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NBA, i verdetti delle summer league: ecco la top 10 dei migliori sotto l'ombrellone

NBA

Concluse quelle di Salt Lake e Sacramento, nei prossimi giorni (in diretta e in esclusiva su Sky Sport NBA, canale 206) si conclude anche la summer league di Las Vegas. Ecco i verdetti emessi dai primi tornei estivi

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L’anno scorso a Las Vegas il mondo ha fatto la conoscenza di Kyle Kuzma, capace nella finale del torneo di guidare i suoi Lakers alla vittoria contro Portland con 30 punti e 10 rimbalzi. Da lì la matricola gialloviola ha acquisito quella fiducia necessaria a fare benissimo in tutta la sua prima stagione NBA, che lo ha incoronato come una delle sorprese più gradite – superando in rendimento anche il suo compagno ai Lakers Lonzo Ball che della summer league di Vegas l’anno scorso era stato votato come MVP. In passato il torneo ospitato nel Nevada – una delle tre leghe estive andate in scena quest’anno, insieme al California Classic di Sacramento e alla summer league di Salt Lake City, nello Utah – aveva visto i primi passi di fuoriclasse come Steph Curry e Kevin Durant ma anche Dwight Howard, Kevin Love o John Wall. A questi nomi, oggi associati a campioni affermatissimi, cercano di ispirarsi le matricole scelte al Draft 2018 e anche alcuni secondo anno che cercano conferme dopo la loro annata di debutto. Ecco la top 10 dei talenti che si sono messi di più in mostra alla summer league di Las Vegas, una delle esclusive di Sky Sport NBA (canale 205) che trasmette live e poi in replica tutte le sfide estive.

Jaren Jackson Jr. (Memphis Grizzlies)

Fin dal suo debutto – la gara contro Atlanta alla summer league nello Utah – la quarta scelta assoluta dell’ultimo Draft non ha perso tempo per mettersi in mostra: 8 triple a segno (compreso il buzzer beater per chiudere il primo tempo) e 29 punti al suo esordio da professionista, in una summer league chiusa vicino ai 16 punti a sera con più di 5 rimbalzi. Il prodotto di Michigan State – votato freshman dell’anno nella Big Ten ma anche miglior difensore della conference – è stato utilizzato spesso da 4 accanto a un vero centro, prove di trasmissione per poterlo magari inserire in quintetto al fianco di Marc Gasol nel nuovo assetto dei Grizzlies. Anche se le sue cifre sono un po’ calate nelle gare disputate a Las Vegas, l’impatto di Jackson e la versatilità dimostrato in campo hanno sicuramente messo di buon umore dirigenti e coaching staff dei Grizzlies: corre bene il campo, tira anche da fuori (come hanno potuto vedere gli Hawks) ma si batte a rimbalzo, stoppa ed è a suo agio anche sotto canestro, sfruttando i suoi 110 chili associati a 210 centimetri.

John Collins (Atlanta Hawks)

Una stagione da rooke già ottima (10.5 punti e 7.3 rimbalzi di media con oltre il 57% dal campo) sembra il preludio a una carriera che potrebbe fare di Collins addirittura una star NBA: le indicazioni che sono arrivate dalle due gare disputate nello Utah e dalle due giocate a Las Vegas puntano in questa direzione, specialmente per quanto fatto vedere in Nevada: una gara da 30 punti (di cui 15 nel quarto quarto) contro New York e medie di 24 a sera (miglior marcatore della summer league) con anche 8.5 rimbalzi e il 48% dal campo. “Oggi la NBA va in una certa direzione e noi lunghi dobbiamo adattarci: ecco perché ho allargato il raggio di gioco più lontano dal ferro, ho lavorato sul tiro da tre e mi concentro molto anche sulle capacità di penetrare, passare e scaricare. In difesa ormai si cambia su ogni avversario, devo essere pronto”. Sembra già esserlo.

