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Mercato NBA, Leonard a Toronto e DeRozan agli Spurs: le ragioni dello scambio

NBA

Stefano Salerno

Niente Lakers nel futuro (almeno prossimo) del n°2 di San Antonio, spedito controvoglia in Canada in cambio di un altrettanto insoddisfatto DeMar DeRozan. I Raptors sperano così di essere competitivi per il titolo, mentre in Texas è ufficialmente partita la rifondazione

LEONARD, NIENTE LAKERS: IL FUTURO È AI RAPTORS

DEROZAN CANCELLA LE FOTO SU INSTAGRAM: A TORONTO ARRIVA KAWHI LEONARD?

Kawhi Leonard non giocherà più con i San Antonio Spurs. E questa nelle ultime settimane era l’unica certezza di uno scenario che ha trovato la sua conclusione nel modo più inatteso e impronosticabile. Uno dei cinque migliori giocatori della stagione 2016-17, già MVP delle Finals, passa ai Raptors assieme a Danny Green (altro pilastro di una San Antonio che sta modificando il suo assetto dalle fondamenta), in cambio di DeMar DeRozan, Jakob Poeltl e una prima scelta (protetta 1-20) del Draft 2019. L’All-Star in maglia n°10 che in Canada ha costruito tutta la sua carriera aveva ricevuto rassicurazioni soltanto pochi giorni fa da parte dei suoi ormai ex dirigenti, convinto che la sua posizione in squadra non venisse messa in discussione durante questa sessione di mercato. L’occasione però fa l’uomo ladro e il GM Masaj Ujiri – uno di quelli che non si è mai fatto troppi problemi nel rivoluzionare i roster delle sue squadre – non ha esitato un attimo nel provare a mettere le mani su Leonard, nonostante le tante controindicazioni che comporta una trattativa del genere. DeRozan quindi non ha per nulla gradito il trattamento che Toronto gli ha riservato: dopo aver cancellato nei giorni scorsi dal suo profilo ogni riferimento ai Raptors, ha raccontato in un paio di stories su Instagram il suo stato d’animo: “Mi è stata detta una cosa e poi vedo che il risultato è un altro. Non riesco più a credergli. In questo gioco non c’è più nessuna lealtà. Ti vendono in un attimo per poco più di nulla”, il laconico commento, seguito poi dalla richiesta di silenzio in attesa di ulteriori novità che non sono tardate ad arrivare. Lui e il suo triennale da oltre 80 milioni di dollari passano dunque agli Spurs, che danno un’ulteriore picconata al loro gruppo storico e puntano decisi verso la rifondazione. Un taglio netto con il passato dopo l’addio di Tony Parker e Kyle Anderson, per la prima volta in discontinuità con quanto fatto nelle ultime due decadi.

Gli Spurs non hanno ceduto: niente Lakers (ed è arrivato un All-Star)

A San Antonio dunque sono cambiate molte cose, ma non di certo la voglia di imporre la propria volontà e di non piegarsi a quella dei giocatori. Il caso Leonard è stata una situazione inedita per gli Spurs, di fatto con le spalle al muro dopo che il n°2 aveva messo in chiaro da tempo le sue intenzioni. La pessima gestione del suo infortunio ha logorato un’intesa che fino a 12 mesi fa era idilliaca e la lontananza forzata dallo spogliatoio nero-argento ha incrinato i rapporti anche con i suoi compagni - tranne che con Green, guarda caso partito assieme a lui destinazione Toronto. Leonard voleva Los Angeles e i Lakers, ma a San Antonio non avevano alcuna intenzione di rendere ancora più competitiva una diretta concorrente della Western Conference. Anche per questa ragione la trattativa con i Raptors è stata accolta con favore dai texani, che a quel punto hanno scelto di investire su un talento come DeRozan; blindato per due anni da un contratto da 27.7 milioni di dollari a stagione e con una player option per il terzo. Un All-Star già fatto e finito, che richiederà meno lavoro da parte dello staff rispetto ai tanti giovani messi sul piatto dai Lakers, ma che forse in prospettiva rende più complicata la possibilità di programmare sul medio-lungo periodo. Oltre a DeRozan arrivano anche una scelta al primo giro al Draft (che potrebbero diventare due al secondo giro qualora cadesse tra la numero 1 e la 20, vista la protezione) e Jakob Poeltl, un giocatore versatile da inserire un gruppo che dovrà trovare una nuova quadra complicata dovendo mettere assieme i vari DeRozan, Aldridge, Murray e Gay. Un attacco pieno zeppo di tiri dalla media (almeno stando alle tendenze), a cui dover affiancare il più possibile le triple di Marco Belinelli, che beneficerà certamente a livello di minuti e responsabilità della partenza di Green; il giocatore che gli Spurs preferirono a lui nel 2015. Un grande attestato di stima dunque, da parte di una squadra che dovrà fare un lungo lavoro di ricostruzione.

Toronto va all-in per provare a vincere da subito

In Canada nel frattempo le questioni in ballo sono altre. A far discutere prima di tutto è la volontà del giocatore: secondo quanto raccontato in queste ultime convulse ore da Chris Haynes, Leonard non avrebbe piacere a giocare con i Raptors (la vendetta è un piatto che va servito freddo, direbbero gli Spurs). La chiave dell’accordo però sta proprio in quello. Leonard infatti è un giocatore che porta in dote con sé diversi punti interrogativi, sia relativi alla sua condizione fisica che legati alla sua voglia di giocare a Toronto e restare in Canada anche tra 12 mesi, quando rinunciando alla player option sarà eventualmente libero di scegliere in autonomia il proprio destino. Una scommessa, certo, ma al tempo stesso l’unico modo per una squadra come i Raptors di mettere le mani su quello che fino a 12 mesi fa era legittimamente uno dei principali candidati al premio di MVP, ancora 27enne e con larga parte della sua carriera ancora da mettere a frutto. A questo poi si aggiunge un altro asset non secondario come Danny Green; una guardia che spesso e volentieri ha fatto comodo agli Spurs, nel pieno della maturità e giocatore da poter spremere nelle prossime stagioni. Un’occasione anche per liberarsi dell’ingombrante DeRozan e del suo contratto - hanno pensato i maligni - che in quanto a leadership e funzionalità sul parquet non ha mai convinto del tutto i Raptors di poter essere trascinante quando più conta. Il messaggio lanciato dai canadesi è chiaro: una volta partito LeBron James direzione Lakers, a Toronto provano ad andare all-in per conquistare quella finale NBA che l’ex n°23 dei Cavaliers gli ha sempre impedito di raggiungere negli ultimi anni. La speranza dei Raptors è quella di convincere Leonard con i risultati e di fare leva sull’unico vantaggio lasciato in dote dall’accordo con gli Spurs, quello a livello contrattuale. Qualora Leonard decidesse di lasciare il Canada a fine stagione, dovrebbe rinunciare potenzialmente a quasi 50 milioni (quadriennale da 140 contro i 189 di Toronto), che aggiunti a quelli persi dopo l’addio agli Spurs porterebbero il totale a 80 milioni. Tantissimi soldi lasciati sul piatto da un giocatore reduce da un anno di infortunio e che giustamente potrebbe guardare con ansia al suo futuro e alla sua tenuta fisica. L'ennesimo punto di domanda di una trade che decreterà il vincitore soltanto a fine stagione.