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NBA Draft 2018, i tre scambi che hanno cambiato la serata di Brooklyn

NBA

Nicolò Ciuppani

Luka Doncic e Trae Young, Miles Bridges e Shai Gilgeous-Alexander, Zhaire Smith e Mikal Bridges: i tre scambi della notte del Draft sono destinati ad avere ripercussioni anche in futuro, oltre che sulle carriere incrociate dei giocatori chiamati nella serata del Barclays Center

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Le promesse per un Draft estremamente movimentato c’erano tutte: superstar scontente un po’ ovunque, grossi nomi nell’imminente free agency, pochissime squadre con spazio salariale a disposizione e molta voglia di inventare. Eppure il Draft 2018 non passerà di certo come uno di quelli più rivoluzionari a livello di movimenti tra le squadre: nessun giocatore NBA attualmente sotto contratto è stato scambiato nella notte tra giovedì e venerdì, e gli unici asset a muoversi sono state scelte presenti e future.

Se si escludono le sempreverdi trade al secondo giro per provare ad acquistare l’opportunità di visionare dei giocatori (a meno che non siate i Chicago Bulls, nel qual caso il secondo giro non è altro che tempo morto aspettando di timbrare il cartellino perché non avete fatto scouting su nessun giocatore al di fuori dalle prime 30 chiamate) ci sono state solo tre trade a movimentare la notte, con ripercussioni o significati di diversa grandezza per le parti coinvolte. Andiamo ad analizzarle nel dettaglio.

Atlanta riceve: la scelta #5 al Draft 2018 (Trae Young), una prima scelta futura protetta
Dallas riceve: la scelta #3 al Draft 2018 (Luka Doncic)

Il primo scambio della notte è stato anche il più importante: i Dallas Mavericks si sono assicurati il miglior talento disponibile al Draft scambiando la loro scelta di quest’anno e una loro protetta a partire dal 2019. La scelta che Dallas dovrà cedere è protetta 1-5 nei prossimi due anni e 1-3 a partire nel terzo e nel quarto fino a essere senza protezioni nel quinto, ma i Mavericks sperano di doverla cedere direttamente l’anno prossimo per togliersi il dente il prima possibile tornando a giocarsi i playoff.

Dallas vuole provare a giocarsi le ultime gocce di carburante nel serbatoio di Dirk Nowitzki, e Doncic, il ragazzo prodigio sloveno, è comunque il giocatore più pronto a giocare in NBA dell’intero Draft, essendosi ormai fatto le ossa per tre anni tra i pro al Real Madrid. Coach Rick Carlisle non vede l’ora di poter mettere le mani su un talento del genere, e le sue squadre, che si sono sempre basate sul passaggio e le letture, potrebbero toccare nuove vette con l’inserimento di Luka nel motore.

Doncic è già oggi un fenomenale giocatore di pick and roll, capace di giostrare con le spaziature avversarie e trovare i tiratori appostati in angolo dalla parte opposta del campo, servendoli con delle frustate a tagliare l’area: Harrison Barnes e Wes Matthews sono già pronti a leccarsi le dita per i palloni che arriveranno loro in ala. Carlisle ha già annunciato di voler far giocare Doncic da 4, creando un mismatch perenne con gli avversari e nascondendo le sue lacune contro le ali più esplosive che si ritroverà ad affrontare in NBA. Ma Doncic è anche fenomenale nel giocare lontano dalla palla, e questa è una caratteristica da non sottovalutare per la sua convivenza con la point guard titolare Dennis Smith Jr..

I Mavs potrebbero schierare dei quintetti con pochissima difesa ma spacing immarcabile mettendo in campo Smith, Matthews, Barnes, Doncic e Dirk facendo giocare un pick and pop centrale tra 1-5 mentre gli altri spaziano il campo: Smith avrebbe tutto lo spazio del mondo per provare a saltare in testa agli avversari o scaricare a 4 tiratori piazzati sul perimetro. Ovviamente il tiro di Doncic deve riuscire ad adattarsi alla distanza NBA e a diventare molto più consistente di quanto dimostrato finora, ma le basi tecniche per fare il salto sembrano tutte presenti.

