L'allenatore di Cleveland accetta la nuova sfida di gestire un gruppo eterogeneo di giovani e veterani senza la presenza totemica di LeBron James. "Non si può rimpiazzare uno come lui - dice - è impossibile", ma rimane fiducioso sui destini dei suoi nuovi Cavs
ENES KANTER NE HA PER TUTTI, DA LEBRON A KD, DA SILVER A ERDOGAN
Il “Re” se n’è andato, per la seconda volta nella sua carriera. Il primo addio a Cleveland, nel 2010, ha fatto precipitare la squadra da 61 vittorie (quelle registrate nella stagione 2009-10) a 19 (quelle dell’annata successiva). A sentire coach Tyronn Lue, confermato al timone dei nuovi Cavs, un crollo del genere non è nell’oroscopo per il prossimo campionato, che vedrà Cleveland ripartire da una superstar come Kevin Love, alcuni veterani e tanti giovani. “Una sfida nuova, per me e per il mio coaching staff – ha commentato l’allenatore dei Cavs – perché non abbiamo mai dovuto mixare giovani e veterani quando LeBron era qui. Credo ci sia la possibilità di fare bene, perché abbiamo in squadra dei buoni veterani, ma la cosa più importante credo sia continuare a costruire quella cultura attorno alla franchigia che ci ha permesso di raggiungere le ultime quattro finali NBA”. A raggiungere questo obiettivo, potrebbe essere pronto a obiettare qualcuno, ci ha pensato LeBron James, più che la “cultura di squadra”. Non che Lue non lo sappia: “Non voglio neppur sentire parlare di rimpiazzare LeBron James. LeBron non si rimpiazza, è impossibile, da anni il miglior giocatore della lega e uno che fa migliorare qualsiasi giocatore giochi al suo fianco. Ovvio che ci piacerebbe averlo ancora qui con noi, ma visto che non è così siamo pronti ad accettare una nuova sfida”. Che Tyronn Lue chiama col suo nome, senza troppa paura: “Credo che a Cleveland ci sia abbastanza talento per raggiungere i playoff”, dice, alludendo a una Eastern Conference dove Boston viene vista favorita davanti a Philadelphia e Toronto, con Indiana e Milwaukee subito dietro ma con ancora tre posti utili per i playoff destinati a squadra come Washington, Miami e magari proprio Cleveland (o Detroit). Il roster d’altronde conta reduci abituati alle battaglie di playoff e finale NBA, veterani come J.R. Smith e Tristan Thompson (o anche George Hill) più un nucleo interessanti di giovani, a partire dal rookie Collin Sexton – considerato una delle pietre angolari del futuro Cavs – e un gruppo di giocatori dalla carta d’identità molto giovane arrivato via trade o durante la scorsa stagione (Larry Nance Jr., Jordan Clarkson, Rodney Hood se dovesse venire confermato) o durante l’ultima estate (David Nwaba e Sam Dekker). Basterà per i playoff? A fine estate un sogno non si nega a nessuno, neppure ai Cleveland Cavs.