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NBA 2018-2019, i risultati della notte di preseason: Phoenix batte Golden State, Wizards e Pacers ok

NBA

Gli Warriors lasciano a riposo buona parte del quintetto nella gara persa contro i Suns, espulso Steve Kerr per proteste a inizio ripresa. Vittorie senza grossi problemi per Washington e Indiana, successi al fotofinish per Brooklyn e Miami. Sacramento passeggia contro gli israeliani del Maccabi Haifa

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE DI PRESEASON

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Golden State Warriors-Phoenix Suns 109-117

Sei falli in attacco fischiati contro gli Warriors in poco più di un tempo. Questa la ragione che ha fatto imbestialire Steve Kerr, espulso a inizio terzo quarto e uscito dal campo urlando in maniera polemica contro gli arbitri. L’infrazione sanzionata a Curry nove secondi dopo essere uscito dagli spogliatoi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in una partita vinta da Phoenix alla Oracle Arena. Sì, un episodio che difficilmente si replicherà in stagione regolare; il testa-coda della passata regular season che ha messo in mostra ancora una volta le doti di Deandre Ayton, autore di 18 punti e sette rimbalzi in 27 minuti. Il migliore realizzatore del match assieme a Ryan Anderson, mentre Trevor Ariza si ferma a 17 con quattro triple. In casa Warriors invece Curry ne mette 23 in 24 minuti (confermando di essere in splendida forma e di aver lucidato il mirino in estate), unico titolare assieme a Durant a scendere sul parquet. Green, Livingston, Iguodala e Thompson restano a guardare, pronti eventualmente a giocare tra 48 ore contro LeBron James. La doppia sfida contro i Lakers e poi finalmente ci siamo: ricomincia la stagione e i risultati delle gare saranno ben diversi.

New York Knicks-Washington Wizards 98-110

La difesa può sempre fare la differenza, anche in una banale amichevole di preseason. Questo è il messaggio lanciato dai positivi Wizards, protagonisti e vincenti in una sfida mai realmente in discussione contro i New York Knicks. Il terzetto Wall-Beal-Porter resta in campo più a lungo del solito (28 minuti totali di utilizzo a testa), leader di un quintetto tutto in doppia cifra in cui manca ancora Dwight Howard sotto canestro. Sette giocatori in doppia cifra, con Jeff Green e Ian Mahinmi perfetti complementi di una gruppo duro e molto concentrato soprattutto in difesa. Certo, dall’altra parte i sempre più rimaneggiati Knicks appaiono ancora una volta come una squadra senza né arte, né parte, incapaci di dare una scossa decisa a un roster che appare poco competitivo (anche in amichevole). Alla sirena finale sono 18 per Tim Hardaway Jr. e poco altro, con buona parte dei titolari a riposo e una rotazione allargata alla ricerca di qualche risorsa in più da sfruttare in regular season.

Cleveland Cavaliers-Indiana Pacers 102-111

Lo scorso aprile c’erano volute ben sette partite per battere i Pacers, ma a pochi mesi di distanza le cose sono profondamente cambiate. Lo hanno capito già dalle amichevoli i Cavaliers, giocate con una rotazione allargata a caccia di un dodicesimo uomo utile che riesca a conquistarsi un posto a roster, meritando poi fiducia durante tutta la stagione. A fine gara il miglior realizzatore in uscita dalla panchina (Korver a parte, 17 per lui e un ottimo stato di forma) è John Holland con 13 punti (è suo il “two way” contract più costoso della scorsa stagione, ben 500mila euro). Troppo poco per battere Indiana, in pieno controllo della sfida sin dalla palla a due. Victor Oladipo sta iniziando a fare sul serio in vista della stagione, autore di 23 punti e sei rimbalzi a cui si aggiungono i 17 di t.J. Leaf. Quanto basta per vincere alla Quicken Loans Arena, mesi dopo che LeBron James bruciò la sirena e saltò in piedi sul tavolo degli arbitri. Adesso però è davvero tutto diverso.