Le squadre di Cuban non sono certo note per tankare, e la ricostruzione di Dallas potrebbe già arrestarsi in questa estate se i Mavericks riuscissero a mettere le mani su un centro di buon livello (DeMarcus Cousins, DeAndre Jordan e Clint Capela sono sul mercato e i Mavericks hanno solo l’imbarazzo della scelta). Se si volesse sostenere che gli infortuni subiti dal roster nella passata stagione fossero solo figli della sfortuna, si potrebbe avere un cauto ottimismo sui risultati della franchigia texana già a partire dalla prossima stagione. Ma non tutti i rookie che arrivano in NBA hanno impatto immediato e l’età di Nowitzki, oltre che la storia clinica del resto del roster, potrebbero rivelarsi delle crepe strutturali difficili da mascherare se le cose dovessero andare male. Atlanta scommette soprattutto sulla fragilità dei Mavericks per massimizzare il ritorno della sua trade.

Gli Hawks d’altro canto avviano ufficialmente la loro ricostruzione guidati dal GM Schlenk, precedentemente nella dirigenza dei Golden State Warriors. Date le sue radici sembra quasi che Schlenk abbia voluto trasformare gli Hawks nella nuova versione di Golden State, usando le loro tre scelte per un cast con Trae Young di Oklahoma nel ruolo del nuovo Steph Curry, Kevin Huerter di Maryland in quello di Klay Thompson e Omari Spellman di Villanova in quello di Draymond Green. Ovviamente i tre devono dimostrare di essere materiale da NBA prima ancora di pensare di emulare i successi degli Warriors, ma a rendere incomprensibile la scelta di Atlanta è che c’era un altro giocatore al Draft che rispondeva alle caratteristiche che hanno fatto la fortuna della squadra nella baia: lo stesso Luka Doncic.

Era un fatto noto da tempo che gli Hawks si fossero perdutamente innamorati del profilo di Trae Young, e occorre ammettere che i suoi primi mesi in Oklahoma sono stati incredibili, con il nuovo giocatore degli Hawks che mostrava la cosa più vicina a Steph Curry che si fosse mai vista. Gli Hawks sono andati contro le convinzioni diffuse per proseguire il loro piano, e a dirla tutta la categoria di tiratori da tre dal palleggio è una specie molto recente, quindi forse non esistono nemmeno gli strumenti metrici per valutarli correttamente nel passaggio alla NBA. Ma il Draft del prossimo anno è notoriamente descritto come povero e se i Mavericks dovessero riuscire ad assemblare una squadra competitiva, gli Hawks potrebbero ritrovarsi con un prospetto mediocre come unica ricompensa per aver rinunciato ad un talento generazionale.

La strada della ricostruzione di Atlanta si prospetta solo agli inizi, ma se le cose dovessero andare bene per i Mavericks rischia di essere da subito molto dolorosa.

Charlotte riceve: la scelta #12 al Draft 2018 (Miles Bridges), due seconde scelte future
I Clippers ricevono: la scelta #11 al Draft 2018 (Shai Gilgeous-Alexander)

La trade con il minor valore scambiato è anche la più enigmatica da leggere. I Clippers avevano due scelte consecutive in questo Draft, la numero 12 e la 13, e nei giorni precedenti si era sentito ogni genere di rumor nei loro riguardi, vedendoli accostati senza una logica apparente a Doncic, Mo Bamba, Young, Kevin Knox e altri. Le idee più diffuse erano quelle di vederli impacchettare entrambe le scelte per fare trade up e prendere un prospetto più interessante o, al contrario, cederne una delle due a qualcuno disposto a pagare un asset.

Invece i Clippers hanno scambiato la prima delle loro scelte per salire di una sola posizione, pagando due seconde scelte addizionali. I Clippers si sono assicurati Shai Gilgeous-Alexander, ufficialmente il giocatore col cognome più lungo che metterà piede in NBA e un ctrl-v obbligatorio a meno che non gli si trovi in fretta un soprannome. Oltre al cognome, SGA è salito alla ribalta nell’ultima classe del Draft per essere la miglior guardia difensiva, con delle leve lunghissime e stazza per giocare anche da seconda guardia: insomma un giocatore moderno che va a rimpolpare il foltissimo reparto guardie dei Clippers, visto che a breve dovrebbero separarsi da Milos Teodosic.