Kevin Knox (New York Knicks)

Si sa che ai tifosi newyorchesi (a lungo a digiuno di successi) basta poco per infiammarsi, soprattutto d’estate: la loro prima scelta da Kentucky, però (nono assoluto all’ultimo Draft), ha fatto di tutto per giustificare i loro entusiasmi. In 4 partite disputate a Las Vegas ha viaggiato oltre i 21 a sera aggiungendoci anche 6.5 rimbalzi e più di 2 assist. Per lui parecchi picchi (22 punti all’esordio contro gli Hawks) ma anche qualche basso (7 palle perse contro i Lakers, mandando però a segno 5 triple per 29 punti), com’è normale che sia per una matricola. Tiratore oltre il 34% da tre punti al college, deve adattarsi alla nuova distanza NBA ma ha dimostrato di potercela fare, anche se le rondini di una summer league non necessariamente fanno primavera. Se continuerà a impressionare come fatto a Vegas, il ruolo di ala piccola (à la Stacey Augmon ma con più tiro, dice qualcuno) nel quintetto dei Knicks a metà ottobre potrebbe anche essere suo.

Josh Hart (Los Angeles Lakers)

Aveva già fatto bene da rookie lo scorso anno, guadagnandosi la reputazione di giocatore affidabile e concreto: la summer league di Las Vegas ha fatto vedere che, se necessario, può anche prendere in mano un attacco e segnare con facilità (22.5 di media con il 47% al tiro, ma anche 5 rimbalzi e più di 2 assist e 1.5 recuperi). A Sacramento (solo due gare disputate) è andato meno bene, ma l’impressione non cambia: l’ex Villanova c’è, e se ne sono accorti non solo a Los Angeles: il suo nome è richiesto in ogni trade discussa con i gialloviola (e non è escluso che per non lasciar andare Ingram o Ball, Hart possa prima o poi vedere il suo futuro lontano da L.A.).

Wendell Carter Jr. (Chicago Bulls)

C’è chi ne loda il suo contributo offensivo (con un ottimo tiro in svitamento dal post), l’abilità di finire con entrambe le mani, il range al tiro (quasi 17 a sera in 4 partite a Las Vegas, con anche 7.8 rimbalzi a sera e il 63% dal campo) e chi – lui per primo – pone invece l’accento sull’impatto difensivo: “Non voglio forzare nessuna conclusione, l’attacco verrà: dove sento di poter contribuire fin dall’inizio è in difesa”. Una combinazione perfetta per la second unit dei Bulls, che in Bobby Portis ha sicuramente un attaccante più pronto. Atletismo ed etica del lavoro dell’ex Duke hanno già conquistato tutti.

Harry Giles (Sacramento Kings)

Un altro prodotto da Duke, che ha trascorso in infermeria tutta la sua prima stagione NBA e quindi è sostanzialmente un rookie in più al servizio dei Kings, che sia a Sacramento che a Las Vegas ne hanno potuto ammirare le doti di rimbalzista (6 di media in tre partite in California, 7 a sera in 4 nel Nevada) oltre alla capacità di metter punti a tabellone (in doppia cifra di media). Solo 20 anni ma già una grande personalità (“Mi dà l’idea di essere un vincente, un leader”, ha detto di lui il suo coach estivo) e anche un’arroganza in campo che gli è valsa un paragone eccellente (con Kevin Garnett) ma anche un’espulsione in summer league, evenienza solitamente rara. Dentro gli brucia un fuoco vero, alimentato anche da una stagione ai box: a Sacramento va bene così.

Jonathan Isaac (Orlando Magic)

La sua prima stagione non è andata come sperato, complice un brutto infortunio alla caviglia dal quale non è mai davvero riuscito a recuperare, ma ora Jonathan Isaac sembra pronto a farsi un nome in NBA. O almeno questo suggerisce il livello del suo gioco mostrato a Las Vegas: i 14.3 punti e i 7 rimbalzi di media nelle tre partite disputate finora non rendono giustizia ai lampi di talento fisico e atletico mostrate dal lunghissimo giovane dei Magic, che si è anche esibito in una stoppata stereofonica insieme a un altro giocatore dalle misure incredibili come Mo Bamba. Inserito in un sistema in grado di cambiare su tutti nella frontline insieme a lui e a Aaron Gordon promette di creare problemi a qualsiasi attaccante, e anche nella metà campo offensiva ha mostrato un fisico irrobustito e uno stile di tiro più solido. A Orlando possono ricominciare a respirare e a sperare in un futuro migliore.

