Il tiratore dei Golden State Warriors manda a libri una prestazione storica: stabilisce il massimo NBA stagionale a quota 52 e strappa a Steph Curry il record per numero di triple a segno in una singola partita. Golden State segna 149 punti e domina Chicago a domicilio
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Chicago Bulls-Golden State Warriors 124-149
E dire che si era presentato al via della gara contro Chicago con un misero 5/36 da tre punti in stagione. Klay Thompson però è così, può prendere fuoco in un attimo e lo ha già dimostrato anche in passato. Se ne sono accorti questa volta i malcapitati Chicago Bulls, che alla fine del primo quarto vedono la guardia degli Warriors aver mandato a segno già più triple (6) di quelle finora segnate in tutta la stagione. Thompson confeziona infatti un primo quarto da 22 punti (suo massimo stagionale, considerate però le partite fin qui disputate in tutta la loro durata!) e va all’intervallo con 10 triple segnate a tabellino, un nuovo record NBA per un primo tempo (eguagliando quello stabilito, però nella seconda metà di gara, da Chandler Parsons nel 2014). Ma non è finita qui: quando esce dagli spogliatoi il n°11 di Golden State è ancora caldissimo e allora va all’attacco del record di punti stagionali per la NBA e di quello all-time per numero di canestri da tre punti realizzati in una singola gara. Entrambi i primati sono detenuti da un suo compagno di squadra – Steph Curry, ovviamente (51 punti contro Washington solo una settimana fa, 13 triple contro New Orleans nel novembre 2016) – ed entrambi i primati sono destinati a cadere. Thompson infatti chiude con 14/24 dall’arco (18/29 la sua prestazione al tiro totale) e con 52 punti: il tutto, però, in soli tre quarti di gioco. Una prestazione sensazionale che gli è valsa la standing ovation del pubblico dello United Center di Chicago, privilegiato nel poter assistere a una serata da record: si tratta della quarta volta nella carriera del tiratore di Golden State in cui segna almeno 30 punti in un tempo, l’undicesima in cui tocca quota 40 e la terza in cui raggiunge quota 50. Il tutto, come suo solito, con una gara di mostruosa efficienza: i 52 punti finali sono infatti il frutto di soli 52 tocchi ma i dati ancora più eccezionali sono quelli che riguardano la sua esecuzione in ricezione-e-tiro: Thompson ha palleggiato infati solo 56 volte, tenendo il pallone tra le proprie mani un totale di 96 secondi in tutta la gara.
Tutto facile per Golden State, 7-1 il record
In una gara dominata dai campioni in carica, sopra 92-50 già all’intervallo (secondo risultato più alto di sempre dopo i 107 punti messi a tabellone da Phoenix nel primo tempo di una vittoria contro Denver nel 1990, 173-143), diventa difficile aggiungere qualcosa riguardo a una partita che partita non lo è stata mai. La settima vittoria nelle otto gare fin qui disputate vede anche 23 punti di Steph Curry e 14 con 8 assist di Kevin Durant, oltre all’ottima prestazione in doppia doppia dalla panchina di Alfonzo McKinnie (davanti al pubblico della sua città). Per i malcapitati Bulls – che devono fare a meno di Lauri Markkanen, Kris Dunn, Bobby Portis e Denzel Valentine – i soli a salvarsi sono Zach LaVine e Antonio Blakeney, entrambi autori di 21 punti, insieme al rookie Wendell Carter Jr. ancora in quintetto e capace di aggiungerne 18 con 7 rimbalzi e Jabari Parker (15 con 9 rimbalzi e 6 assist). Nel post partita, però, tutte le attenzioni ovviamente sono su Klay Thompson nella sua serata da record, entrambi strappati dalle mani di Steph Curry, che però la prende con filosofia: “I record sono stabiliti per essere poi infranti – dice il n°30 degli Warriors – e non potrei essere più felice che a farlo è stato un mio compagno di squadra. In più ho avuto anche il privilegio di poter testimoniarlo dal vivo!”.