Ma se i Clippers avevano intenzione di scegliere due giocatori, verosimilmente avevano adocchiato due prospetti che avrebbero fatto al caso loro, e scambiare la prima delle loro scelte con gli Hornets non garantiva in nessun modo che Charlotte non scegliesse nessuno dei loro prospetti desiderati - a meno ovviamente di pre-accordi di cui non siamo a conoscenza, come ad esempio una squadra sottostante intenzionata a salire alla 11 per prendere SGA. Per rendere ancora più enigmatica la trade occorre aggiungere il fatto che ad inizio secondo giro gli Hornets hanno ceduto due delle loro seconde scelte future (2019 e 2023) sempre ai Clippers per la loro scelta #34.

Ogni volta che si prova a criticare una decisione presa da Jerry West si rimane, nel breve o lungo periodo, a leccarsi le ferite per la figuraccia fatta. Ma i Clippers avevano disperato bisogno di star power dopo aver perso Chris Paul e Blake Griffin e a pochi giorni dal poter perdere anche DeAndre Jordan. Il problema è che né Gilgeous-Alexander né Jerome Robinson (preso con la scelta #13) sembrano poterlo garantire. Se c’era una squadra che poteva provare a scommettere su Michael Porter Jr. - ancora disponibile al momento della loro scelta - erano proprio i Clippers con due cartucce da sparare in lotteria. L’operato di Mitch Kupchak poi non aiuta la lettura di questa trade: l’ex GM dei Lakers si è appena insediato nella nuova dirigenza, e la war room degli Hornets negli ultimi anni pare essere stata tutt’altro che un’isola felice in cui lavorare.

Non ci sono grossi vincitori da questo scambio, considerato che entrambe le squadre hanno scelto per conto dell’altra, ma in futuro potrebbero saltar fuori degli indizi per illuminare uno scambio apparentemente ineffabile.

Philadelphia riceve: la scelta #16 al Draft 2018 (Zhaire Smith), una prima scelta 2021 non protetta (via Miami)
Phoenix riceve: la scelta #10 al Draft 2018 (Mikal Bridges)

Lo scambio che potrebbe più veder oscillare il risultato nei prossimi anni è l’ultimo effettuato a metà primo giro. I Sixers avevano chiamato Mikal Bridges con la scelta #10, prodotto locale e figlio di un’impiegata nelle human resources dei 76ers. Al momento della loro chiamata i Suns non erano innamorati di nessun prospetto rimasto e stavano per premere il grilletto su Donte DiVincenzo, ma a 30 secondi dalla chiamata il telefono nella war room di Phoenix ha iniziato a suonare, con coach Brett Brown all’altro lato della linea. In pochissimi secondi si è trovata l’intesa per uno scambio che nessuna delle parti riusciva a rifiutare.

I Suns riescono a mettere le mani sul miglior 3&D del Draft, un tiratore favoloso sugli scarichi e un difensore versatile che non ha paura a sporcarsi le mani.

La sua mappa di tiro è francamente incredibile (via ChartSide)

Bridges è il coltellino svizzero per eccellenza, con un’apertura di braccia di 218 centimetri che è fenomenale per un giocatore della sua altezza (attorno ai due metri) e che gli permette di tenere il passo delle guardie o di contestare al ferro gli avversari. È anche uno slasher sottovalutato, capace com’è di procedere a grandi falcate verso il ferro e saltare altissimo in terzo tempo. Le sue quotazioni al Draft erano state ridimensionate dalla sua età - è due mesi più vecchio di Devin Booker, che è nella lega da 3 anni - e dalla limitata capacità di creare qualcosa dal palleggio. Ma Bridges potrebbe fiorire nel gruppo dei giovani di Phoenix, e schierando sia lui che Josh Jackson i Suns potrebbero avere un’ottima copertura sugli esterni, una cosa che in Arizona manca praticamente dai tempi di Shawn Marion.

