Il n°77 dei Mavericks ha ricevuto a fine partita in dono la maglia del suo idolo con tanto di dedica: "Era un momento speciale, che aspettavo con ansia da tanto tempo"
DERRICK ROSE, UN TUFFO NEL PASSATO: 50 PUNTI E VITTORIA
LE REAZIONI DELLA LEGA ALLA SUPER PARTITA DI ROSE
LEBRON NON SBAGLIA AI LIBERI: VINCONO I LAKERS, SHOW DEGLI WARRIORS
Nonostante l’aria da adulto e la maturità cestistica più volte messa in mostra sul parquet, Luka Doncic resta sempre un ragazzo appassionato di basket. Uno di quelli con lo sguardo sognante davanti ai suoi idoli, da tre settimane a tu per tu sul parquet con i più grandi campioni della pallacanestro contemporanea. Una sensazione alla quale difficilmente ci si può abituare, che non può rendere insensibile un ragazzo di 19 anni di fronte all’ingresso in campo e alla prima stretta di mano con LeBron James. Un momento a lungo atteso dal n°77 di Dallas, protagonista della rimonta dei Mavericks battuti nel rush finale proprio dalle giocate e dal tiro libero decisivo realizzato da LeBron; corso subito negli spogliatoi dopo la sirena. Fuori dalla porta, a distanza di sicurezza, si è appostato proprio Doncic, in mezzo ai cronisti che prendevano d’assalto i Lakers, lasciandolo indisturbato in corridoio. Un’attesa che non è risultata vana, visto che dalla calca è poi emerso un addetto alla sicurezza dei giallo-viola con in mano la maglia di James autografata. Un regalo promesso a inizio match e che Doncic ha accolto come avrebbe fatto qualsiasi bambino: “Da sempre ho sognato di avere una sua maglia”, ripete davanti le telecamere guardando quella ben stretta nelle sue mani. “È qualcosa di molto speciale per me. Era una partita che stavo aspettando da un bel po’ di tempo”. Gioia condivisa anche sui social via Instagram, dalla quale si legge anche la dedica “Prosegui lungo la tua strada verso il successo”. James aveva parlato dello sloveno prima della palla a due: “I ragazzi europei crescono più in fretta degli statunitensi, lui è sempre stato protagonista in contesti competiti da quando aveva, quanti anni?”. “Dai 15 in poi”, gli suggeriscono. “Beh, dai 15 anni: è chiaro che questo palcoscenico non lo intimidisca, così si diventa pronti nel minor tempo possibile. L’ho visto lo scorso anno a Cleveland con Cedi Osman, anche lui dopo aver giocato a lungo in Europa era pronto. Sulla carta era un rookie, ma in realtà era molto più preparato di giocatori con anni di esperienza”.