienziati. Ma so bene che dicendo queste cose in molti poi sfruttano il mio nome e ciò che rappresento, la mia popolarità per pubblicizzare le loro istanze. Questo è un problema della società e di come funzionano le cose, non mi preoccupo di quelli che speculano su questo”. Qualcuno che ci marcia sopra c’è, così come i tanti che hanno iniziato a criticare Irving. Ma vale la pena buttarsi addosso questo mare di critiche? “All’ìnizio inevitabilmente mi sono posto il problema, se valesse la pena affrontare tutta la polemica e le critiche che mi sono piovute addosso. Ma nella conversazione con Richard Jefferson [nel podcast dei Cavaliers in cui venne fuori la sua convinzione, ndr] al tempo fu una cosa naturale per me manifestare i miei dubbi, ma tutti hanno iniziato a pensare che io fossi un pazzo a pensare una cosa del genere. Nella vita però non mi pongo mai il problema di quanto possano incidere le critiche, ma il mio presupposto non è quello di convincere le persone del fatto che io sia diverso. Le polemiche non mi scalfiscono”.