Detroit Pistons-Brooklyn Nets 108-110 OT

D’Angelo Russell protagonista nel successo all’overtime dei Nets alla Little Caesar Arena di Detroit: 25 punti con tanto di tripla a undici secondi dal termine dei regolamentari che aveva regalato il +1 sul tabellona a Brooklyn. Un vantaggio rosicchiato nel finale da Detroit, battuta soltanto al termine di un tempo supplementare in cui le squadre hanno fatto enorme fatica a segnare. Alla sirena finale sono 17 punti per LeVert e 13 di Harris in uscita dalla panchina, mentre in casa Pistons il miglior realizzatore e Galloway che chiude con 24 punti senza partire in quintetto. Positivo anche Blake Griffin, autore di 17 punti e nove rimbalzi, al fianco di un Andre Drummond già da doppia doppia: 14 punti, dieci rimbalzi, tre assist, quattro rubate e un coinvolgimento molto incoraggiante. Dwane Casey non guarderà certo al punteggio finale, ma all’atteggiamento di un gruppo che vuole tornare protagonista ai playoff.

Miami Heat-Orlando Magic 90-89

Blackout totale a cavallo dell’intervallo, un chiaro messaggio per una squadra alla disperata ricerca di un’identità tecnica e continuità nei risultati. Gli Orlando Magic rischiano di vincere una partita persa di un solo punto e in cui l’ultimo canestro è arrivato quasi a due minuti dal termine. A fare la vera differenza però il 13-0 di parziale sul finire di secondo quarto che mette in mostra tutte le difficoltà offensive di Nikola Vucevic e compagni. Il lungo dei Magic chiude con 22 punti e 14 rimbalzi, ma alle sue spalle resta davvero poco altro: Jerian Grant ne mette 17 in uscita dalla panchina, mentre Bamba gioca 23 minuti d’impatto, ma senza grossi acuti. In casa Heat invece 19 i punti di McGruder, che si aggiungono ai 16 del solito Dragic e i 12 di Kelly Olynyk. In attesa dell’eventuale arrivo di Jimmy Butler (più no che si al momento) tocca fare di necessità virtù.

Charlotte Hornets-Chicago Bulls 110-104

Gli Hornets chiudono il primo tempo a quota 60 punti e in vantaggio di 14, ipotecando la sfida contro i Bulls e raccogliendo così la terza vittoria interna su tre della loro preseason (3-1 il record complessivo). A guidarli il loro unico All-Star, Kemba Walker, ispirato come suo solito: per il playmaker del Bronx ci sono 20 punti e 7 rimbalzi ma segnali positivi per l’esordiente coach James Borrego arrivano anche dalla “gioventù” dei suoi Hornets: 16 punti li segna Jeremy Lamb in quintetto, 13 li aggiunge Malik Monk e 11 con 4/5 al tiro Willy Hernangomez dalla panchina, mentre Nicolas Batum dà sfoggio di tutta la sua versatilità chiudendo con 7 punti, altrettanti assist e 12 rimbalzi. Dall’altra parte il migliore è uno Zach LaVine che, a posto fisicamente, sembra pronto all’annata della consacrazione: per lui ci sono 26 punti con 9/15 al tiro e anche 4/6 dalla lunga distanza, un’arma che unità al suo fantastico atletismo lo rende quasi immarcabile. Gli altri due migliori marcatori di Chicago arrivano dalla panchina, e sono Bobby Portis (17) e Antonio Blakeney (15): per i Bulls è la seconda sconfitta su tre gare di prestagione.

Sacramento Kings-Maccabi Haifa 132-100

Tutto facile per i Kings nella sfida d’esibizione contro gli israeliani del Maccabi Haifa, rimasti in partita nel primo quarto d’ora prima di mollare gli ormeggi e provare soltanto a contenere in qualche modo i danni. Alla sirena finale sono ben sette i giocatori in doppia cifra, guidati dai 22 punti di Buddy Hield e dai 18 di Justin Jackson. Ai loro si sommano i 13 a testa per Cauley-Stein e Mason III, oltre i 16 di un positivo Giles in uscita dalla panchina.