De’Anthony Melton (Houston Rockets)

Se c’è un giocatore che è precipitato nella notte del Draft, quello è De’Anthony Melton: secondo alcuni addetti del settore il suo nome poteva finire tranquillamente al primo giro, tanto che alcuni lo mettevano attorno alla ventesima posizione nonostante i problemi di eleggibilità avuti a USC. Alla resa dei conti, però, Melton è scivolato tantissimo, addirittura fino alla 46, dove gli attenti Houston Rockets non se lo sono fatti sfuggire. In base a quanto visto finora in Summer League, non hanno sbagliato neanche stavolta: Melton ha tutti i crismi per prendersi un posto in rotazione grazie alle sue misure e alle sue doti di tiro, ben visibili nei suoi 16.5 punti, 6.5 rimbalzi, 3.3 assist e 2.8 recuperi di media in quattro partite. 

Deandre Ayton (Phoenix Suns)

La primissima scelta assoluta dell’ultimo Draft ha avuto ovviamente i riflettori addosso fin dal suo primo minuto in maglia Suns. Quattro gare a Las Vegas per lui, quasi 27 minuti di media in campo e una solida doppia doppia, 14.5 punti e 10.5 rimbalzi di media, con il 60% al tiro. A detta di tutti ha vinto il primo duello diretto contro Mo Bamba, nella sfida tra Suns e Magic, mentre contro Sacramento ha mandato a referto una gara da 21&12 con 8/11 dal campo, pur affrontando in via continuativa raddoppi di marcatura e grandi attenzioni. “Si deve rendere conto che nessuno lo può fermare”, dice il suo compagno Josh Jackson. Da metà ottobre la competizione però salirà di livello.

Shai Gilgeous-Alexander (L.A. Clippers)

Ultima citazione per il nuovo rookie dei Clippers, che nelle sue prime quattro partite ha ben impressionato sia in termini di produzione (19 punti, 5 rimbalzi, 4 assist, 2.3 recuperi e 1 stoppata di media) che di impatto in campo. Il suo duello con Melton nella sfida contro i Rockets è stato uno dei più divertenti della competizione finora, anche se i Clippers ne sono poi usciti perdenti (per il disappunto del canadese, che non riusciva a scherzarci su nell’intervista con i suoi connazionali dei The Starters su NBA TV). Il talento in ogni caso c’è tutto, bisognerà solo vedere se coach Doc Rivers avrà abbastanza minuti da concedergli in campo: considerando che il reparto guardie dei losangeleni è popolato da Patrick Beverley, Avery Bradley, Lou Williams, Milos Teodosic (in odore di taglio), Jawun Evans, Sindarius Thornwell e l’altro rookie Jerome Robinson, la concorrenza è decisamente agguerrita. Il suo profilo fisico e tecnico, però, è unico all’interno del roster – come si è già cominciato ad ammirare a Vegas.

Tutto in diretta (e poi in replica) su Sky Sport NBA

Le summer league estive sono state uno dei primi appuntamenti visibili in esclusiva per l’Italia su Sky Sport, il nuovo canale (sul 205) lanciato lo scorso 2 luglio dedicato 24 ore su 24 al basket a stelle e strisce. Completate i tornei di Salt Lake City e quello disputato a Sacramento (ribattezzato California Classic), il weekend vedrà anche le fasi conclusive della summer league di Las Vegas, che dopo aver disputato un primo tabellone a gironi (ogni squadra ha disputato tre partite) prevede un bracket a eliminazione diretta con quarti di finale, semifinali e finale, che andrà in scena il 17 luglio. Ecco gli appuntamenti da non perdere su Sky Sport NBA, sul canale 205.

Venerdì 13/sabato 14 luglio

New Orleans Pelicans-New York Knicks (h.22.00)
Phoenix Suns-San Antonio Spurs (h. 24.00)
Oklahoma City Thunder-Orlando Magic (h. 2.30)
L.A. Clippers-Atlanta Hawks (h. 4.30)
+ repliche a seguire

Sabato 14 luglio

Chicago Bulls-Detroit Pistons (h. 22.00)
Charlotte Hornets-Toronto Raptors (h. 24.00)
+ repliche a seguire nella giornata di domenica

Nella notte tra lunedì 16 e martedì 17 luglio

Semifinale n°1 (h. 23.30)
Semifinale n°2 (h. 1.30)
+ repliche a seguire

Nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 luglio

Finale (h. 1.00)