Perfino Ayton, il nuovo ragazzo copertina della franchigia, dovrebbe essere estasiato dall’arrivo di Bridges: durante il colloquio pre-Draft con i Suns, infatti, la dirigenza gli ha chiesto di fare un nome di questa classe con cui avrebbe voluto dividere il campo, e Ayton aveva fatto proprio il nome di Bridges, perché pare fosse rimasto impressionato da una sessione di tiro da 3 dove Mikal sembrava non riuscire a sbagliare mai.

Ciò nonostante, i veri vincitori dello scambio potrebbero facilmente essere i 76ers. Brett Brown, senza cedere a sentimentalisti, ha ragionato in modo estremamente lucido riuscendo a portare a casa due pezzi molto pregiati. Il primo è Zhaire Smith, un freak atletico che già oggi è il favorito per il prossimo Slam Dunk Contest e un prospetto estremamente interessante. Smith è un freshman uscito da Texas Tech con molti punti di domanda, ma molti scout sono convinti che sia molto probabile fare di lui un difensore accanito e un tiratore affidabile, e i 4 anni di differenza nei confronti di Mikal Bridges potrebbero significare che alla lunga il miglior giocatore potrebbe essere lui.

Inoltre Philadelphia ha in mano la scelta 2021 dei Miami Heat completamente non protetta. Il futuro degli Heat sembra essere mediocre, o quantomeno nebuloso, e gli attuali contratti di Dragic e Whiteside nel 2021 saranno già scaduti. A far incrementare ulteriormente il valore della scelta c’è il report di qualche giorno fa in cui la lega ha comunicato che a partire dal 2021 la NBA potrebbe abolire la regola degli one and done che di fatto impedisce di selezionare i giocatori liceali.

Tradotto questo vuol dire che a partire dal 2021 ogni anno potrebbe essere quello buono per vedere togliere quella regola, e quando accadrà si avrà un Draft senza precedenti, in cui due annate di recruit (i freshmen collegiali e i senior liceali) saranno eleggibili, raddoppiando quindi il talento a disposizione delle franchigie NBA in un Draft solo. Come ciliegina sulla torta i 76ers risparmiano, con la trade appena fatta, poco più di un milione di dollari di cap, e se come alcuni report sembrano suggerire Philadelphia sta provando a mettere a contratto uno tra LeBron e Kawhi Leonard - o addirittura tutti e due -, ogni dollaro risparmiato è di vitale importanza. Ovviamente non ci sono garanzie che uno dei due vestirà la maglia dei 76ers il prossimo anno, figurarsi entrambi, ma un conto è non riuscire a farlo e un altro è non averne la possibilità.

In ogni caso il giudizio vero e proprio sulla trade si potrà esprimere solo una volta scoperto il valore di quella scelta degli Heat. Alla fine Miami rimane sempre una destinazione preferenziale per i free agent data la tassazione in Florida estremamente favorevole e l’attrattiva della città. Erik Spoelstra, poi, resta sempre uno dei migliori allenatori del pianeta e gli Heat non avranno nessuna intenzione di tankare essendo consapevoli di non avere la loro prima scelta assoluta. Ma il 2021 è ancora abbastanza remoto dal risultare imperscrutabile: gli Heat potrebbero finire in fondo alla lega e i 76ers ritrovarsi una delle prime scelte in un Draft potenzialmente saturo di talento.

I Suns hanno infranto la prima regola del mercato NBA (non si scambiano MAI scelte non protette) e questa trade presenta una serie di loophole difficili perfino da seguire (le scelte che i Suns hanno scambiato sono entrambe quelle ottenute cedendo Dragic agli Heat, e quella che hanno ottenuto era quella dei Lakers che i Suns avevano precedentemente ottenuto cedendo Nash ai Lakers, e poi perso in uno scambio a tre per mettere le mani su Brandon Knight). Ma è difficile criticare una squadra che ha bisogno di crescere e decide di puntare due asset futuri in un giocatore più pronto, e l’età di Mikal Bridges non sarà comunque un problema, mettendolo perfettamente in linea col resto della Timeline di Phoenix che finalmente potrebbe provare a dare una sterzata al loro destino.

Alla fine dei conti i 76ers potrebbero aver semplicemente ceduto un buon giocatore in un buono scambio e i Suns, di contro, aver fatto un brutto scambio per prendere un ottimo giocatore.