Stanco delle voci e delle polemiche sui social (l'ultima con J.R. Smith, colpevole di "non rispettare la sua decisione") il neo-acquisto dei Golden State Warriors firma una lettera aperta per raccontare il suo passaggio ai campioni in carica: "Di colpo non si è più fatto vivo nessuno"
“Ero con i Pelicans. Poi non ero più con nessuno. Per cui ho chiamato gli Warriors. È la decisione migliore che abbia mai preso”. Si riassume così, in quattro brevi frasi, la lettere pubblicata da DeMarcus Cousins sul sito The Players Tribune, una lettera in cui il centro ex Pelicans dice finalmente la sua su un’estate che lo ha portato alla clamorosa firma per i Golden State Warriors, dopo i dubbi manifestati da New Orleans (e dalle altre 28 squadre NBA) sulle sue possibilità di recupero fisico dopo l’infortunio ai legamenti del ginocchio. Sulla scelta – contestata da tanti com’era stata contestata quella di Kevin Durant due estati fa – Cousins dice la sua solo dopo aver messo in chiaro alcune cose sul suo soggiorno di un solo anno in Lousiana. “Io pensavo di restare ai Pelicans – dice – tanto è vero che stavo cercando casa, e la cercavo con un giardino ampio per poter ospitare i miei tre cani, Gotti, Biggie e Queenie. Sentivo che in campo stavamo creando qualcosa di speciale, con AD (Anthony Davis) e con Jrue (Holiday) ed è per questo che mi sono speso il più possibile per reclutare anche altri giocatori” (e Cousins afferma di aver giocato un ruolo nell’arrivo a New Orleans di Rajon Rondo, Jameer Nelson, Tony Allen, Ian Clark e Nikola Mirotic). La convinzione di essere sulla strada giusta esce rafforzata dai playoff: “Battiamo Portland 4-0 e poi siamo l’unica squadra – Rockets a parte – capace di sconfiggere in una partita di postseason gli Warriors”. Non basta, e con l’eliminazione arriva l’inizio dell’estate e della free agency. “Di colpo non sento più nessuno, i Pelicans scompaiono, non si fanno vivi”. Per due giorni Cousins non chiude occhio, e poi prende la decisione (che oggi chiama giusta): “Telefono al gm di Golden State Bob Myers: gli dico che sono interessato a giocare per loro, e che mi sta bene farlo al minimo contrattuale, perché i Pelicans e il resto della lega si stanno comportando come se, dopo l’infortunio, non avessi più una carriera davanti a me”. Myers quasi non ci crede: “Mi chiede quattro volte se non sto scherzando. Poi capisce che non è così, e vuole che io parli con gli altri, coach Kerr e tutti i giocatori”. È quello che Cousins fa nei giorni successivi: “Parlare con Steve Kerr è stato divertentissimo: ‘Mi vuoi proprio costringere ad allenare quest’anno, eh?’…”. Seguono telefonate con i quattro All-Star, “l’ultimo che ho sentito è stato Klay Thompson, mi sa che è stato in Cina per tutta l’estate”. Il resto è storia di questi giorni, con gli Warriors pronti a rimettersi al lavoro, con le prime amichevoli stagionali, e Cousins alle prese con il suo recupero, che se fisicamente deve ancora essere completato, dal punto di vista del morale è già invece completo: “Il basket mi è mancato tantissimo – scrive – perché giocare è sempre stata l’unica cosa che conta per me. Guarirò e tornerò al 100%. Qui sulla Baia ho trovato un nuovo posto dove mi hanno accolto a braccia aperte: fra un anno mi guarderò indietro e vedrò come la decisione presa in estate è stata la migliore che potessi mai prendere”.
"Polemica" social con J.R. Smith
La decisione che Cousins difende è stata e continua a essere però attaccata e contestata da più parti, anche da parte di alcuni suoi colleghi. Su Twitter, proprio in queste ore, J.R. Smith ha risposto a un tifoso che gli domandava se rispettava o meno la decisione del lungo ex Pelicans con un secco "no" e già nelle scorse settimane C.J. McCollum era tornato a ribadire la sua avversione alle scelte di Durant e di Cousins di unirsi ai campioni in carica. Pareri che al centro ex Kentucky devono essere piaciuti il giusto: sempre su Twitter è arrivata infatti la sua reazione, quasi a puntualizzare quanto scritto per The Players Tribune: "La verità, raccontata dalla fonte diretta, è davanti agli occhi di tutti: ora sta a voi accettarla. Avete ogni dettaglio della mia estate da free agent (con l'eccezione di quello che mi sono detto al telefono con Demps - il gm dei Pelicans - e il nome delle squadre che ho provato a sondare). Non parlerò più dell'argomento, da qui in avanti. Quello che è fatto è fatto e ora è arrivato il momento di andare avanti nel mio viaggio". Un viaggio che al termine del prossimo campionato potrebbe consacrarlo campione NBA: se al dito avrà un anello – e una lista a quel punto di nuovo interminabile di squadre pronte a metterlo sotto contratto – la sua estate 2018 sarà solo un lontano ricordo.